Cronaca

Amilcare Acerbi e Cascina Sereni:
braccia aperte sul futuro

Apre le braccia, nell'immagine affissa sulla parete di Cascina Sereni Amilcare Acerbi, quasi a simulare il volo, braccia aperte verso chi lo guarda. E, poco prima della fine della funzione, un colpo di vento fa sì che quella stessa immagine si rivolti verso quelle pietre. GUARDA LA FOTOGALLERY E IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

Apre le braccia, quasi a simulare un volo nel poster che è stato affisso alla parete di Cascina Sereni. E forse volava davvero Amilcare Acerbi, che aveva l’anima di un bambino, di un viaggiatore sempre alla scoperta, sempre in moto, sempre alla ricerca dell’entusiasmo del quotidiano vivere e – al contempo – della concretezza delle piccole cose. Pedagogista dalla profonda cultura, convinto che il bambino dovesse vivere di esperienze e che nelle esperienze il contatto con la natura, l’esperienza materica fosse fondamentale, ha lasciato un’eredità pesante a chi adesso è destinato a portare a termine il suo progetto.

Cascina Sereni, oltre ad essere un progetto dell’Atletica Interflumina e di Carlo Stassano, è un progetto in cui l’impronta del pedagogista Acerbi è fortissima. Non fosse altro che per quelle 800 pagine di presentazione che sono servite affinché il progetto prendesse vita e ricevesse parte dei finanziamenti che serviranno a realizzarlo. Le pagine che hanno dato una valenza scientifica a un sogno. E’ stato l’anima del progetto di Cascina Sereni il pedagogista originario di Piacenza, quello che ha sempre guardato con ottimismo alla sua realizzazione. Non ha mai perso la speranza, e quella speranza alla fine è divenuta certezza.

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Ieri pomeriggio, proprio nell’aia della Cascina, il pedagogista Acerbi, scomparso il 24 ottobre dell’anno scorso a 75 anni, è stato ricordato in una toccante cerimonia. Molte le presenze. Da Trento è giunto il figlio di Amilcare, Riccardo Acerbi, sociologo che Carlo coinvolgerà nel futuro della cascina, da Torino sono giunti la pedagogista Silvana Audano e l’archeologo Roberto Lattini. Da Lodi la professoressa Paola Maestroni e Furio Ferri, membri dell’associazione Animum Ludendo Coles.

Da Cremona il biologo e amico di Acerbi Riccardo Groppali, e la dottoressa Silvia Toninelli insieme al professor Daniele Carlo Pitturelli dell’IIS Stradivari. Da Parma, per l’AIPO l’ingegner Alessio Picarelli. Da San Secondo la dottoressa Elisa Bertuccioli, direttrice della biblioteca. Da Rivarolo del Re la dottoressa Sonia Sbolzani. Presenti alla cerimonia i consiglieri Interflumina Tommaso Anastasio (Vice presidente vicario), Teodolinda Baroni, Alberto Bernini, Filippo Bertolotti (Vice presidente), Daniele Foglia, Stefania Gerelli, Marco Lena, Leonardo Stringhini, Calogero Tascarella, Carla Visioli, Marco Falchetti e Francesca Miglio.

Numerosi anche i rappresentanti delle amministrazioni. Dal sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni a Marco Sartori e al capogruppo d’opposizione di Casalmaggiore Fabrizio Vappina. Poi il vice sindaco di Martignana di Po Fabio Piedi, l’assessore di San Giovanni in Croce Fabrizio Galli, la vice sindaco di Rivarolo Mantovano Mariella Gorla, Ivano Zambelli per l’amministrazione colornese. Presenti anche l’ingegner Alberto Picca e il commercialista Mario Stassano, fratello di Carlo. Ad allietare la messa in ricordo di Amilcare Acerbi, celebrata dall’esuberante abate mitrato di Santo Stefano don Claudio Rubagotti, l’Ensemble Salieri del Maestro Fabio Fava, con Sebastiano Fortugno voce solista e, oltre all’Ensemble, il Maestro Pier Vigolini alla tastiera.

