Plateatici, Fipe: "No a riduzione
dimensioni, e che restino gratuiti"
"Come Fipe Confcommercio lanciamo un appello: sia un impegno comune e condiviso il consentire alle imprese di riprendere fiato dopo un 2020 e un 2021 in cui i livelli di fatturato restano ancora lontani dai livelli pre-Covid sia un impegno comune e condiviso”.
No alla riduzione dei plateatici e conferma della loro gratuità, in vista della fine dell’anno e di prossimi mesi a rischio di nuove limitazioni: questo l’appello della Fipe Confcommercio Cremona, secondo cui “l’evoluzione dei contagi rischia di imporre ulteriori limitazioni ad un settore che, faticosamente, sta cercando di ricostruire la sua normalità” commenta il presidente Alessandro Lupi.
“Il nostro comparto, per sopravvivere ha bisogno di continuare a lavorare. La priorità, dunque, è quella di non chiudere e di scongiurare in ogni modo un nuovo lockdown. Oltre al fronte della ripartenza della pandemia, come filiera della ristorazione e dei pubblici esercizi, dobbiamo affrontare nuove emergenze: da un lato l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, dall’altro una possibile stagnazione dei consumi interni (dettata dalla riduzione della disponibilità di spesa per le famiglie) e una ripartenza dell’inflazione. Ben vengano, dunque, ulteriori azioni capaci di sostenere la diffusione della campagna vaccinale, a partire proprio dal green pass rafforzato.
Ma, parallelamente, si proceda nell’indicare, sin da ora, l’importanza di mantenere i plateatici ampliati, garantendone la gratuità, e prevedendo trasferimenti adeguati dal Governo centrale agli Enti Locali. Alcuni Comuni, probabilmente intravedendo il protrarsi dello stato d’emergenza, hanno già deliberato in tal senso. Altri, invece, restano ancora in attesa di indicazioni dal Governo. Noi per primi abbiamo sperato che, con il nuovo anno, si potesse tornare alla piena normalità. Invece siamo ancora costretti a misurarci con le conseguenze della pandemia. Pensiamo alla concessione dei plateatici come ad una misura utile a conciliare le esigenze legate alla tutela della salute con quelle connesse alla sostenibilità economica e al mantenimento della socialità garantita dalle nostre imprese.
Richiamiamo, inoltre, che le imprese, per organizzarsi hanno fatto investimenti che rischiano di essere gettati al vento da un restringimento sulle norme per l’occupazione di suolo pubblico. Ridurre i plateatici significherebbe, rispettando il distanziamento, rivedere al ribasso l’attività, con il rischio di un ridimensionamento anche nel personale. Figure professionali sulle quali il settore ha investito in formazione in questi primi mesi. Uno sforzo che non ha senso vanificare.
Resta poi il fronte sociale. Riteniamo che le nostre attività siano fondamentali per restituire le città e i paesi ade essere animati, a restituire alle comunità un senso di normalità. Questi mesi hanno cambiato le abitudini. Pensiamo al distanziamento (reso possibile dai plateatici ampliati) che ormai è inteso quasi come una necessità per i clienti. O, ancora, a chi non si è vaccinato e che, senza green pass non può accedere agli spazi chiusi nei locali. A loro – pur auspicando la sempre più ampia diffusione della campagna di immunizzazione – va comunque garantito una alternativa, anche per evitare tensioni comunque sotto gli occhi di tutti.
In proposito, pur precisando che lo studio è stato condotto su una città metropolita, va richiamato che (come spiega un’analisi della Fipe nazionale) il 64% dei consumatori abbia preferito mangiare all’aperto in questi mesi e il 56% intenda continuare a farlo anche in pieno inverno. Sia per questione di sicurezza sanitaria, sia per un generale apprezzamento del consumo all’aperto. La stessa analisi indica che, per il 70% dei cittadini i dehors di bar e ristoranti suscitano emozioni positive creano convivialità dove prima non c’era nulla, arredano l’ambiente, rendono più armonioso l’ambiente circostante e più sicuri gli spazi urbani e addirittura riqualificano il patrimonio edilizio. Confermiamo la determinazione del comparto a lavorare, rinnovarsi, proprio per vincere la sfida di sopravvivere.
Come Fipe Confcommercio lanciamo un appello: sia un impegno comune e condiviso il consentire alle imprese di riprendere fiato dopo un 2020 e un 2021 in cui i livelli di fatturato restano ancora lontani dai livelli pre-Covid sia un impegno comune e condiviso”.
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