Cultura

Il Teatro di Casalmaggiore riparte:
e inaugura il 2021-2022 con Elio Germano

Quattordici spettacoli, fino al 17 maggio 2022, più tre appuntamenti domenicali di “A teatro con la famiglia”, dove spiccano le marionette di “Appeso a un filo”, vincitore di otto premi internazionali. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

Si vola alto ancora una volta. Anzi, stavolta ancora un po’ più su, perché il Teatro Comunale di Casalmaggiore riapre i battenti dopo l’ultimo anno e mezzo funestato dalla pandemia, che ha messo ko la stagione teatrale 2019-2020 e non ha consentito a quella 2020-2021 nemmeno di cominciare.

La giunta comunale ha approvato il programma allestito dal direttore artistico Giuseppe Romanetti e il calendario prevede subito all’esordio, ossia domenica 24 ottobre, il nome di maggiore richiamo: Elio Germano in “Segnale d’allarme”, opera che è al contempo una piéce teatrale, un film e un’esperienza in realtà virtuale con appositi visori che portano il teatro in una nuova dimensione.

Quattordici spettacoli, fino al 17 maggio 2022, più tre appuntamenti domenicali di “A teatro con la famiglia”, dove spiccano le marionette di “Appeso a un filo”, vincitore di otto premi internazionali.

Ma è difficile scegliere tra tanta qualità e tanti premi ottenuti dai vari spettacoli: pensiamo al concerto di Brad Mehldau Trio, guidato da uno dei migliori pianisti viventi; allo spettacolo “Amore” della Compagnia Pippo Delbono, soltanto tre date in Italia; all’Inferno, dedicato ai 700 anni di Dante Alighieri, con la proiezione del kolossal del 1911 restaurato dalla Cineteca di Bologna accompagnata da musica dal vivo; al “Romeo e Giulietta” proposto con una forma originale di regia; a “Glory Wall”, vincitore della Biennale di Venezia 2020.

QUI SOTTO L’INTERVISTA A GIUSEPPE ROMANETTI

 

DI SEGUITO IL PROGRAMMA COMPLETO

Stagione Teatrale 2021 – 2022

Domenica 24 ottobre 2021

ore 16.30

Presentazione della Stagione Teatrale 2021 – 2022

Interventi di:
Filippo Bongiovanni Sindaco di Casalmaggiore

Marco Micolo Assessore alla Cultura del Comune di Casalmaggiore

Giuseppe Romanetti Direttore Artistico Teatro Comunale

 

