Cronaca

Referendum fine vita bocciato,
delusione nel comitato Casalasco

"La corte costituzionale ha negato la possibilità agli italiani di esprimere il loro parere attraverso il referendum, ma credo che il lavoro che noi volontari abbiamo fatto la scorsa estate e la mobilitazione di tutti quelli che sono venuti a firmare non sarà stato vano. Il seme è stato gettato, la pianta crescerà comunque, magari in maniera più tortuosa, ma troverà una sua strada per sbocciare"

La Corte Costituzionale ha bocciato il referendum sul fine vita. Oltre un milione di firme al macero. Tra i 13 mila volontari impegnati con banchetti in tutta Italia c’è anche il drappello casalasco. Che non nasconde la propria delusione cocente.

Abbiamo raccolto firme sotto il sole e sotto la pioggia – scrive Stefano Superchipiù di un milione, più del doppio del minimo richiesto. Senza l’appoggio (a livello nazionale) dei partiti (con l’eccezione della galassia radicale che però ormai in italia raccoglie meno voti degli ascolti di una puntata di Pomeriggio Cinque). Quei partiti che stanno lasciando marcire la discussione della proposta di legge sull’eutanasia da anni in parlamento e adesso fanno dichiarazioni contrite sul tema e facce di circostanza. Non tutti. La cerchia cattolica dura e pura ed alcuni parlamentari di una certa area ridacchiano e si danno di gomito, fieri di essere riusciti ancora una volta ad intromettersi nella vita privata di chi non si vuole assoggettare al dogma della fede.

Le pressioni vaticane dei giorni scorsi (anche nelle interviste in ginocchio di certi giornalisti) non lasciavano presagire nulla di buono, “sacralità della vita”, “indisponibilità della vita dono divino”: come se chi soffre atroci dolori fisici e psicologici in un letto senza poter muovere altro che gli occhi, alimentato da sonde, fatto respirare con una macchina, costretto ad umilianti pratiche quotidiane per poter svolgere tutte le funzioni, anche le più intime, con il sacrificio di familiari, care-giver ed operatori sanitari, fosse una vita da vivere con gioia e pienezza.

La corte costituzionale ha negato la possibilità agli italiani di esprimere il loro parere attraverso il referendum, ma credo che il lavoro che noi volontari abbiamo fatto la scorsa estate e la mobilitazione di tutti quelli che sono venuti a firmare non sarà stato vano. Il seme è stato gettato, la pianta crescerà comunque, magari in maniera più tortuosa, ma troverà una sua strada per sbocciare. D’altronde basterebbe che tutti i parlamentari che stasera fanno la faccia di circostanza si mettessero al lavoro per far vedere la luce ad una legge dignitosa che stiamo aspettando da troppi anni.

Basterebbe un pizzico di coraggio. Ma il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare. Lo diceva già Manzoni duecento anni fa e non è cambiato molto. Ma non ci fermiamo qui, garantito“.

Anche Irene Ghezzi ha voluto dire la sua: “Parlo ad esclusivo titolo personale ma credo che sia il sentimento che pervade tutti i ragazzi che hanno partecipato alla raccolta firme: una grande delusione. Tuttavia non ci fermiamo, mi aspetto una convocazione dalla Coscioni nei prossimi giorni per vedere come muoverci. Sono assolutamente pronta alla disobbedienza civile, come anticipato da Cappato. Dall’altro lato voglio portare avanti la questione promuovendo soprattutto la consapevolezza dei diritti già acquisiti dai cittadini come le dichiarazioni anticipate di trattamento. Credo che, in ogni campo, la consapevolezza sia alla base della democrazia. L’Italia oggi ha fatto l’ennesimo passo indietro“.

N.C.

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