Cultura

I presepi di Polesine parmense e
la Madonna che fermò le acque

Per le artistiche composizioni che, fino all’Epifania, tutti possono ammirare ogni fine settimana, dalle 10 alle 17/18 (fino a quando c’è luce” preferisce dire Mario Zoni), per l’amore che, nel tempo, i parroci che si sono alternati hanno profuso per questo luogo di grazia e per la passione con cui Gabriella e Mario, con l’aiuto di altri volontari, si prendono cura della piccola chiesetta impreziosita da quell’artistico campanile che, in tutto e per tutto, richiama, in miniatura, il ben più famoso Torrazzo di Cremona.

E’ già Natale, a Polesine Parmense, tra le mura di quella piccola bomboniera mariana che è la chiesetta della Beata Vergine di Loreto, nota a tutti come “Madonnina del Po”. E’ già Natale in questa semplice fetta di terra, dove, nel profumo di mura vetuste, tutto sembra ricondurre alla “capanna”, come in una nuova Betlemme. E’ già Natale, all’interno del piccolo edificio dove sono allestiti i presepi realizzati, sistemati e messi in mostra dai coniugi Mario Zoni e Gabriella Gagliardi. Due persone che vivono appena di là dall’argine, custodi fedeli e tenaci della piccola bomboniera dedicata a Maria. Uno dei numerosi luoghi mariani che si incontrano, e incrociano, di qua e di là dal fiume, percorrendo le terre del Po. In attesa che, chissà, prima o poi, si dia vita ad un vero e proprio percorso organizzato dei piccoli santuari mariani del medio Po, coinvolgendo l’una e l’altra riva, nella piccola chiesetta di Polesine risplende e si dipana l’aria mistica del Natale.

Per le artistiche composizioni che, fino all’Epifania, tutti possono ammirare ogni fine settimana, dalle 10 alle 17/18 (fino a quando c’è luce” preferisce dire Mario Zoni), per l’amore che, nel tempo, i parroci che si sono alternati hanno profuso per questo luogo di grazia e per la passione con cui Gabriella e Mario, con l’aiuto di altri volontari, si prendono cura della piccola chiesetta impreziosita da quell’artistico campanile che, in tutto e per tutto, richiama, in miniatura, il ben più famoso Torrazzo di Cremona.

La chiesetta ha bisogno dell’aiuto di tutti. Importanti lavori, grazie anche a benefattori locali, sono già stati realizzati; altri saranno necessari e, per portarli a termine, servirà l’aiuto prezioso di ciascuno. Con la consapevolezza che, anche con pochi e piccoli spiccioli, nel tempo, si possono creare le “montagne”. Ecco perché la visita alla “Madonnina del Po” e ai suoi presepi deve essere, da qui all’Epifania, quasi una “tappa d’obbligo” magari allungando il giro e raggiungendo la piccola Vidalenzo, frazione situata ai confini della provincia e della regione, bagnata da Po e Ongina, dove da un anno si è stabilita la comunità monastica benedettina “Custodi del Divino Amore”.

Qui, i monaci, pochi giorni fa, hanno donato l’Albero di Natale (che, per fortuna, è giusto aggiungerlo, a fine festività sarà messo a dimora per regalare ossigeno, e ombra, a tutti) addobbato dai fedeli del paese e, con il loro aiuto, hanno anche sistemato un artistico presepe, con tanto di movimenti meccanici e giochi di luce, sulla montagnola che “accompagna” alla chiesa dedicata a San Cristoforo. Un’altra tappa di quelle da non perdere.

Tornando, invece, alla chiesetta della “Madonnina del Po”, ecco che l’occasione della visita può dare modo, a tutti, con un piccolo e semplice gesto, di contribuire alla rinascita di questo luogo. Andandone anche a conoscere la storia, particolare e singolare. Infatti il santuario prende origine da una antica e misteriosa immagine della Madonna, la Beata Vergine di Loreto. Misteriosa perché dipinta dalla mano di un pittore che, da sempre, è ignoto. Di lui non resta alcuna firma, non ci sono documenti che attestino, per esempio, qualche committenza. E’ quindi lecito supporre che possa trattarsi di un ex Voto (quindi sarebbe la testimonianza di una grazia ricevuta), oppure di un devoto omaggio che, secoli fa, venne fatto alla Vergine Maria, protettrice della zona, a salvaguardia da alluvioni e calamità derivanti dalla vicinanza del fiume. Calamità che, in epoche ormai remote, Polesine ha ben conosciuto visto che, come si diceva, il nucleo originario del borgo è stato spazzato via dal Po.

