Chiesa

San Martino tra tradizione
agricola e devozione popolare

La terra si prepara a “riposare”, a vivere una nuova stagione, custodita, cullata e coccolata da coloro che, nei campi, ci passano la vita e le giornate. Una vera e propria festa per i contadini che, dopo i mesi più caldi, per tradizione si preparano ad affrontare l’inverno

Ci sono ricorrenze che, nei nostri territori di campagna, di qua e di là dal Po, sono da sempre particolarmente sentite, specie nelle famiglie contadine (ma non solo). Ricorrenze accompagnate da tradizioni e aneddoti, leggende e, talvolta, misteri, fede e folclore, cultura e gastronomia.

Una di queste è quella di oggi, giovedì 11 novembre, giorno di San Martino, al quale, da sempre, tanto in Lombardia quanto in Emilia si fa di fatto corrispondere la fine dell’anno agricolo, quindi la conclusione del duro lavoro nei campi.

La terra si prepara a “riposare”, a vivere una nuova stagione, custodita, cullata e coccolata da coloro che, nei campi, ci passano la vita e le giornate. Una vera e propria festa per i contadini che, dopo i mesi più caldi, per tradizione si preparano ad affrontare l’inverno, stappando magari in compagnia le prime bottiglie di vino novello, riempiendosi la pancia anche di castagne e carne alla brace. I grandi protagonisti della tavola, per l’occasione, sono oca e maiale e, qui, si “diramano” anche alcune leggende.

La più nota è quella secondo la quale il cavaliere Martino soccorse un vecchio infreddolito donandogli parte suo mantello ed il sole cominciò a battere forte come se fosse estate per scaldare il pover’uomo (da qui la nascita della cosiddetta “Estate di San Martino”). Quella stessa notte, Martino ebbe una visione che cambiò per sempre la sua esistenza: in sogno, infatti, gli apparve Gesù, il quale, con degli angeli, parlava proprio di lui come una persona di buon cuore, per merito di quel gesto d’altruismo.

Al suo risveglio, il protagonista di questa storia, non ancora battezzato, non poté fare a meno di abbracciare definitivamente la fede, diventando un simbolo molto importante per l’intero mondo cristiano. Secondo un’altra leggenda, invece, Martino, per evitare di essere nominato vescovo, si nascose, ma le oche fecero talmente tanto rumore da farlo scoprire e, per lui, fu inevitabile diventare vescovo. Ecco perché l’oca è considerata la carne principale del menù di San Martino. Non solo per la leggenda secondo la quale, per ricordare il tradimento delle oche, il giorno di San Martino ne viene sempre arrostita una. L’oca, infatti, è legata anche ad altre tradizioni. Innanzitutto al fatto che, nel periodo della festa di San Martino, si concludevano i contratti agricoli e i contadini pagavano la decima ai Signori, spesso con prodotti della terra o del bestiame, tra cui appunto le oche. Inoltre perché la carne d’oca e quella di maiale costituiscono la migliore riserva di grasso e di proteine per il periodo invernale.

Nei territori che si estendono tra Lombardia ed Emilia la devozione nei confronti del santo è, da secoli, estesa e radicata. Nella sola diocesi di Cremona è patrono delle comunità di Binanuova, Levata, San Martino in Beliseto, San Martino dall’Argine, San Bassano, Isolello e Spinadesco. Senza dimenticare, a Viadana, la chiesa dedicata a lui e a San Nicola.

Sulla riva opposta del Po, invece, è patrono di Fontanelle di Roccabianca, paese natale di Giovannino Guareschi. Non mancano, nei paesi bagnati dall’Oglio e dal Po, gli eventi in programma. A Spinadesco, oggi, giovedì 11 novembre, alle 20.45, messa solenne presieduta dal vescovo monsignor Antonio Napolioni e tradizionale offerta del cero da parte dell’Amministrazione Comunale.

Diversi poi gli appuntamenti in programma domenica 14 e lunedì 15. In particolare, domenica 14, messa solenne alle 10.30 e, alle 18, presentazione della mostra “Giovannino Guareschi: ‘non muoio neanche se mi ammazzano’ L’avventura umana di Guareschi” a cura del Gruppo Mostre della Parrocchia. La mostra resterà aperta fino al 21 novembre. Tempo di sagra anche San Martino dall’Argine, dal 12 al 14 novembre. In questo caso si tratta di una delle più antiche fiere d’Italia, citata già nel 1538. Di spicco, senz’altro, la decima edizione della Fiera del Libro del territorio Oglio-Po organizzata da Società Storica Viadanese, Coordinamento Territoriale delle Pro Loco e Comune di San Martino dall’Argine. L’evento, quest’anno, si tiene nella splendida cornice della Chiesa Castello. Forse, viste le previsioni, non si verificherà il curioso e in qualche modo leggendario fenomeno dell’Estate di San Martino. Quest’ultima si verifica, generalmente, intorno all’11 novembre. La sua durata è espressa da un celebre detto popolare secondo cui: “L’Estate di San Martino dura tre giorni e un pochino”.

In realtà la durate del periodo mite, con assenza di precipitazioni e prevalenza di schiarite, non ha un limite specifico secondo la scienza. Quest’anno, le previsioni non sembrano appunto orientate a favorire l’Estate di San Martino, ma poco importa. Perchè già il fatto di tener vive e promosse le tradizioni delle nostre terre è non solo importante ma deve essere tra le priorità nell’azione di tutti. I tempi cambiano, le abitudini spesso subiscono modifiche. Ma fede, folclore, tradizione, identità e storia dei nostri territori sono e devono essere un giacimento da cui attingere, continuamente, per costruire il presente e il futuro.

Paolo Panni, Eremita del Po

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