Cronaca

Gussola: Antonio, Francesco,
Pietro e quella lapide consunta

Dei tre Gussolesi solo Francesco è un vero e proprio partigiano. Gli altri due sono annoverati tra i caduti civili della guerra. Cadono il 26 aprile. I loro corpi verranno ritrovati giustiziati e martoriati

Antonio Bini, Francesco Bini e Pietro Mangoni (Archivio ANPI Cremona)

Una lapide posata in golena, consumata dal tempo che passa. La golena è quella poco fuori Gussola, quella che dà verso Torricella del Pizzo. La dedica non si legge neppure più, e a fatica si leggono i nomi. C’è un mazzo di fiori secchi, l’erba alta e il niente. Sono figli di queste terre, di questo comune i tra ragazzi che su quella lapide, vengono ricordati.

Erano poco più che ragazzi Antonio Bini, Francesco Bini e Pietro Mangoni. Antonio aveva 24 anni, Francesco 28 e Pietro 22 anni, compiuti quattro giorni prima di morire. La loro storia ce la racconta l’Anpi Cremona. E’ il 24 aprile del 1945. I tedeschi in ritirata stanno attraversando il Po, lasciandosi dietro distruzione e morte. La golena di Gussola, come tutta quella tra Gussola e Casalmaggiore, è luogo di osservazione per i partigiani che guardano le mosse del nemico e lo contrastano. Sono giorni difficili e Gussola paga un prezzo alto in quella ritirata.

Dei tre Gussolesi solo Francesco è un vero e proprio partigiano. Gli altri due sono annoverati tra i caduti civili della guerra. Cadono il 26 aprile. I loro corpi verranno ritrovati giustiziati – probabilmente dopo essere stati torturati – e martoriati. Abbandonati nell’erba alta a poca distanza l’uno dall’altro.

In golena, dove l’argine Maestro fa una curva e la sterrata si apre verso una costruzione non abitata, 150 metri più in là, c’è una lapide a ricordo di quei giorni, e a ricordo di quei ragazzi. Andrebbe rimessa in sesto, ripulita e andrebbero ripassate le scritte. Ogni morto merita di essere ricordato, con rispetto e – se qualcuno resta in vita – salutato e pianto sui luoghi del ricordo. Tra qualche tempo, e ai bordi di quella sterrata, neppure i nomi si leggeranno più.

N.C.

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