Cronaca

Delitto Tanzi: in aula parla anche
Antonietta, la mamma di Daniele

Uno dei momenti forse più emotivi del processo a carico di Patrick Mallardo, accusato dell’omicidio di Daniele Tanzi, il 18enne di Casalmaggiore massacrato il 5 maggio scorso al Vecchio Mulino di Parma, è andato in scena venerdì nell’aula Mossini del tribunale della città ducale. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

Uno dei momenti forse più emotivi del processo a carico di Patrick Mallardo, accusato dell’omicidio di Daniele Tanzi, il 18enne di Casalmaggiore massacrato il 5 maggio scorso al Vecchio Mulino di Parma, è andato in scena venerdì nell’aula Mossini del tribunale della città ducale.

A parlare, davanti alla giuria popolare presieduta dai giudici Alessandro Conti e Giuseppe Saponiero, è stata infatti Antonietta Recchia, la mamma di Daniele, che sta provando a reagire in modo energico al lutto, come ha spiegato la psicologa del consultorio di Casalmaggiore Enrica Mantovani. Assistita dall’avvocato Francesco Mattioli, Antonietta ha rivelato di non voler perdonare Patrick Mallardo, unico imputato, e di non avere ricevuto dallo stesso alcun segnale di pentimento.

La famiglia Tanzi sapeva della fidanzata di Daniele, Maria Teresa Dromì, presente sul luogo del delitto e aggredita a sua volta dal Mallardo, che poi aveva dissimulato un’aggressione da parte di uno sconosciuto, chiedendo a Maria Teresa, sotto minaccia di morte, di reggerle il gioco. Una versione che Maria Teresa ha smentito non appena ha potuto parlare con gli inquirenti, inchiodando Patrick.

Maria Teresa era dunque conosciuta dalla famiglia di Daniele, con Antonietta che dice di averla accolta come una figlia: “Quella notte, la notte dell’omicidio, eravamo convinti che Daniele avrebbe dormito da lei”. I genitori, dunque, non sapevano del ritrovo all’Ex Mulino di Vicofertile, alle porte di Parma. “Non avevo mai visto litigare Patrick e Daniele – ha poi aggiunto un’amica di Maria Teresa, sentita a processo – anche se certo non erano superamici”.

Vi è stato però spazio, come spiega la Gazzetta di Parma, per una parte – per così dire – meno emotiva dell’udienza. Tra gli altri, a parlare, Cinzia Voce della Scientifica, che ha spiegato come – una volta arrivati sul luogo del delitto – segni di gocciolamento ematico fossero visibili anche al piano sottostante rispetto a dove l’omicidio si è compiuto. Trentatré le coltellate all’emitorace sinistro, di cui quattro letali, due all’aorta e due al cuore, come ha spiegato il medico legale Maria Laura Schirripa. Una impronta di sangue corrispondeva alla suola di una scarpa di Mallardo, che nel frattempo – come noto – si era disfatto della felpa e del coltello, ritrovati nel vicino canale dopo 11 e 14 ore.

Quando la Squadra Mobile era giunta sul posto, Maria Teresa e Patrick erano fuori: la prima disperata e piangente, il secondo tranquillo, ormai pronto a spiegare la sua versione architettata ad hoc per scagionarsi. Non è tutto: Maria Teresa aveva dei segni di capillari scoppiati in entrambi gli occhi. Una conseguenza ritenuta compatibile col tentato strangolamento denunciato dalla ragazza, dato che Patrick aveva inizialmente aggredito – e ferito col coltello in preda alla gelosia – pure lei.

G.G.

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