Cronaca

Il 7 ottobre di 28 anni
fa moriva Augusto Daolio

Figlio della beat generation, nasce a Novellara “nel cuore della notte, mentre freddo e brina duellavano con rami secchi di pioppi e tigli" e nonostante ci furono periodi in cui i Nomadi facevano anche duecento serate all’anno, rimane sempre un uomo con le radici in questa terra agreste e ruvid

Foto: FB Nomadi Official page

Il 7 Ottobre di ventotto anni fa moriva Augusto Daolio lo menziona Facebook e in un attimo si spalanca il portone della malinconia e dei bei ricordi. Non credo sia necessario elencare le sue tappe artistiche, più o meno le conosciamo tutti. Figlio della beat generation, nasce a Novellara “nel cuore della notte, mentre freddo e brina duellavano con rami secchi di pioppi e tigli” e nonostante ci furono periodi in cui i Nomadi facevano anche duecento serate all’anno, rimane sempre un uomo con le radici in questa terra agreste e ruvida. Non è un divo Augusto anzi, il suo stile di vita, il suo modo di stare in scena, e persino la sua voce, sono l’esatto opposto di quello che oggi vediamo nel mondo del pop. Occhialini alla Lennon, jeans e camicia, barba simile a quella dei vecchi barcaioli del Po, non perde mai la sua identità artistica e poliedrica nemmeno quando interpreta pezzi scritti da altri grandi, tra i quali un ancor giovane Guccini, suo collaboratore e amico. Le sue canzoni, che spaziano dalla lotta sociale, a malinconiche storie d’amore fino alle ballate di errabondi sognatori, hanno segnato un’epoca, furono bandiera per tanti giovani di allora e continuano ad esserlo per i figli dei loro figli oggi. Cos’è l’immortalità? Forse un uomo semplice, di terra e di fiume, con i piedi nella bassa reggiana, le gambe in giro per il mondo, la testa nelle nuvole e il cuore nella natura e tra la gente; oppure l’immortalità è una voce che ti ricorda subito chi sei, che ti da un senso di appartenenza, è quel giro di note che appena le senti le riconosci e non puoi evitare di cantare, è il ricordo e la nostalgia di ciò che si era e al tempo stesso la fierezza “di essere stati quelli di quei tempi là”. E’ rimanere in un dipinto, in una poesia, in una ballata, nel coraggio di una lotta, in un timbro di voce, nei cuori della gente. Non so di che parlasse oggi Facebook, non mi era mai capitato di leggere dell’anniversario di morte di uomo che in verità non è mai morto! Per sempre Augusto

Giovanna Anversa

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