Cronaca

Salina, quando una storia finisce
bene. Le polpette sospette

"Quando le ho viste la prima volta ero molto preoccupata, e avevo pensato a qualche boccone avvelenato anche perché è già successo, eravamo tutti stati più attenti e finalmente abbiamo chiarito tutto. Ed è giusto che si sappia come sono andate realmente le cose"

A volte le storie sono più belle di quello che appaiono inizialmente. E quello che è accaduto a Salina mostra che non tutto è cattivo, e non tutto è perduto. Il 10 settembre scorso vi avevamo raccontato la storia della coppia che portava a spasso il cane a Salina di Pomponesco, in via Nocedella, sulla riva che costeggia il Canale Diversivo Viadanese. Da lontano il residente a passeggio con il cane aveva visto un uomo arrivare in moto, depositare qualcosa a terra e poi andarsene rapidamente guardandosi in giro. In un primo momento non ci aveva fatto particolarmente caso ma avvicinatosi alla zona dove il motociclista aveva lasciato quello che si portava dietro si era accorto di quelle strane polpette. Aveva avvertito la moglie che la mattina successiva si era recata sul luogo, eliminando quelle polpette dopo averle fotografate e tenute un paio per farle analizzare. Il sospetto era che potessero essere esche avvelenate lasciate lì da qualche delinquente, un rischio per i cani (numerosi) che frequentano la zona. La donna era poi andata dai Carabinieri di Viadana per segnalare la cosa. Ed aveva poi, in seguito al suggerimento degli stessi uomini dell’Arma, fatto analizzare a sue spese quelle polpette. “Nei giorni scorsi è arrivato l’esito delle analisi – ci ha raccontato la donna di Salina – che hanno accertato che non contenevano niente di velenoso. Ne abbiamo trovate altre e un altro signore che ha il cane ha visto proprio la persona mentre le metteva giù e siamo riusciti a risalire all’identità. E’ una persona che abita qui a Salina, un indiano. Gli ha chiesto perché mettesse giù le polpette e lui ci ha spiegato che è un’usanza che hanno che quando avanza del cibo lo si mette in riva ai fossi per dare da mangiare ai selvatici. Ci siamo informati con altri indiani e ci hanno spiegato che è proprio così. Meglio così. Quando le ho viste la prima volta ero molto preoccupata, e avevo pensato a qualche boccone avvelenato anche perché è già successo, eravamo tutti stati più attenti e finalmente abbiamo chiarito tutto. Ed è giusto che si sappia come sono andate realmente le cose”. Per una volta bene. Ed è un piacere, anche per noi, raccontarlo.

N.C.

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