SagomArte, i nuovi orizzonti di
Debora alle Ombre Rosse di Parma
Domani, alle 18 all'Osteria Ombre Rosse di Parma, si apre SagomArte, mostra delle opere attuali di Debora Benvenuti. La mostra durerà un mese. Illustrazioni sono realizzate in digitale e stampate su plexiglass, ritagliate ed assemblate, tutto in fatto casa
Forse non è più la Debora Benvenuti debordante e profondamente inquieta di un tempo, quella che realizzava di giorno quello che la sua mente concepiva di notte, qualunque cosa fosse e qualunque forma avesse. Il tempo passa anche sugli incubi, sui sogni e le ferite, sulle gioie e sulle inquietudini, sui giorni di tempesta e quelli di bonaccia e cambiano strade e prospettive. Forse, di quella Debora più istintiva e instabile, è rimasto poco, o è rimasta dentro. Di certo le è rimasta una cosa: la profondità di quello che dice e che vuol dire. La testa pensante, l’approccio vitale alle cose che accadono.
Era profonda e vitale allora, quando ogni opera ti piazzava un pugno diretto allo stomaco. Quando nei colori e nelle forme vi erano graffi, che guardavi e prendevi. E’ profonda adesso che il suo gioco si è fatto più cerebrale, più ricco di rimandi letterari, pittorici, pubblicitari. In cui pesca a piene mani dal mondo dei messaggi e dei cartoons, e alla stessa maniera dal mondo dei maestri d’arte della storia della pittura.
Domani, alle 18 all’Enoteca Ombre Rosse di Parma, si apre SagomArte, mostra delle opere attuali di Debora Benvenuti. La mostra durerà un mese. Illustrazioni sono realizzate in digitale e stampate su plastico, ritagliate ed assemblate, tutto in fatto casa. L’impronta è chiaramente legata al mondo della pop art. Un mondo multicolor. Ma occhio a pensare che la pop art non possa veicolare messaggi importanti. “Nulla nasce per caso, non c’è niente che non sia assemblato per un motivo”. La profondità. Quello che resta.
“Stavo andando a Gardaland – ci spiega – con il mio compagno e mia figlia. Lui lavora con la stampa. Mi ha spiegato le possibilità di stampare su materiali e mi si è aperto un mondo. Sono tornata a casa e non vedevo l’ora di mettermi a lavorare”. L’attuale compagno di Debora è ispirazione e fonte di un attuale equilibrio. E’ parte di quella strada, di quel cammino imperfetto ma reale, di quel cambiamento. “Sì, c’è molto più equilibrio adesso. Parliamo la stessa lingua” ci dice sorridente.
Il nome SagomArte viene dal fatto che in ognuna delle nove opere esposta è sagoma la cui forma richiama il significato dell’opera stessa. Sono re-interpretazioni di opere d’arte di famosi e grandi artisti, associate ad altre immagini. Ogni sagoma, adattata nella forma al tema che si vuole rappresentare, porta in sé uno o più messaggi che passano attraverso un excursus di opere d’arte famose, abbinate, per associazione di idee, ad immagini provenienti dal cinema o dai cartoons, da icone, da periodi di storia e di vita, da simboli frivoli del consumismo e dal mondo dell’ advertising. Il doppio triangolo, che spesso appare, è il logo di Debora, un triangolo piccolo che si stacca da uno più grande come segno di ribellione a schemi imposti, dittature, perbenismi, violenze, col fine di lottare per una propria identità e libertà fisica e di pensiero.
Forme, grandi forme che portano messaggi. Che si intersecano, senza un punto di partenza e uno di arrivo. Nulla nasce per caso, nulla è lì senza un motivo. Come nel fenicottero, che ci racconta lei stessa: “Il fenicottero è la rilettura della Dama con l’Ermellino di Leonardo. Siamo a fine 400, Leonardo è già un famosissimo e quotatissimo artista. L’ispirazione per questo capolavoro gli viene durante un soggiorno a Milano, città che gli riconosce grande successo, motivo per cui, per associazione di idea, nella sagoma viene inserito il Duomo. Alcune teorie dicono che la Dama, altrimenti detta La Belle Ferronnièere, fosse Cecilia Gallerani, una delle amanti di Ludovico il Moro, committente dell’opera. L’associazione con gli spermatozoi è dovuta all’atto sessuale fra gli amanti e all’ermellino che pare sia simbolo di gravidanza. Infine, la sagoma del fenicottero è scelta per il collo lungo di questo animale, che con attorno una collana, richiama quello della Dama”.
O la ciambella: “L’ispirazione mi è venuta dalle opere di Botero, famoso per i suoi personaggi in carne. A 24 anni dipinge per caso un mandolino molto grande con un buco piccolo rispetto alle proporzioni, opera che vira la sua sensibilità artistica verso figure grasse ma perfettamente armoniose e non prive di sensualità. Per questo motivo anche la sagoma della ciambella è grande e golosa, richiama il problema, prevalentemente americano, dell’obesità causato dal cibo spazzatura, come i DONUTS e gli HOTDOG o i chewingum Big Babol questi ultimi come simbolo di volume e di cose dolci. Dal cinema invece viene ripreso Slimer, fantasma di Ghostbuster, voluminoso, con espressione di libidine a richiamo della sensualità che esprimono le donne di Botero e infine Spongebob, la simpatica spugna cartoon, gialla, morbida e sempre sorridente proprio come le femmine di Botero che rappresentano energia, positività ed esaltazione della vita”.
Tutti gli oggetti in mostra hanno un loro corrispettivo stampato su maglie: le opere di Debora sono anche – pret a porter – si possono indossare. Le opere sono veri e propri manufatti d’arredamento e si possono acquistare. Anche il cactus, altra opera ricca di significati e di rimandi ha un suo significato: “Il Cactus – ci spiega – contiene la famosa e stupenda Venere del Botticelli, icona della bellezza a cui viene associata la mano con lo specchio a richiamo dell’ideale di perfezione e bellezza femminile. Pare che la modella fosse Simonetta Vespucci, bellissima e musa di parecchi artisti. Venere esce da una conchiglia, presente anche nella sagoma, il mare increspato dai venti è ripreso dalla dal flacone che rovescia il detersivo e la cui schiuma ricorda quella delle onde sulla battigia. Il cactus perché spinoso e pungente come la bellezza femminile, che quando è sfacciata e tanta, crea invidia e, se si risolve a mero aspetto esteriore, arreca danno sia a chi la bellezza la mostra che a chi ne viene travolto”.
15 le opere esposte alle Ombre Rosse. Della Debora profondamente inquieta e folle di un tempo probabilmente qualcosa è rimasto dentro. Siamo tutti i passi che lasciamo sulla strada, ed anche lei. Ma siamo anche la stratificazione di quello che abbiamo appreso, interiorizzato e conosciuto. Di quello che abbiamo imparato dalla vita e di quello che non impareremo mai. La Debora di adesso ha la stessa forza di allora, e tante cose da dire e da dare a chi la guarda in quello che crea.
Nazzareno Condina