ore 17.00

Elio Germano

Segnale d’allarme / La mia battaglia VR

Film in VR

prodotto da Gold, Infinito, Riccione Teatro

postproduzione Sasan Bahadorinejad

regia Elio Germano, Omar Rashid

sceneggiatura Elio Germano, Chiara Lagani

con Elio Germano

fotografia Luigi Ruggiero, Filippo Pagotto

grafica Azzurra Giuntini

produzione Pierfrancesco Pisani, Elio Germano, Omar Rashid

produttore associato Alessandro Mancini, Luca Fortino

Elio Germano presenta un’opera che è al contempo una pièce teatrale, un film e una esperienza in realtà virtuale. Segnale d’allarme è la trasposizione in realtà virtuale de La mia battaglia, un’opera portata in scena da Elio Germano stesso, che parla della nostra epoca e delle nuove tecnologie che hanno cambiato la comunicazione, che si propongono come democratiche ma facilitano la manipolazione del pubblico. È in questo contesto che Elio Germano utilizza e allo stesso tempo critica la modernità del linguaggio scelto. Uno spettacolo provocatorio che ci mette in discussione come pubblico – racconta Germano-, Cosa stiamo vedendo? A cosa applaudiamo? Chi è il personaggio che abbiamo di fronte? Dove ci sta portando? Un esercizio di manipolazione dagli esiti imprevedibili. Per la prima volta il teatro si fa virtuale: indossato il visore e le cuffie, verrete catapultati in quella sala e sarà come essere lì. Usando le potenzialità della Virtual Reality viene messo in scena un esperimento nel quale Germano ipnotizza i suoi spettatori, quasi li manipola, con lo scopo di trasmettere quel segnale d’allarme da cui prende il nome lo spettacolo VR stesso. Attraverso e grazie alla VR sarete portati ad immergervi nell’opera teatrale diventandone parte. Vi troverete in sala, in prima fila, insieme agli altri spettatori. Sentirete l’energia della stanza intorno a voi. Cercherete lo sguardo di chi vi sta seduto accanto, perfino i gesti. Assisterete ad una performance che sarà un crescendo ed allo stesso tempo una caduta verso il grottesco. Segnale d’allarme racconta una storia vera, la nostra, della stanza intorno a voi. Assisterete ad un monologo che sarà un crescendo e allo stesso tempo una caduta verso il grottesco. Presentato in anteprima al Wired Next Fest di Milano allo spazio Gold, e, come prima proiezione cinematografica in realtà virtuale aperta al pubblico, al cinema dell’Istituto Stensen di Firenze. Segnale d’allarme – La mia battaglia in VR, è stato proiettato al Lido di Venezia alle Giornate degli Autori.

Ingresso libero (max 60 persone per volta. Prenotazione obbligatoria)

 

 

Sabato 06 novembre 2021 ore 21.00

Brad Mehldau Trio

Brad Mehldau piano

Larry Grenadier c/basso

Jeff Ballard batteria

FUORI ABBONAMENTO

Brad Mehldau pianista dalla straordinaria vena poetica è uno dei rari musicisti che riportano all’essenza e al senso stesso della musica:  produrre emozioni. Nessuna maestria strumentale, nessun virtuosismo possono sostituire quella capacità di muovere i sentimenti che è propria della grande musica. Molto più che suonare note. Il classico trio resta la formula identitaria di Brad Mehldau, quella che, anche secondo i suoi fans, ne descrive in modo ideale la mission artistica. Non che nel tempo Brad non abbia manifestato, e coltivato, interessi diversi. Ha esplorato forme di ispirazione accademica collaborando con orchestre sinfoniche e cantanti liriche e, sul versante opposto, suoni più moderni con l’adozione di tastiere e altri strumenti elettronici. Ha suonato con monumenti del jazz come Charlie Haden, Pat Metheny, John Scofield, Lee Konitz, Charles Lloyd, Wayne Shorter ma anche con artisti di diversa estrazione artistica come Willie Nelson e Chris Thile. Centrale resta la produzione per piano solo, musica emozionante quanto complessa, in cui l’improvvisazione del jazzman si coniuga con monumentali architetture di matrice classica. Una produzione documentata da una lunga serie di dischi, l’ultimo dei quali, Suite: April 2020, inciso durante la pandemia come una riflessione sonora sui vari momenti di una giornata di lockdown in casa. Prima di questo, tre anni fa, era uscito After Bach, in cui Mehldau mette al centro della sua poetica, con audacia e rispetto, nientemeno che Il Clavicembalo Ben Temperato. Ma il trio occupa un posto a parte nel suo percorso artistico. Una piccola grande band con una fortissima identità artistica. Tutto passa, nella concezione moderna del trio pianistico, attraverso un miracoloso equilibrio tra le parti che si basa su un interplay democraticamente alla pari. Il trio di Brad Mehldau ne è un perfetto esempio, e la reciproca “comprensione” tra il pianista, il contrabbassista Larry Grenadier ed il batterista Jeff Ballard è assoluta. Fuori dalla mistica spesso rituale della jam session, il grande jazz si è sempre poggiato su band stabili che costruiscono sera dopo sera, disco dopo disco, la loro architettura creativa.

