Estorsione: Voltini condannato
a quattro anni e sei mesi
Il giudice ha disposto anche l'interdizione dai pubblici uffici per la durata di 5 anni e la sospensione da tutte le cariche e società per la durata di quattro anni e mezzo in caso di sentenza definitiva
Condannato a quattro anni e sei mesi. Questa la sentenza emessa dal gup Elisa Mombelli nei confronti del presidente di Coldiretti Cremona e Coldiretti Lombardia Paolo Voltini, accusato di estorsione. I pm Vitina Pinto e Chiara Treballi avevano chiesto 3 anni e 8 mesi. Il giudice ha disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di 5 anni e la sospensione da tutte le cariche per la durata di quattro anni e mezzo. Una pena accessoria, quest’ultima, che scatterà in caso di sentenza definitiva.
Voltini, processato con il rito abbreviato, aveva “estorto le dimissioni di due dipendenti del Consorzio Agrario, Paolo Ferrari, 63 anni, di Casirate d’Adda, ed Ersilio Colombo, venditore di mezzi agricoli, rispettivamente formalizzate il 17 giugno del 2015 e il primo luglio del 2015”.
Condannato a tre anni e quattro mesi anche l’altro imputato Tullo Soregaroli, collaboratore di Voltini. Soregaroli, difeso dai legali Alberto Gnocchi e Fabio Sbravati, doveva rispondere in concorso con il presidente in relazione alle “dimissioni” del solo Colombo. I due pm ne avevano invece chiesto la condanna per entrambi gli episodi.
Per quanto riguarda i risarcimenti, il giudice ha disposto per Voltini, difeso dagli avvocati Luca Deantoni e Alessio Di Amato, la cifra di 20mila euro a testa come provvisionale in favore di Ersilio Colombo, rappresentato dall’avvocato Luigi Lupinacci, e per Paolo Ferrari, assistito dall’avvocato Luca Vinciguerra. Colombo aveva chiesto un risarcimento di 350.00 euro, mentre Ferrari di un milione e 127 mila euro. “Un processo difficile e una vicenda complicata”, hanno commentato i legali di parte civile. “Il giudice ha accolto le nostre ragioni”. “E’ stata ristabilita la verità”, ha detto Colombo.
Voltini, appena assunto l’incarico di presidente del Consorzio, aveva costretto i due dipendenti, che sarebbero stati a lui sgraditi in quanto assunti dalla precedente gestione, a sottoscrivere le proprie dimissioni sotto la minaccia di rovinare loro la carriera e di trascinarli in tribunale per un ipotetico buco di 800 mila euro causato alle casse del Consorzio Agrario. L’imputato aveva impedito fisicamente ai due dipendenti di uscire dalla stanza dove erano stati convocati e di usare il telefono cellulare per contattare il proprio legale.
In questo modo li aveva costretti a firmare le proprie dimissioni, “violando i loro diritti relativi all’interruzione del rapporto di lavoro, così procurandosi l’ingiusto profitto consistito nel liberarsi illegittimamente di persone non gradite, senza pagare loro le indennità spettanti in base alle norme a tutela del lavoratore e senza risarcire o negoziare il danno provocato dagli improvvisi licenziamenti”.
La motivazione della sentenza sarà depositata entro 90 giorni.
Sara Pizzorni