Cronaca

Sos medici al P.S.: avviate tre
procedure, servono rinforzi

Tipicamente nei Pronto soccorso operano non solo medici specialisti nella medicina d’urgenza, ma anche medici con competenze affini, oltre a specializzandi che siano all’inizio del quarto anno di specializzazione: “Il problema è trovarli”, ammette il primario.

Medici di pronto soccorso cercasi per gli ospedali di Cremona, Casalmaggiore e Crema. L’azienda sanitaria ha aperto ben tre procedure per reclutare personale medico, due delle quali in scadenza in questa prima metà di novembre: tre posti a tempo determinato e altri tre a seguito di mobilità volontaria, oltre ad una terza procedura per formare un elenco di medici che operino in libera professione. Una diversificazione che punta ad ampliare il più possibile il bacino dei candidati, una specialità, quella dell’urgenza – emergenza, che non è tra le più ambite per carico di responsabilità, turni e stress.

“I due pronti soccorso di Cremona e Oglio Po sono in condizioni di scarsità di personale medico”, afferma il primario del Pronto Soccorso Francesca Cò. “Non siamo soli a vivere questa carenza, non è un problema di Cremona, fare il medico di pronto soccorso è un lavoro pesante, usurante, pieno di responsabilità e molto spesso non si trovano, neanche tra gli specialisti in medicina d’urgenza, delle persone che vogliano mettersi in gioco”.

Tipicamente nei Pronto soccorso operano non solo medici specialisti nella medicina d’urgenza, ma anche medici con competenze affini, oltre a specializzandi che siano all’inizio del quarto anno di specializzazione: “Il problema è trovarli”, ammette il primario.

14 in questo momento i medici in servizio, a breve probabilmente 15, ma sempre troppo pochi. Quello che è il primo punto d’accesso per i pazienti, spesso intasato di codici bianchi che avrebbero bisogno di un altro tipo di percorso, sta cambiando metodo organizzativo, a seguito dell’arrivo a Cremona di Enrico Storti, nuovo direttore del dipartimento di medicina e chirurgia d’urgenza e accettazione (DeA), anestesia e rianimazione.

Il direttore del dipartimento Emergenza Urgenza, Anestesia e Rianimazione Enrico Storti e il primario del Pronto Soccorso aziendale, Francesca Co’

“Il pronto soccorso di Cremona – ci spiega – sta lavorando attivamente per arrivare a un nuovo modello, o per meglio dire un modello moderno, che prende in carico il paziente e comincia a fare esami già nella fase di triage. In questo modo ci si organizza per cominciare da subito il trattamento e arrivare alla corretta diagnosi di quello che viene identificato come problema primario. Questo può sembrare scontato, ma in realtà molti Pronto soccorso funzionano ancora come punti di diagnosi e  smistamento verso i reparti. Qui stiamo cercando di conformarci, anche attraverso la formazione dei professionisti, a questo metodo di lavoro che sicuramente può fare aumentare i tempi di attesa, ma un’attesa non fine a se stessa, bensì finalizzata a dare un servizio”.

In altri termini, si cerca di dare inizio da subito al trattamento del paziente, con l’obiettivo di aumentare – se se ne riscontra la possibilità –  la percentuale di pazienti che possono essere dimessi e di mantenere invece una quota corretta di ricoveri da indirizzare da subito nella divisione (reparto) più appropriata, avendo già impostato un trattamento.

Un metodo di lavoro che a breve, si spera dall’inizio del nuovo anno, andrà di pari passo con l’ammodernamento edilizio del pronto soccorso dove aumenteranno da 8 a 12 i posti letto di osservazione breve e saranno dotati di  spazi più ampi e strumenti adeguati alla diagnostica. Finalità dell’osservazione breve è quella di proseguire l’iter diagnostico terapeutico per un massimo di 36 ore, ma a volte anche di più,  prima di decidere se rimandare il paziente a casa.

La ristrutturazione del Ps non sarà fatta in poco tempo e soprattutto dovrà fare i conti con la necessità di continuare ad erogare il servizio. Buone notizie infine per quanto riguarda gli accessi di pazienti Covid: al momento non ci sono avvisaglie di un incremento di pazienti sintomatici nonostante l’aumento dei positivi e non sono stati attivati percorsi separati di ingresso.

gbiagi

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