Il fiume si è portato via l’antico castello, diversi edifici e ben due chiese parrocchiali: una nel XV secolo e una nel 1720. L’attuale, realizzata in posizione ben diversa rispetto a quella delle precedenti, è quindi, a conti fatti, almeno la terza chiesa parrocchiale di Polesine Parmense. Tornando al santuario dedicato alla Vergine Lauretana, da secoli l’antica immagine dipinta a fresco dall’ignoto pittore, oggi conservata al centro dell’altare maggiore, è da sempre molto venerata dai fedeli locali. Le sue vicende sono sintetizzate in una lapide collocata sopra il portale di accesso al sacro edificio. Lapide che evidenzia che, nell’anno 1826, in seguito allo straripamento del Po, l’effige della Regina del Cielo fu asportata in blocco dall’edicola (infatti in origine, secondo quanto riportano i documenti storici, fu dipinta in una cappellina situata in riva al fiume) e riposta in una casa vicina. Ma, sedici anni più tardi, irrompendo nuovamente le acque, fu trasferita nella casa canonica e, in seguito, definitivamente, nell’attuale chiesetta che, i fedeli del paese, edificarono e adornarono nel 1846, su terreno espressamente donato dalla marchesa Leopoldina Pallavicino. Il sacro edificio fu progettato dall’architetto Giovanni Ghelfi e decorato internamente dal pittore Ferdinado Accarini, entrambi locali. Nel 1920 ci fu poi l’aggiunta dei portichetti laterali. Internamente spiccano la struttura armoniosa voluta dall’architetto Ghelfi, e la venerata immagine mariana in cui la Beata Vergine è rappresentata assisa in trono, con in grembo il Bambino, che stringe dolcemente a Sé.

Un’immagine che, stando a quanto si tramanda localmente, sembra avere davvero avuto effetti prodigiosi sulla comunità polesinese. Il Po, che da sempre accompagna le vicende delle popolazioni rivierasche, è riuscito con le sue acque a raggiungere e ad invadere la chiesa, negli ultimi decenni, in ben tre occasioni: nel 1951, nel 1994 e nel 2000. Quest’ultima fu la piena di maggiori dimensioni. Come confermano sia tanti fedeli che tanti anziani e cultori di storia del paese, in tutte e tre le occasioni, il Po si fermò sempre ai piedi dell’effige della Vergine. E così, di fatto, limitandosi ad invadere la sola golena, non allagò né il borgo né tantomeno gli altri paesi della zona. Casualità? Prodigio? Coincidenza? Miracolo? Gli interrogativi si mescolano e, come spesso accade, posizionano su fronti differenti credenti e non credenti, possibilisti e scettici. Non tocca certo a chi scrive queste parole risolvere la questione, trattandosi poi di una di quelle vicende che probabilmente non potrebbero mai trovare una risposta in grado, per così dire, di accontentare tutti.

E’ giusto tuttavia evidenziare questo fatto, o meglio questi fatti. In tre occasioni su tre, nel giro di meno di mezzo secolo, il fiume ha invaso la chiesa della “Madonnina del Po”, minacciando anche di allagare il resto del paese (specie nel 2000 quando arrivò a lambire la sommità dell’argine maestro e il rischio di una inondazione fu veramente elevatissimo) ed in tutte e tre le occasioni si è fermato ai piedi dell’immagine mariana. Certamente un mistero, che carica di fascino e di importanza, questo luogo di pace. E, non a caso, un detto locale, piuttosto ricorrente quando si parla di questo luogo, afferma che: “Il Po non bagna i piedi della Madonna”.

Luogo in cui spicca anche un altro particolare, legato direttamente all’artistico campanile. Non è infatti difficile notare come questo sia una riproduzione, in miniatura, del celebre Torrazzo di Cremona che da qui, in linea d’aria, non dista che un a manciata di chilometri. Non a caso, localmente, è chiamato “Turasin”. Forse un festoso richiamo verso le popolazioni rivierasche dell’una e dell’altra sponda chiamate ad unirsi nella fede a Maria? Un altro affascinante interrogativo, dunque, per questo piccolo ma speciale luogo dove intere generazioni di fedeli, da tempo, si susseguono implorando, dalla Celeste Regina, protezione e grazie.

Da evidenziare inoltre che la devozione alla Madonna sotto il titolo di “Beata Vergine di Loreto” trae origine da un fatto prodigioso: infatti, secondo la tradizione, nel 1291 la casa di Maria a Nazaret fu trasportata miracolosamente in volo dagli angeli a Schiavonia, in Dalmazia, su una collina presso la città di Fiume e poi, nel 1294, nell’attuale località presso un bosco di lauri (Lauretum) dove sorse poi l’attuale basilica, iniziata nel 1468 sotto la cui cupola si trova la Santa Casa, meta ogni anno di un gran numero di pellegrinaggi.

Infine va anche rimarcato un altro aspetto. La devozione mariana delle popolazioni rivierasche si è manifestata in tanti luoghi, dell’una e dell’altra sponda, con la costruzione di chiese, cappelle e oratori. Solo ad una manciata di chilometri da qui, a Pieveottoville, spicca, anche lei in golena, e a ridosso dell’argine maestro, la chiesa della “Madonna della Visitazione”, detta anche Madonnina del Po o Beata Vergine delle Grazie. Anche questa fu costruita dagli abitanti in onore della Vergine, invocata quale protettrice del paese dalla costante minaccia delle acque del fiume. La sua storia prende avvio proprio da un fatto prodigioso avvenuto nell’anno 1592 quando una precedente cappella, che conservava un’immagine taumaturga della Madonna, non fu raggiunta dalle acque del Po che invasero invece il circondario. Un evento, quello, che ebbe una larghissima risonanza, richiamando fedeli da numerose località. Che rende ancora più ricca di fascino e di mistero, ma anche di singolari fatti questa terra del medio Po: dove a piccoli e lenti passi, in diversi modi, è già Natale.

Paolo Panni, Eremita del Po

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