Brescello, capannoni requisiti alla
mafia sede della Protezione Civile
Adesso i capannoni, che sorgono sotto il viadotto della tangenziale, sono diventati, come si diceva, sede della Protezione civile reggiana che vi ha messo a dimora roulotte, gruppi elettrogeni tende e tutto quanto necessita agli interventi richiesti su tutto il territorio nazionale in caso di calamità. GUARDA LA FOTOGALLERY E IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1
La mafia, nelle sue varie sfaccettature, si è inserita nel tessuto economico e sociale di Brescello così come hanno confermato le recenti sentenze del processo Aemilia. Un evento clamoroso che ha portato, pochi anni fa, addirittura al commissariamento del Comune reggiano, prima di allora famoso sopratutto per la storia romanzata di don Camillo e Peppone. Fosche vicende che hanno esteso le trame anche ai territori confinanti come la provincia di Mantova e Cremona. L’associazione Libera di Reggio Emilia sta seguendo come è noto la complessa questione occupandosi pure della delicata fase della restituzione alla collettività dei beni e delle terre confiscate alle cosche mafiose.
Domenica mattina a tal proposito si è tenuto un incontro pubblico presso i capannoni tolti ad una delle famiglie coinvolte nell’inchiesta. In fondo ad una lunga strada di campagna alla periferia del paese, una ventina di persone hanno aderito all’invito al termine del quale sono stati offerti biscotti, vino e succhi di frutta provenienti dalle coltivazioni sequestrate ai gruppi mafiosi prevalentemente nel sud Italia.
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A prendere la parola il vicesindaco di Brescello Stefano Storchi, il quale ha ripercorso le varie fasi ricordando come non fosse stato per niente facile restituire alla collettività beni appartenuti alla famiglia Grande Aracri trasformandone una parte nella sede della locale Protezione Civile. Problemi di carattere burocratico a causa dei quali ad esempio non si poteva avere la rimessa in funzione delle utenze, nonostante i grossi contributi di aziende locali come Immergas e Smeg, poiché le aziende fornitrici pretendevano il saldo delle bollette sospese dalla precedente proprietà.
Non solo: i componenti della stessa famiglia Grande Aracri avrebbero accompagnato le fasi del subentro con atteggiamenti mafiosi e minacciosi, come ha ricordato Storchi. Adesso i capannoni, che sorgono sotto il viadotto della tangenziale, sono diventati, come si diceva, sede della Protezione civile reggiana che vi ha messo a dimora roulotte, gruppi elettrogeni tende e tutto quanto necessita agli interventi richiesti su tutto il territorio nazionale in caso di calamità. Attraverso la proiezione di diapositive sono state illustrate le varie fasi del processo Aemilia, ritenuto il più grande dibattimento finora svoltosi con la condanna di 125 imputati per un totale di 1200 anni di carcere inflitti.
I partecipanti alla fine sono stati sottoposti da alcuni studenti ad una specie di mini indagine per conoscere le opinioni riguardo gli aspetti della mafia locale e di tutto quello che ne era conseguito. Un piccolo laboratorio di giudizi e pareri da trasferire poi ai ragazzi delle Superiori, svolto in mezzo a quelli che erano le attrezzature edili della impresa “Eurogrande Costruzioni”, il cui marchio spiccava ancora ben visibile sulla carrozzeria di un camioncino e di una vettura ricoperti di polvere e lì dentro abbandonati.
Ros Pis