 

 

Mercoledì 24 novembre 2021 ore 21.00

ERT/Teatro Nazionale – Compagnia Pippo Delbono

Amore

uno spettacolo di Pippo Delbono

con Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Aline Frazão, Mario Intruglio, Pedro Joia, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Miguel Ramos, Pepe Robledo, Grazia Spinella

produttore esecutivo ERT / Teatro Nazionale

coproduttori associati São Luiz Teatro Municipal – Lisbona, Pirilampo Artes Lda, Câmara Municipal de Setubál, Rota Clandestina, Ministeri da Cultura – Direcção Geral Das Artes (Portogallo) e Fondazione Teatro Metastasio di Prato (Italia)

in coproduzione con Teatro Coliseo Buenos Aires, Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires, ItaliaXXI (Argentina), Comédie de Genève (Svizzera), Théâtre de Liège (Belgio), Les 2 Scènes – Scène Nationale de Besançon (Francia),  KVS Bruxelles (Belgio), Sibiu International Theatre Festival/RaduStanca National Theater (Romania).

con il sostegno del Ministero della Cultura

Il nuovo lavoro di Pippo Delbono è sull’Amore, sull’incessante bisogno di Amore e sul tentativo di portare sul palcoscenico azioni ed emozioni che comunichino quel profondo sentimento che è Amore. Punto di partenza dell’indagine è il Portogallo; terra di passione e nostalgia, malinconia ma anche di morte. È infatti dopo un lungo periodo di sofferenza, che un luogo può rivelarsi ameno, dove anche la nostalgia e la tristezza accolgono l’opportunità di incontrare l’Amore. Nominando la parola Amore, invocandola in maniera laica e sognante, è possibile forse darle ancora voce ma soprattutto liberarla dalla confusione gettata dalla pandemia, da questa terribile odissea globale, che ne ha privata la presenza dai discorsi pubblici. Dopo tutto quello che è successo, ripartiamo proprio da qui, da questa incessante ricerca, continuiamo con più Amore. In questo progetto Delbono decide di circondarsi dei sui fedeli compagni di strada con cui poter creare degli incontri con identità altre, guardando con rispetto un paese come il Portogallo, una terra meticcia per vocazione, un crocevia di tradizioni, contaminazioni e voci poetiche dove si sono incontrate culture diverse che hanno generato una profonda apertura all’accoglienza.

Voglio avvicinarmi a tutto questo come farebbe un bambino – dice Pippo Delbono – dandomi la possibilità di sorprendermi, di ascoltare ciò che gli interpreti che incontreremo avranno da comunicare e condividere. Voglio lasciarmi aperto a ciò che spinge per entrare, a ciò che potrebbe catturarmi in una danza che ancora non conosco.

 

 

Venerdì 10 dicembre 2021 ore 21.00

TSU Teatro Stabile dell’Umbria

La signorina Giulia

di August Strindberg

adattamento e regia Leonardo Lidi

con Giuliana Vigogna, Christian La Rosa, Ilaria Falini

scene e luci Nicolas Bovey

costumi Aurora Damanti

suono G.U.P. Alcaro

produzione Teatro Stabile dell’Umbria

in collaborazione con Spoleto Festival dei Due Mondi

Prima Rappresentazione Regionale Assoluta

Con uno sguardo teatrale che mira a restituire il primato del testo, Leonardo Lidi ha vinto a soli 32 anni il Premio della Critica 2020 dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro. Lidi affronta i testi sacri contemporanei smembrando e ricomponendo la progressione temporale per rivelarne nuove e insolite pieghe interpretative, coerente con un ideale di teatro di parola. Dopo essersi misurato con Spettri, Zoo di Vetro, Casa di Bernarda Alba, La Città Morta e Fedra, Lidi nel 2021 ha debuttato al Festival dei Due Mondi di Spoleto in prima assoluta.

Continuo la mia ricerca sui confini autoimposti dalla mia generazione (…) – scrive il regista – consapevole che il concetto di lockdown ora interroga lo spettatore quotidianamente sui limiti fisici e mentali della nostra esistenza. La Signorina Giulia è considerato il capostipite del movimento europeo del “naturalismo” e Strindberg, spigoloso e violento. Se è vero che l’opera di Strindberg fa parte della formula di Zola “rendere vero, rendere grande e rendere semplice” non vanno scordate le grandi incoerenze, l’incapacità del normale, e l’enorme statura teatrale del drammaturgo svedese. Tre orfani vivono uno spazio dove la vita è più faticosa del lavoro, in una casa ostile da dove tutti noi vorremmo fuggire. Nell’arco di una notte si sviluppa l’attesa, prima della fine, ballando, cantando e perdendosi nell’oblio per non sentire il rumore del silenzio. Se nella macabra attesa Finale di Partita o in Aspettando Godot sono i morti e i vagabondi a dover gestire il nulla, qui sono i figli a dover subire l’impossibilità del futuro. Nello spavento del domani l’unica stupida soluzione è quella del gioco al massacro. L’inganno. Il Teatro.”

