Ambiente

Il fiume, la sua magra, i suoi
silenzi... e le sue creature

E’ quella stessa storia che il viandante, eremita, incontra nelle pietre, nei tronchi, negli oggetti che, magra dopo magra, il fiume regala. Perché anche questo è il Po: un giacimento di storia capace, a modo suo, di regalare improvvisamente, tra un sabbione e l’altro, pezzi del suo e nostro passato

C’è un freddo che punge le ossa, e la mascherina, divenuta ormai parte integrante del “corredo” personale, si mostra un ottimo ed improvviso strumento per difendersi dall’aria gelida che taglia la faccia.

Il bosco, definito “incantato” per le curiose forme date dal dilagare dello zucchino selvatico sembra essere il rifugio di elfi e gnomi, fate e streghe e, chissà, forse anche qualche extraterrestre o qualche essere mitologico. Creature che da un momento all’altro potrebbero saltar fuori e rincorrersi, tra un albero e l’altro, tra quelle lunghe file di pioppi che, in coro, cantano il loro inno rivolti al cielo, quasi a voler custodire teneramente il vecchio Eridano che, languido, prosegue la sua strada verso il mare.

Il frastuono improvviso di un fagiano che si alza in volo, o di un capriolo che, a falcate, attraversa la radura, fa davvero credere, per un attimo, che elfi e gnomi, fate e streghe abbiano improvvisamente attraversato il sentiero. Quel sentiero che, passo dopo passo, conduce a quel vecchio spiaggione dove i silenzi del Po si fanno incanto e suprema, intima bellezza.

E’ in magra, il fiume, e le due rive, man mano che le acque si ritirano e la sabbia avanza, nel loro quotidiano incontro sembrano volersi prendere per mano, per proseguire, insieme, quella storia che spesso le ha avvicinate, intrecciate ed unite nel corso dei secoli.

E’ quella stessa storia che il viandante, eremita, incontra nelle pietre, nei tronchi, negli oggetti che, magra dopo magra, il fiume regala. Perché anche questo è il Po: un giacimento di storia capace, a modo suo, di regalare improvvisamente, tra un sabbione e l’altro, pezzi del suo e nostro passato. Come un amico che, in ogni incontro, frequente o casuale, ti lascia sempre qualcosa da portarti nella bisaccia, per ricordarti di lui e per avere qualcosa di suo.

Quando il giorno va scemando e, all’orizzonte, il sole dipinge il cielo e le acque di rosso, dipanando le sue atmosfere e le sue sfumature tra pioppeti, argini e spiaggioni, il cammino riprende verso il paesello e, allo scoccare dei rintocchi del Vespro che arrivano dal vecchio campanile del borgo, lungo il sentiero che si affianca alla lanca, un elfo frettoloso si incunea tra le fronde. Perché nella notte che viene le creature del fiume si muoveranno e ripopoleranno le terre di golena, tenendo vivi il mistero, il silenzio e l’essenza del Po.

Paolo Panni, Eremita del Po (testo e foto)

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