Cronaca

Zibello, a 200 anni dalla morte di
Giovambattista Dagnini solo silenzio

L’insigne benefattore è ricordato anche nella statua che, da tempo, sorge nel giardino dell’istituto per anziani a lui dedicato. Con la speranza che, nonostante le dimenticanze, nel bicentenario della morte, qualcuno, passando, decida di ricordarlo, almeno, con un fiore o un cero da lasciare sul muretto

Ci sono persone, benefattori, che attraverso i loro gesti contribuiscono a scrivere, con i fatti, la storia di una comunità, di un popolo, di un territorio. Dimenticarsene è grave e avvilente. Sarà la nebbia, che forse ovatta anche le menti; sarà la foga dei cenoni: quelli, sì, non si dimenticano mai, quelle sono le cose che contano per molti. Mi sembra doveroso ricordare la figura di Giovambattista Dagnini, nato a Varese il 23 ottobre 1736 e morto a Zibello il 31 dicembre 1821. Come scrive Dario Soresina nella sua Enciclopedia Diocesana Fidentina, Dagnini da giovane si trasferì a Parma attratto dalla fama di buon governo dei Borboni. Nel 1785 fu nominato ministro delle Dogane per il territorio di Zibello dove fissò la propria residenza e dove si dedicò, oltre che ai suoi doveri di ufficio, anche a pratiche di pietà, animato dalla sua profonda fede. Un giorno, portando il viatico ad un infermo di campagna, rimase molto colpito nel vedere che questi giaceva in un fienile, adagiato sulla paglia. Quel fatto fu determinante e lo portò a decidere di destinare tutte le sue risorse alla fondazione di un ospedale nel quale i poveri della parrocchia avrebbero trovato la doverosa assistenza. Con testamento del 20 dicembre 1820 istituì una opera pia per la fondazione dell’istituto. Nonostante l’opposizione di alcuni parenti, l’iniziativa fu approvata dalla Duchessa Maria Luigia d’Austria con decreto del 26 maggio 1822. La sovrana (ce ne vorrebbero di persone così oggi), oltre ad autorizzare il Comune di Zibello ad accettare l’eredità Dagnini, ordinò di sistemare l’ospedale all’interno dell’ex convento domenicano. Ospedale che fu aperto agli infermi nel 1824 e definitivamente costituto nel 1826 ed usufruì anche di ulteriori lasciti da parte di altri benefattori andando, nel tempo, ad occupare tutto l’ex convento domenicano. Fu intitolato al suo benemerito fondatore (Giovambattista Dagnini appunto), al quale fu poi intitolata la nuova sede che sorge, tuttora, e da molti anni, a fianco dell’ex convento. L’insigne benefattore è ricordato anche nella statua che, da tempo, sorge nel giardino dell’istituto per anziani a lui dedicato. Con la speranza che, nonostante le dimenticanze, nel bicentenario della morte, qualcuno, passando, decida di ricordarlo, almeno, con un fiore o un cero da lasciare sul muretto.

Paolo Panni, eremita del Po

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