 

 

Sabato 18 dicembre 2021 ore 21.00

Mauro Ottolini & Sousaphonix

presentano

INFERNO

Mauro Ottolini conduction, trombone, flauto, conchiglia, ciaramella…
Alessandro Anderloni voce narrante i versi di Dante
Vincenzo Vasi voce, theremin, giocattoli, elettronica…
Paolo Malacarne
tromba
Guido Bombardieri sax, clarinetto
Corrado Terzi
sax baritono, sax tenore
Enrico Terragnoli
chitarra, banjo, podofono
Danilo Gallo basso
Gaetano Alfonsi batteria, elettronica
Paolo Lovat fonico

FUORI ABBONAMENTO

Il film Inferno di Francesco Bertolini segnò nel 1911 una rivoluzione nella storia del cinema, un’impresa produttiva senza precedenti, una sfida da cui nacque un’opera ancora oggi indefinibile. L’opera cinematografica è una pietra miliare del genere in costume per il quale si distinsero i produttori italiani negli anni Dieci ed è il primo film al mondo di così elevato valore letterario e artistico, nonché il primo lungometraggio dove vengono utilizzati in maniera così audace effetti speciali cinematografi e teatrali. Nessuno, prima o dopo Bertolini, ha osato confrontarsi con la trasposizione cinematografica dell’intera prima cantica della Divina Commedia di Dante. Tra fumanti ghiaioni scoscesi, lande desolate bucate da spettrali sepolcri, antri illuminati da lampi improvvisi, orridi, spelonche e fiumi di pece, si muovono Dante e Virgilio incontrando dannati, diavoli, centauri e giganti.

Mauro Ottolini è autore di un nuovo e sorprendente commento musicale del film, nella copia restaurata dalla Cineteca di Bologna. Non estraneo alle sonorizzazioni di capolavori del cinema, come il suo memorabile Seven Chances di Buster Keaton, Ottolini affronta ora la sfida di far “suonare” Dante. La sua è una colonna sonora di matrice rock, una musica visionaria dai connotati pulp, che si sposa con l’eccentricità di effetti speciali ante litteram, avveniristici per l’epoca in cui il film fu realizzato. Accanto alle inconfondibili sonorità di Ottolini, vi sono tracce del blues di Skip James e Charles Mingus in un amalgama di drammaticità, grottesco e ironia, senza il rischio di canzonare il capolavoro di Dante ma nemmeno tentando l’impossibile impresa di parafrasarlo. Lo spettacolo nasce dalla collaborazione di Mauro Ottolini, l’Orchestra Sousaphonix e il Film Festival della Lessinia.

 

 

Sabato 22 gennaio 2022 ore 21.00

Invisibile Kollettivo

L’avversario

di Emmanuel Carrèretraduzione di Eliana Vicari Fabris
luci Roberta Faiolo

suono di Giuseppe Marzoli

una lettura scenica di Invisibile Kollettivo: Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor, Franca Penone, Elena Russo Arman

e per la prima volta sulla scena Niki

si ringrazia Georges Epinette per i contributi in francese

produzione Teatro dell’Elfo con il sostegno di ERT – Emila Romagna Teatro Fondazione

si ringrazia Adelphi Edizioni

Il 9 gennaio 1993, a Prévessin-Moëns, nella Francia orientale, Jean-Claude Romand ha ucciso moglie, figli e genitori. Poi ha tentato, invano, di suicidarsi. Le indagini seguite al suo gesto hanno rivelato che non era un medico come aveva sempre sostenuto e, cosa ancora più difficile da credere, non era nient’altro. Mentiva da diciotto anni, ma l’identità fittizia che si era costruito non copriva nulla. Quando stava per essere scoperto, ha preferito sopprimere tutte le persone di cui non avrebbe mai potuto reggere lo sguardo e, per questo, è stato condannato all’ergastolo.

