Travaglio e fuga a Cremona, il
bimbo nasce in auto a Solarolo
Ieri è andata bene, e la speranza è che vada sempre bene anche in futuro. Ma le speranze non costituiscono materia di programmazione e di accortezza. Quei 44 chilometri restano tanti, troppi per sperare che vada e sempre tutto bene. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1
Quarantaquattro chilometri. Sono quelli che separano Casalmaggiore da Cremona. Mezz’ora di macchina, se tutto va bene, al netto di nebbie, macchine agricole e traffico. Si è fermata a metà strada la corsa di una trentenne, giunta al termine della gestazione, che ha partorito in auto prima di essere soccorsa – ieri alle 14.30 – a Solarolo Rainerio. Non si sa, al momento, molto di più, solo che il bimbo è un maschietto e che è andata bene.
La donna, una 30enne di Casalmaggiore, da quello che sembra, aveva avvertito i primi segnali del parto imminente. Accompagnata dal marito, che era alla guida, si stava recando a Cremona. Quando l’auto è giunta all’altezza della Giuseppina, nel comune di Solarolo Rainerio, si sono rotte le acque e il piccolo è venuto al mondo. Quando l’automedica e l’ambulanza di Padana Soccorso sono giunte sul luogo il piccolo era già al mondo. L’ambulanza è stata scortata da un mezzo della Polizia Stradale di Casalmaggiore sino all’ospedale di Cremona.
Era già successo in passato, e succederà ancora in futuro. Quarantaquattro chilometri, e fortunatamente è andato tutto bene. Ma il discorso torna a quel 31 ottobre del 2018, quando fu decisa la soppressione del Punto Nascite dell’Oglio Po. Una ferita profonda, e tutt’ora aperta. Regole incomprensibili del Ministero della Salute e politiche incomprensibili di Regione Lombardia hanno fatto sì che, tre anni fa, venisse chiuso il Punto che tanti piccoli aveva portato alla luce, e sempre nella massima sicurezza.
Le mamme sono costrette ad andare a partorire altrove. Cremona o la più vicina Guastalla, se non Asola. Di quanto fosse necessario un punto nascita in un ospedale di frontiera come Oglio Po lo dimostra un episodio come questo. E’ andata bene, ed era già successo, e non andrà sempre bene. Il 2 dicembre a Roma, di fronte al Consiglio di Stato, l’ultimo atto, la discussione del ricorso dei sindaci (21 i firmatari) contro la sentenza del TAR di Brescia che respingeva il ricorso all’annullamento della decisione di chiusura.
Sarà l’atto conclusivo di un’amara vicenda che ha visto perdere l’intero territorio, dopo mesi di battaglie. L’ultima possibilità – dal punto di vista legale – di capovolgere una decisione presa alla luce di scelte che sicuramente non hanno avvantaggiato un territorio. Ieri è andata bene, e la speranza è che vada sempre bene anche in futuro. Ma le speranze non costituiscono materia di programmazione e di accortezza. Quei 44 chilometri restano tanti, troppi per sperare che vada e sempre tutto bene.
N.C.