L'Eremita del Po e il caro bollette:
"Sindaci si dimettano in massa"
Scrive ai suoi concittadini una vera e propria lettera aperta, l'Eremita del Po. Lo fa sul tema del momento, che per fortuna non sembra più essere il Covid, ma il caro bollette. Ecco la sua riflessione, che chiede un gesto dimostrativo ben più forte dello spegnimento simbolico dei monumenti.
Scrive ai suoi concittadini una vera e propria lettera aperta, l’Eremita del Po. Lo fa sul tema del momento, che per fortuna non sembra più essere il Covid, ma il caro bollette. Ecco la sua riflessione, che chiede un gesto dimostrativo ben più forte dello spegnimento simbolico dei monumenti. Di seguito la sua lettera.
“Cari Italiani,
Non arrivate più alla fine del mese perché vi arrivano bollette da paura ed i prezzi di benzina e metano (oltre che di molti generi alimentari) sono saliti alle stelle? Tranquilli, i vostri problemi valgono una mezzoretta di buio. Non ve lo dice chi scrive queste poche righe; il sottoscritto non vale nulla, non rappresenta niente e nessuno e non ha certo intenzione di darsi alla politica. A dirvelo sono gli amministratori dei vostri Comuni, quelli che dovrebbero fare il vostro bene e dovrebbero rappresentarvi più o meno degnamente.
Infatti l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani ha avuto la “strabiliante” e “mirabolante” idea di protestare invitando, giovedì sera, tutti i Comuni a spegnere le luci di qualche luogo simbolo del loro territorio per mezzora. Sì, sì: mezzoretta, trenta minuti, avete letto e capito bene. Mi risulta che parecchi Comuni non abbiano aderito, e questo già mi rincuora.
Sorge spontaneo chiedersi quale mente illuminata abbia avuto questa mirabolante idea, che altro non è che una buffonata e una pagliacciata sotto ogni punto di vista. Sul fiume si impara ad essere netti e schietti, senza giri di parole, senza “inglesaggini” (che vanno tanto di moda) e non si usano tanti “giri di parole”. Quindi, ed è giusto ribadirlo, pensare che i problemi della gente e delle famiglie valgano mezzoretta di luci spente su un monumento è una buffonata, una pagliacciata, una presa in giro. Ancora più grave se arrecata dai vostri primi e più diretti rappresentanti: le amministrazioni comunali.
Un vecchio detto afferma che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, allora un’altra domanda sorge spontanea: forse non si voleva dar vita ad una protesta più chiara e importante per non dar fastidio agli incravattati dal deretano piatto, pelato e sporco? (Benpensanti e moralisti, come d’abitudine, ci leggano politici) reduci dalla “faticosissima” farsa che hanno messo in scena solo qualche giorno fa per eleggere il Presidente della Repubblica?
I sindaci vogliono davvero essere vicini alla gente e protestare contro i rincari? Bene allora diano le dimissioni in massa, tutti, ora e subito e, visto che tra poco dovrebbe essere Carnevale, portino la gente in piazza a rinnovare la vecchia tradizione del “bruciare il Carnevale” facendo il falò con le bollette. Questo si che creerebbe problemi agli incravattati. Cosa ci vuole a farlo? Nulla, solo pochi istanti, ma occorrono gli attributi (sperando non siano incollati alla poltrona): questi sconosciuti”.
Paolo Panni, Eremita del Po