Scrive Emmanuel Carrère, che a questa vicenda ha dedicato uno dei suoi libri più folgoranti: «Io sono entrato in contatto con lui, ho assistito al suo processo, e ho tentato di raccontare con precisione, giorno dopo giorno, questa vita di solitudine, d’impostura e d’assenza. Di immaginare cosa gli passava per la testa durante le lunghe ore vuote, senza progetti né testimoni, che avrebbe dovuto trascorrere al lavoro e invece passava nei parcheggi autostradali o nei boschi del Jura. Di capire che cosa, in un’esperienza umana tanto estrema, mi ha toccato così da vicino. E tocca, credo, ciascuno di noi».

Nello spettacolo del “protagonista” se ne ripercorrono le tracce, si ode anche la voce registrata di alcune deposizioni in tribunale ma la sua figura resta nell’ombra; è solo evocata, suggerita in un racconto a più voci che dà la parola alle vittime, ai testimoni, a chi ha creduto di conoscerlo. Ed anche loro sono tratteggiati sommariamente giocando sulla modalità narrativa. Ma questa sorta di semplificazione spettacolare non attenua l’intensità della performance, anzi ne acuisce la tensione.

Invisibile Kollettivo ha indagato cosa, di questa terribile storia, risuoni in ognuno di noi, attraverso un resoconto dove il confine tra la realtà dei fatti e l’invenzione romanzata è, a ben guardare, molto labile.

 

 

Domenica 06 febbraio 2022, ore 21.00

Un Poyo Rojo

regia Hermes Gaido
coreografia Luciano Rosso, Alfonso Baròn
con  Nicolás Poggi, Luciano Rosso
produzione T4, Jonathan Zak e Maxime Seuge 

Spettacolo esplosivo che unisce brillantemente teatro, danza, acrobatica, sport e che sta registrando il tutto esaurito sia in Argentina che in Europa.

Nello spogliatoio di una palestra, due uomini si scrutano, si squadrano, si provocano, si affrontano – quasi come due galli da combattimento – tentando di sedursi. Un Poyo Rojo è una provocazione, un invito a ridere di noi stessi esplorando tutto il ventaglio delle possibilità fisiche e spirituali dell’essere umano. Gli interpreti mostrano una straordinaria maestria corporea che rivela anche una folgorante capacità di improvvisare davanti alle sempre diverse reazioni del pubblico: sono stuntmen e danzatori, sportivi e acrobati. La fantasia al potere inventa una partitura corporea in punta di spirito: virilità, vanità, conflitto, seduzione, arti marziali e variété, fisicità e comicità, ambiguità e desiderio, abbracci e battaglie, attacchi elastici e allegre resistenze. Restando abilmente sul crinale tra colto e popolare – e questa è una delle acrobazie più ardue da realizzare – il loro teatro fisico ha trovato la sua forma attuale nel corso di anni di rodaggio e affinamento.

 

 

Sabato 19 febbraio 2022 ore 21.00

Compagnia Ferrara Off

Futuro Anteriore

con Matilde Buzzoni, Antonio De Nitto, Gloria Giacopini, Matilde Vigna
drammaturgia Margherita Mauro
regia Giulio Costa
produzione Ferrara Off
con il sostegno di MiC e SIAE
spettacolo vincitore del Bando Siae “Sillumina – Copia provata per i giovani, per la cultura