Prima della funzione un toccante ricordo del professor Carlo Stassano, sopraffatto dall’emozione, la lettura del pezzo con il quale il giornalista Giovanni Gardani lo aveva ricordato sul quindicinale Sportfoglio “Acerbi – scriveva Gardani – era lontano dai paroloni e dalle filosofie dell’effimero, e aveva trovato la soluzione al rebus: la sua era una pedagogia materica, quella che ai ragazzi serve sempre di più in un mondo sfuggevole, perché ormai virtuale. Per questo Amilcare Acerbi ci manca“. Poi l’intensa e colorita predica di don Claudio Rubagotti, che tra le altre cose ha ricordato che i ragazzi devono imparare il senso della fatica, del lavoro e del contatto umano: “I nostri ragazzi – ha spiegato il parroco – devono sapere che seminare è faticoso e che quando li favoriamo facciamo loro del male. Bisogna fare di tutto perché i ragazzi apprendano a non aver paura della fatica, di seminare, di sudare. Sentire l’odore della terra, toccarla, abbracciarsi“.

IL TESTAMENTO DI ACERBI – Un mese prima della morte Acerbi chiudeva la lunghissima relazione per il progetto della Cascina Sereni. Carlo Stassano, non senza commozione, ha letto la conclusione di quel lungo documento. Una sorta di testamento lucido e dalla grandissima portata. “Perché sono le mani, le mani della cuoca che prepara il sugo da mettere nella pasta. Oppure le mani della contadina che sfogliano la verdura e scelgono le carote da portare in tavola e ti mostrano come cresce la piantina e ti raccontano quando è stata seminata. Oppure sono le mani del naturalista-boscaiolo che ti ha accompagnato e che ti ha fatto vedere come scorre la linfa dentro nel legno, come si muove e come fa crescere l’albero, come fa crescere i rami e che scorrendo mostra le dita verso l’alto, là in alto, e ti dice che se guardi bene c’è un foro, un nido del picchio, e ora sai come fanno i picchi. Ecco, son le mani, son le mani che faranno avere successo all’ostello, all’azienda, al bosco. Perché sono le mani che conoscono la natura, il materiale, il lavoro e sanno raccontare quello che succede e quello che succederà. Le mani che hanno racchiuso le tue, la prima sera che trascorrevi lontano da papà e mamma e non riuscivi a prendere sonno. Le mani umide dell’acqua della lanca, nella canoa, oppure bagnate di sudore nel sistemare gli attrezzi dell’orienteering nel bosco.” “Le dita hanno smesso di ticchettare. Gli occhi, 100 e più occhi, hanno terminato di controllare che non ci fossero errori, che i numeri corrispondessero ai concetti. Ore e ore di letture, di riletture. Tutto a posto, possiamo chiudere i file. PUNTO. Ora possiamo davvero chiudere gli occhi“. C’è tanto della filosofia del pedagogista in queste parole, tanto del suo credo e tanto di quel credo che sarà alla base di un bellissimo progetto che vedrà il via tra poco tempo. Ieri sono state aperte le buste per l’assegnazione dei lavori. A breve si parte. Cascina Sereni diventerà realtà.

Apre le braccia, nell’immagine affissa sulla parete di Cascina Sereni Amilcare Acerbi, quasi a simulare il volo, braccia aperte verso chi lo guarda. E, poco prima della fine della funzione, un colpo di vento fa sì che quella stessa immagine si giri verso quelle pietre. Ad abbracciare quella che è – e sarà – anche una sua creatura. Forse è solo un piccolo segno del destino o forse Amilcare, nel suo incrollabile ottimismo, di quella casa e di quel progetto sapeva già la fine. O l’inizio di un percorso che unisce sport, natura, fatica, gioia, gioco e riflessione, terra, fiume, sudore e sogni. Che unisce in un abbraccio profondo chi resta a portare avanti un bel progetto e chi continua a guardare da lassù. E da lassù – di certo – ne sorride.

Nazzareno Condina

 

 

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