Salute

CNC, Distretto Oglio Po e ospedale,
ancora troppo poca chiarezza

Per quanto riguarda l'ospedale Oglio Po, la struttura deve restare struttura per acuti e mantenere la classificazione attuale e, per il punto nascita si deve spingere a livello nazionale in primo luogo affinchè si tenga conto del drastico calo della natalità e si rivedano i parametri. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

“Se non riescono a fare un prelievo perché non ci sono gli spazi idonei, come faranno a farci stare dentro una Casa di Comunità e un Centro Operativo Territoriale, con tutto il personale che serve, nella struttura in piazza Garibaldi?” Questa è solo una delle preoccupazioni espresse ieri sera, in conferenza stampa, da CNC (Fabrizio Vappina, Mario Daina e Pierluigi Pasotto) con la partecipazione di Velleda Rivaroli. Una delle troppe incognite che restano sul futuro sociosanitario di questa terra di confine.

CASE DI COMUNITA’ – “La delibera Regionale – spiega sinteticamente Velleda Rivaroli – ha stabilito il numero delle Case di Comunità secondo certi parametri. Mantova ha mantenuto la proporzione, in provincia di Cremona dovevano essere 8 o 9, e sono solo 6. Come leggiamo la Casa di Comunità di Casalmaggiore troverà spazio nella struttura di piazza Garibaldi 3. Una struttura non idonea nella quale non si riescono a fare neppure i prelievi”.

COSA E’ UNA CASA DI COMUNITA’ – Le Case di Comunità sono strutture sanitarie, promotrici di un modello di intervento multidisciplinare, nonché luoghi privilegiati per la progettazione di interventi di carattere sociale e di integrazione sociosanitaria. La sede della Casa della Comunità deve essere visibile e facilmente accessibile per la comunità di riferimento perché è il luogo dove il cittadino può trovare una risposta adeguata alle diverse esigenze sanitarie o sociosanitarie. In queste strutture, al fine di poter fornire tutti i servizi sanitari di base, il Medico di Medicina Generale e il Pediatri di Libera lavorano in équipe, in collaborazione con gli infermieri di famiglia, gli specialisti ambulatoriali e gli altri professionisti sanitari quali logopedisti, fisioterapisti, dietologi, tecnici della riabilitazione e altri. La presenza degli assistenti sociali nelle Case della Comunità rafforzerà il ruolo dei servizi sociali territoriali nonché una loro maggiore integrazione con la componente sanitaria assistenziale. La figura chiave nella Casa della Comunità sarà l’infermiere di famiglia, figura già introdotta dal Decreto Legge n. 34/2020 che, grazie alle sue conoscenze e competenze specialistiche nel settore delle cure primarie e della sanità pubblica, diventa il professionista responsabile dei processi infermieristici in famiglia e Comunità. Secondo il PNRR, la Casa della Comunità diventerà lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti sul territorio, in particolare ai malati cronici. La Casa della Comunità è finalizzata a costituire il punto di riferimento continuativo per la popolazione, anche attraverso un’infrastruttura informatica, un punto prelievi, la strumentazione polispecialistica, e ha il fine di garantire la promozione, la prevenzione della salute e la presa in carico della comunità di riferimento. Tra i servizi inclusi è previsto, in particolare, il punto unico di accesso (PUA) per le valutazioni multidimensionali (servizi sociosanitari) e i servizi dedicati alla tutela della donna, del bambino e dei nuclei familiari secondo un approccio di medicina di genere. Potranno inoltre essere ospitati servizi sociali e assistenziali rivolti prioritariamente alle persone anziani e fragili, variamente organizzati a seconda delle caratteristiche della comunità specifica.

