Sanità e Distretti, Mantova ha una
proposta "Noi, a che punto siamo?"
Ma veniamo al Casalasco. Un distretto da 37 mila abitanti, senza strutture (se non l'ospedale). "Senza nessuna prospettiva" il giudizio lapidario. C'è ancora tempo per chiarire e cambiare le cose. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1
Che ne sarà del distretto Casalasco Viadanese? Che cosa pensano i sindaci sulla possibilità (neppure così tanto remota) di due distretti, Viadana e Casalmaggiore che divisi conteranno poco o nulla? E cosa della possibilità che a pagare sia poi l’intero territorio, ancor più ai margini delle rispettive province di riferimento? Se lo chiede, insieme ad altre questioni, il Comitato che in questi mesi ha portato avanti un progetto – l’unico presentato al momento nel casalasco viadanese – di mantenimento del distretto Casalasco Viadanese, in subordine alla creazione di un’unica ASST Oglio Po, con una propria autonomia.
Ieri in conferenza stampa Mario Daina, Pierluigi Pasotto e Velleda Rivaroli hanno messo sul tavolo tutta una serie di questioni a partire dal documento di riassetto mantovano che ha visto uniti sindaci, consiglieri regionali di opposte fazioni, presidente della provincia e sindacati. Un documento unitario (quello mantovano) che, sotto il coordinamento del presidente della provincia, ha visto schierarsi sindaci e consiglieri regionali rappresentanti del territorio mantovano di opposte bandiere e sindacati. Un documento che è unico in tutta la Lombardia in cui dopo un paio di mesi di incontri si è trovato un equilibrio per il bene dei cittadini. Tra le richieste del documento quella di aumentare i posti letto nelle strutture ospedaliere, dai 1286 attuali a 1540, l’incremento degli organici, incrementare i posti letto specialistici, creare un’ATS mantovana, dividere il territorio in 6 distretti, articolazioni dell’ASST, che poi sarebbero Mantova, Asola, Guidizzolo, Ostiglia, Suzzara e Viadana. Poi ancora individuare le Case di Comunità che tengano conto dei PRESST già programmati, considerare quello tra strutture pubbliche e private un sistema integrato, creare una rete di servizi territoriali, puntare sulla medicina territoriale, considerare un impegno sempre più attivo di sindaci e sindacati, creare una rete di ospedali di comunità. Un modello insomma che, per quanto riguarda l’area Oglio Po presenta quantomeno un punto – oscuro – non si fa menzione del distretto Casalasco Viadanese è c’è di più. ATS, da quanto spiegato in conferenza stampa e da quanto sottolineato da Daina, Rivaroli e Pasotto, avrebbe già disegnato la mappa dei distretti nel proprio territorio. C’è Viadana, c’è Casalmaggiore. Nessun accenno all’area casalasco viadanese.
Ma veniamo al Casalasco. Un distretto da 37 mila abitanti, senza strutture (se non l’ospedale). “Senza nessuna prospettiva” il giudizio lapidario. C’è ancora tempo per chiarire e cambiare le cose: non tanto invero, ma dalla fine di ottobre data in cui si pensava alla revisione della legge 23 si è passati a fine anno. Segno peraltro evidente che qualche problema, e qualche frizione c’è. Si può ancora trattare, si può ancora pensare ad un modello (se non lo si è fatto) che non mandi in vacca tanti anni di azione territoriale comune, a cavallo tra due provincie. L’Oglio Po – tanto per dirne una – non è l’ospedale di Casalmaggiore. Ma è l’ospedale di Casalmaggiore, Viadana e di altri 25 comuni.
“L’incontro con i tecnici, Canino Mosa e Bracchi – hanno spiegato – non ci ha lasciato per nulla soddisfatti. Riprenderemo la questione appena verrà verbalizzato l’incontro. E’ stata lì discussa la questione del nuovo assetto, ma i tecnici hanno detto che il loro ruolo è altro, e che c’è la politica per quello. Abbiamo chiesto alla politica. Nel consiglio comunale di Casalmaggiore abbiamo chiesto al sindaco su quali coordinate si stesse muovendo l’amministrazione e ci ha spiegato che non poteva darci anticipazioni perché avrebbe potuto turbare i rapporti dell’assemblea dei sindaci e per non turbare le elezioni di Marcaria. E che la politica aveva fatto la sua parte ed i problemi di gestione dell’area a scavalco tra le due province fosse di natura tecnica, e non politica. Abbiamo accettato quella risposta e datogliene atto, se non fosse che il giorno dopo i sindaci mantovani, di concerto con tutti i loro rappresentanti politici e sindacali, se ne escono con un documento in cui si prospetta una soluzione trasversale alla questione. Quel documento prevede un distretto a scavalco, ma potrebbe non essere il casalasco viadanese. E se fosse il nostro, noi non avremmo nessun problema ad avere come riferimento ASST Mantova, non sarebbe scandalosa una soluzione unitaria per questo territorio. Ci chiediamo però che ne pensa il sindaco Filippo Bongiovanni. Anche lui non avrebbe nessun problema ad accettare un modello che veda l’ASST di Mantova come riferimento?”
Nessuna rinuncia ad un modello che poi è quello elaborato dai tecnici Luigi Borghesi e Fabrizia Zaffanella: “Con il documento mantovano viene meno l’ASST unica, che è la soluzione da noi auspicata, ma quello che è più grave è che viene meno anche un modello, che è quello che ha caratterizzato questo territorio, di un distretto casalasco viadanese. Il sindaco Bongiovanni nell’ultimo consiglio ha parlato di un documento che al momento è nel cassetto con una proposta. E’ ora di renderlo pubblico se realmente c’è. Quello che al momento conosciamo è che per due mesi la provincia, i sondaci, i rappresentanti politici e i sindacati di Mantova e provincia hanno lavorato ad un modello mentre noi non abbiamo neppure mai espresso una posizione chiara su quello che si intende fare. Da quello che vediamo sembra che la strada dei due distretti sia segnata. Noi stiamo aspettando la data della convocazione di Letizia Moratti, e quando saremo lì porteremo il documento elaborato da Zaffanella e Borghesi e continueremo a chiedere un’unica ASST”.
“Non abbiamo messo nessuna bandiera al documento Zaffanella Borghesi. Riprova ne è che siamo andati da tutti i 27 sindaci e sempre con un tecnico: uno, Luigi Borghesi, maggiormente portato alle questioni ospedaliere, l’altra più a conoscenza delle questioni legate alla medicina territoriale. Quello che portiamo avanti è un documento tecnico, redatto da due tecnici. E’ talmente non politico che non ci siamo posti neppure il problema. A Mantova sono riusciti a trovare un accordo proprio superando gli steccati. Qui, cosa abbiamo fatto? E adesso, cosa farà Casalmaggiore, comune capofila del distretto casalasco viadanese. Come ci poniamo nei confronti della riforma? Come sarà possibile pensare ad un documento unitario casalasco viadanese ora che Mantova si è espressa? E soprattutto, visto che ne ha accennato in Consiglio, è possibile adesso conoscere i contenuti di quel documento che sarebbe pronto? Era a conoscenza il sindaco Bongiovanni del lavoro dei sondaci mantovani? E se il modello fosse quello di un distretto Casalasco Viadanese sotto ASST Mantova, in che posizione si porrebbe Filippo Bongiovanni?”.
“La questione del modello è fondamentale. Quando i distretti saranno disegnati, saranno forgiati in ghisa, non vi sarà più nessuno spazio di manovra e di proposta. La posta in gioco è alta. Qui il rischio è quello di vedersi cancellati 30 anni di storia di questo territorio”.
N.C.