Peste suina: Confagricoltura
Parma esprime preoccupazione
“Le misure di biosicurezza dei nostri allevamenti suinicoli sono particolarmente elevate - commenta Mario Marini, presidente di Confagricoltura Parma -, ma va tenuta alta l’attenzione. Da tempo, come Confagricoltura, ci battiamo per ottenere un’efficace politica"
Un cinghiale trovato morto ad Ovada, in provincia di Alessandria, è risultato infetto dalla Pesta suina africana: una malattia virale, non trasmissibile agli esseri umani che – come spiega il Ministero della Salute – è “altamente contagiosa, e spesso letale, per suini e cinghiali”.
Una malattia dal vasto potenziale di diffusione che potrebbe mettere in ginocchio l’intero comparto suinicolo italiano, circa 9 milioni di capi. Lo stesso Ministero della Salute, nelle note informative riportate sul proprio sito internet, afferma che “un’eventuale epidemia di Peste suina africana sul territorio nazionale potrebbe ripercuotersi pesantemente sul patrimonio zootecnico suino con danni ingenti sia per la salute animale (abbattimento obbligatorio degli animali malati e sospetti tali) che per il comparto produttivo suinicolo e sul commercio internazionale di animali vivi e dei loro prodotti (dai Paesi infetti è vietato commercializzare suini vivi e prodotti suinicoli)”.
“Le misure di biosicurezza dei nostri allevamenti suinicoli sono particolarmente elevate – commenta Mario Marini, presidente di Confagricoltura Parma -, ma va tenuta alta l’attenzione. Da tempo, come Confagricoltura, ci battiamo per ottenere un’efficace politica di contenimento della fauna selvatica che danneggia ogni anno coltivazioni e raccolti, invocando specifici interventi, in particolare, contro il proliferare del numero di ungulati che sono il principale vettore di trasmissione della peste suina. Tuttavia ben poco è stato fatto sino ad ora per proteggere gli allevamenti di maiale che, solo in Emilia-Romagna, sono più di un migliaio. Ora servono interventi tempestivi e coordinati – aggiunge Marini- per arginare un’emergenza che non riguarda più soltanto le imprese agricole, danneggiate dai selvatici, ma che interessa tutta la popolazione. Ormai è un problema di ordine sanitario che, se non controllato, provocherà danni irreparabili per il nostro tessuto produttivo ed economico. Già all’inizio di dicembre avevamo espresso, come Confagricoltura, forti preoccupazioni per le notizie di un caso in Germania. La presenza eccessiva dei cinghiali nei nostri territori è un problema su più fronti – analizza Marini – perché si riscontrano danni ai raccolti, ci sono rischi sanitari ed anche di sicurezza stradale come dimostrano i frequenti incidenti, alcuni anche mortali, avvenuti a causa della presenza di cinghiali sulle strade. Chiediamo a tutte le istituzioni di moltiplicare gli sforzi per sviluppare un’attività di selezione dei cinghiali che riporti il numero di ungulati a un livello compatibile per il nostro territorio”.
Fondamentale sarà la collaborazione di tutti. “Invitiamo chiunque – escursionista, fungaiolo, agricoltore, cacciatore, tarfufaio o semplice cittadino – dovesse vedere un cinghiale morto o i suoi resti ad informare i servizi veterinari dell’Ausl, anche chiamando il numero 051 6092124. Consigliamo di scattare una foto e memorizzare la posizione geografica. La tempestività delle segnalazioni è determinante – conclude Marini -. Abbiamo tutti un ruolo fondamentale nella prevenzione della diffusione della Peste suina africana”.
La diffusione della peste suina africana
Nel 2014 è esplosa un’epidemia di Peste suina africana in alcuni Paesi dell’Est dell’Ue. Da allora la malattia si è diffusa in altri stati membri, tra cui Belgio e Germania, mentre in ambito internazionale è presente in Cina, India, Filippine e in diverse aree del Sud-Est asiatico, raggiungendo anche l’Oceania (Papua Nuova Guinea). In Italia, sino al caso piemontese dei giorni scorsi, la malattia era stata riscontrata soltanto in Sardegna, dove negli ultimi anni si è avuto un costante e netto miglioramento della situazione epidemiologica. Dal 2020 l’Italia, in considerazione dell’epidemia europea e in base a quanto previsto nell’ambito della strategia comunitaria di prevenzione e controllo della malattia, ha elaborato un Piano di sorveglianza nazionale.
Cristian Calestani