DIFFERENZA TRA MANTOVA E CREMONA – “Il salto dall’ex Stradoni a Mara Azzi – prosegue Velleda Rivaroli – è stato notevole. Bisogna dare atto alla Azzi di aver lavorato ottimamente per il territorio, ascoltato le esigenze dei vari comuni e portato a termine un percorso che non ha penalizzato nessun comune. E bisogna dare atto alla politica mantovana di aver dato una grossa mano per ottenere tutto quanto era stato richiesto. Viadana e Bozzolo hanno ottenuto quello che volevano, sono ampiamente rappresentati. Mentre Mantova va avanti, non notiamo la stessa convinzione in Cremona. E anche sul distretto al momento, al di là delle parole, non vediamo nessun segno concreto”. Il distretto Casalasco Viadanese dovrà essere istituito con Delibera di Giunta Regionale. Saranno poi le due ASST a costituire i poas. “Non vorremmo – aggiunge Pierluigi Pasotto – che il distretto fosse la riproposizione dell’Ambito. L’ambito non è mai partito, non è mai funzionato. Il distretto rischia di fare la stessa fine?”. La richiesta è chiara. “Il distretto deve avere un suo dirigente, deve avere un suo bilancio, un suo budget e una sua programmazione. Solo così potrà definirsi tale”. Pierluigi Pasotto è ancora più netto nella critica: “Non vorremmo che le preoccupazioniper la realizzazione del nuovo ospedale di Cremona facessero dimenticare le esigenze del nostro territorio”. Velleda Rivaroli ha poi rimarcato il fatto che il distretto, al momento, non è che un’enunciazione su carta e che, per quanto riguarda quello che verrà, con le case di Comunità, ancora non è possibile saperne nulla. “Non manca molto tempo alla partenza delle strutture operative e a questo punto il non sapere nulla su quale sarà l’organizzazione e quali saranno le eventuali figure che ci opereranno ci preoccupa molto”.

OSPEDALE PER ACUTI E PUNTO NASCITE – Se per la Regione l’area Oglio Po è solo il confine dimenticato dell’impero, a Roma non è che si vada molto meglio. Il DM70 (se la bozza attuale dovesse restare tale) rischia di essere la definitiva mazzata. La politica sanitaria è demandata alla Regione, ma i vincoli del DM70 potrebbero essere davvero la pietra tombale per una prospettiva di sviluppo (e anche di mantenimento) dell’Oglio Po. C’è delusione, ma poi neppure più di tanto, per la chiusura della vicenda giudiziaria relativa al ricorso contro la chiusura. “La Corte non avrebbe potuto decidere differentemente – spiega Velleda Rivaroli – perché dare ragione ai sindaci avrebbe provocato uno sconquasso non indifferente in tutta Italia. La questione è politica ed è la politica che deve affrontare e risolvere le questioni”.

I DUE PUNTI CRITICI DEL DM 70 – Due i punti critici della bozza. Il primo sulla classificazione degli ospedali. Stando ai numeri del DM 70 l’area Oglio Po potrebbe aspirare ad avere un ospedale di base (un declassamento rispetto alla situazione attuale). I presidi ospedalieri di I livello infatti sarebbero legati al numero di residenti per territorio, in una fascia che va dalle 150 mila unità alle 300 mila. “Sarebbe la definitiva mazzata per Oglio Po, il punto di non ritorno”. La seconda è sul Punto nascite. Anche qui i numeri non ci sarebbero, ma si potrebbe agire in deroga. Se non fosse che il DM 70 prevede che lo si possa fare dove i Punti Nascita sono ancora aperti, e questo taglia fuori definitivamente il nosocomio di Vicomoscano. “Bisognerà agire dal punto di vista politico. Il DM 70 è ancora una bozza di modifica, elaborata da tecnici. Dovrà essere per forza la politica a stabilire correzioni dove ce ne è la necessità”.

CONDENSANDO – Una materia complessa quella dell’organizzazione sanitaria e sociosanitaria del territorio, difficile anche da spiegare con parole semplici. L’area Oglio Po, sintetizzando al massimo, ha bisogno di un Distretto che non sia la riproposizione dell’Ambito distrettuale (mai partito a pieno) ma che abbia capacità di autonomia, di programmazione, che abbia un suo direttore e che abbia soprattutto un budget da investire. Il distretto Oglio Po, comprendendo la parte mantovana e quella viadanese sarebbe ben coperto in quanto a strutture (Ospedali di Comunità, Case di comunità e COT) ammesso che, a Casalmaggiore, si possa risolvere e venga risolto il problema dell’ubicazione (lasciando al momento da parte il non meno importante problema delle figure professionali che vi opereranno). Per quanto riguarda l’ospedale Oglio Po, la struttura deve restare struttura per acuti e mantenere la classificazione attuale e, per il punto nascita si deve spingere a livello nazionale in primo luogo affinchè si tenga conto del drastico calo della natalità e si rivedano i parametri.

N.C.

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