Cipì e i suoi amici: oggi il centenario
del Maestro Lodi, via alle celebrazioni
Nasceva al Vho di Piadena, esattamente 100 anni, il Maestro Mario Lodi. Una figura chiave per il nostro territorio, per il Casalasco e per il Cremonese ma, allargando lo spettro della sua importanza e del solco lasciato per i posteri, anche per tutta l’Italia. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1
Nasceva al Vho di Piadena, esattamente 100 anni, il Maestro Mario Lodi. Una figura chiave per il nostro territorio, per il Casalasco e per il Cremonese ma, allargando lo spettro della sua importanza e del solco lasciato per i posteri, anche per tutta l’Italia.
Maestro, appunto, pedagogo, formatore, oltre che naturalmente scrittore e divulgatore. Capace, nel solco di Maria Montessori, di mettere sempre al centro il bambino e soprattutto di credere fortemente nelle capacità di ciascuno, senza mai lasciare indietro nessuno. Anche nelle classi del Maestro Lodi c’erano studenti magari meno portati in determinate materie, ma Mario Lodi riusciva sempre a coinvolgere tutti, a fare sentire tutti al passo, stimolando la crescita dove i risultati latitavano e spingendo il bambino a ragionare, perché l’educazione non fosse un rigido sistema cattedratico, come spesso era nell’Italia del Secondo Dopoguerra.
L’amore per la Costituzione lo accompagnerà sempre, tanto che il suo no al Fascismo dopo il 1940, lo porterà a maturare nel tempo la convinzione di un impegno pedagogico per una società democratica. E proprio sulla Costituzione spiegata ai più piccoli si incentreranno in seguito molte sue pubblicazioni.
Aveva insegnato a San Giovanni in Croce a partire dal 1948, sua prima cattedra di ruolo, poi dal 1956 al Vho di Piadena, casa sua. Innumerevoli le pubblicazioni di fiabe e di riflessioni sulla pedagogia. Discreto fino all’ultima fase del suo impegno pubblico, quando, nonostante i numerosi riconoscimenti ricevuti tra cui il Cavalierato di Gran Croce, una laurea Honoris causa all’Università di Bologna o il premio Unicef “Dalla parte dei bambini”, entrava in punta di piedi nella redazione del quotidiano “Cronaca” di Cremona portando il materiale per la pagina dei bambini.
Ne usciva, ogni settimana, un collage di disegni e di frasi tratti dai suoi libri, che in realtà erano il frutto della fantasia dei “suoi” bambini, da quelli che nel dopoguerra sperimentarono con lui una nuova metodologia di insegnamento estranea a quella che si insegnava negli istituti magistrali, fino alle nuove generazioni ormai addomesticate dalla televisione. Ma proprio lavorando con questi bambini, negli anni Ottanta e Novanta, aveva dimostrato come la fantasia e libera creatività dell’infanzia potevano ancora trovare spazi, se stimolate con gli strumenti giusti.
Maestro per 22 anni nella scuola elementare del Vho, esperienza dalla quale scaturiscono i suoi racconti più noti, come Cipì o Bandiera, e poi i primi saggi pedagogici, Mario Lodi è stato uno degli artefici della riscoperta della cultura popolare: sua l’iniziativa della Biblioteca popolare della cooperativa di Piadena, all’interno della quale nacque il Gruppo Padano che collaborò anche con il premio Nobel Dario Fo.
Sua l’iniziativa di un giornale scritto e illustrato dai bambini, il “Giornale dei Bambini”, e con il Gruppo Padano venne poi realizzata anche un’edizione della Costituzione Italiana spiegata ai ragazzi. Sua l’ideazione della Casa delle Arti e dei Giochi, un laboratorio-centro di documentazione ricavato a Drizzona nella cascina ristrutturata grazie ai proventi del premio internazionale Lego (1989), ricevuto quale “personalità che ha dato un contributo eccezionale al miglioramento della qualità di vita dei bambini”.
Sua anche l’iniziativa di una campagna per cambiare la televisione, che in breve tempo raccolse 550mila firme consegnate nel 1995 al ministero della Pubblica Istruzione: “Tutti avevano firmato, ma poi non è successo niente”, aveva poi dichiarato, spiegando le motivazioni che lo avevano portato a cambiare idea su questo strumento che negli anni Cinquanta aveva salutato con entusiasmo, come mezzo per portare cultura nelle case di tutti: “Oggi, nel momento in cui viene messo davanti alla televisione, il bambino tace, non è più un essere pensante. Diventa una carta assorbente che riceve i messaggi che poi diventeranno la sua cultura. Dobbiamo abituare i bambini a dire cosa ne pensano, cosa gli piace e cosa non gli piace e perché; e insomma a intervenire nella trasmissione per modificarla oppure lasciarla come sta. Questa è la pedagogia della parola, la parola che esprime il pensiero e che rivela a noi il rapporto dei bambini con questo mezzo potente e pericoloso”.
Ma forse è ancora l’introduzione a “Cipì” a riassumere nella maniera più efficace la “rivoluzione” portata da Mario Lodi nella scuola e non solo:
“Ricordo un episodio: mentre i bambini erano attenti alla discussione che stavamo facendo, uno di loro si alzò dal proprio banco e andò, senza parlare, alla grande finestra che sembrava aprirsi sul mondo.
Al mio moto di sorpresa un altro suo compagno fece altrettanto.
A uno a uno uscirono tutti dal banco per andare a guardare che cosa succedeva sui tetti di fronte e io, il maestro che doveva comandare come imponeva la vecchia scuola trasmissiva, fui trascinato dalla loro curiosità nel dilemma: lasciar fare o reprimere, ascoltarli o punirli?
Questo era il mio dubbio.
Ho cercato di resistere perché la scuola di allora aveva una gerarchia di ruoli e valori in contrasto con l’esigenza dei bambini.
A un certo punto ho deciso di cambiare cercando di interpretare un maestro che capiva i bambini veri e non li reprimeva come, invece, mi avevano insegnato nei convegni di formazione.
Allora mi alzai dal mio posto e pensai: «La scuola a cosa serve? Un piccolo gruppo di bambini può cambiarla, può trasformarla in un luogo di gioco?»
Mi alzai e andai in mezzo a loro a guardare il mondo dalla finestra. Cosi nasce Cipí: il mondo reale si trasformava con la loro fantasia negli episodi del pericolo del gatto, dell’innamoramento, dell’aiuto per chi si trova in difficoltà, delle tentazioni attuate dagli imbroglioni per incantarli; e tanti altri”.
Mario Lodi, scomparso il 2 marzo 2014, dal Vho si era trasferito poi a Drizzona, dove con la famiglia ha vissuto gli ultimi trent’anni di vita. E qui ha fondato, come detto, la Casa delle Arti e del Gioco, che fa parte di un comitato costituito ad hoc per ricordare il Maestro partendo proprio dalla giornata odierna. L’anteprima questa mattina, dalle ore 10.30, con la maratona on line di letture, video, elaborati scritti e letti da bambini e bambine delle scuole di tutta Italia, in diretta sulla pagina Facebook dell’impresa sociale “Con i bambini”, per rispondere all’invito legato al contest “Se io fossi Cipì”.
Dalle 17 invece l’avvio ufficiale delle celebrazioni con la diretta sui canali social della Casa delle Arti e del Gioco e la tavola rotonda “I mondi di Mario Lodi”. Una prima tappa, un primo giorno, di un calendario lungo un anno, con eventi anche da Milano e da Parma, per ricordare al meglio un gigante.
Giuliana Biagi-Giovanni Gardani