Selezione In – Box 2020

Uno spettacolo sul futuro. Un futuro senza spade laser, alieni e tute spaziali, ma con girelli, apparecchi acustici e reumatismi. Partendo dall’idea che una vecchiaia diversa è possibile, lo spettacolo si propone di immaginare prospettive di terza età alternative, con anziani fuori dalle case di riposo, non più ai margini della società, né ai confini con la realtà. Futuro Anteriore nasce dall’idea che con il progressivo innalzamento dell’aspettativa di vita, un giovane di oggi si troverà verosimilmente a trascorrere quasi metà della propria esistenza nella cosiddetta età avanzata. Infatti, grazie alle continue scoperte e progressi in campo medico, scientifico e tecnologico, nel corso dell’ultimo secolo la speranza di vita è più che raddoppiata, passando da 31 anni di media a inizio Novecento a 71 anni nel 2014 – e si prevede che nel 2030 in alcuni paesi si arriverà addirittura a superare i 90 anni. È da questo contesto di invecchiamento demografico che prende le mosse Futuro Anteriore, che ha l’urgenza di riformulare il rapporto tra società e popolazione di anziani, prima che sia troppo tardi e tocchi alla generazione under35 andare in pensione. Lo spettacolo si propone quindi come indagine collettiva sul futuro, dove un gruppo di giovani attori esplora nuovi possibili scenari di invecchiamento, formulando strategie creative per il proprio geriatrico sopravvivere futuro. La domanda a cui si cerca di dare risposta non è più “cosa voglio fare da grande?”,  ma “come voglio vivere da vecchio?”.

 

 

 

Domenica 06 marzo 2022 ore 21.00

ERT/ Teatro Nazionale

When the Rain Stops Falling

(Quando la pioggia finirà)

di Andrew Bovell

da un progetto di lacasadargilla

regia Lisa Ferlazzo Natoli

traduzione Margherita Mauro

con Caterina Carpio, Marco Cavalcoli, Lorenzo Frediani, Tania Garribba, Fortunato Leccese,

Anna Mallamaci, Emiliano Masala, Camilla Semino Favro, Francesco Villano

scene Carlo Sala

costumi Gianluca Falaschi

disegno luci Luigi Biondi

disegno del suono Alessandro Ferroni

disegno video Maddalena Parise

produzione ERT / Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Fondazione Teatro

Due

con il sostegno di Ambasciata d’Australia e Qantas

Premio ANCT 2019 per la regia a Lisa Ferlazzo Natoli

Premio Ubu 2019 a Lisa Ferlazzo Natoli Miglior regia, a Gianluca Falaschi Migliori costumi e

a Andrew Bovell Miglior nuovo testo straniero o scrittura drammaturgica

Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2019 a Camilla Semino Favro Migliore attrice

emergente

Sta piovendo. Gabriel York aspetta l’arrivo del figlio ormai adulto che non vede da quando questo aveva sette anni. È questo l’inizio apparente, o forse l’epilogo, di una saga familiare che ci porta, vertiginosamente – dal 2039 al 1959, slittando nel e con il tempo – alle soglie di un diluvio torrenziale che ha il sapore eccentrico e favoloso della pioggia di rane in Magnolia di Paul Thomas Anderson. È la storia delle famiglie Law e York: quattro generazioni di padri e figli, delle loro madri e mogli. Quasi un romanzo teatrale intimo e distopico che Bovell disegna con un’affascinante struttura drammaturgica, dove i diversi fili narrativi, il graduale sovrapporsi delle temporalità e l’incrocio dei destini delle quattro generazioni, raccontano una corrispondenza così profonda tra le esperienze di ognuno da suggerire che negli alberi genealogici non vi siano ‘scritti’ solo i nomi dei protagonisti, ma anche i comportamenti, le inclinazioni, i desideri e gli errori.  Un viaggio nel tempo, una vera e propria forma stilistica grazie a un’architettura narrativa nitida e complessa che si muove nello spazio e nel tempo della storia stessa. Una scena scivola nell’altra grazie a un salto agile, semplicemente descritto con un “e ci troviamo in” e diventa così imprevedibile, svela combinazioni, corrispondenze e collegamenti tra i personaggi che s’immergono, letteralmente, nell’azione teatrale entrando e uscendo dal racconto di ognuno degli altri. E lungo l’arco delle generazioni le madri e i figli, i mariti e le mogli reiterano gesti, frasi o comportamenti quasi inconsapevolmente, come un’eco di vite che non hanno conosciuto, ma presentono. Bovell – con leggeri, impercettibili slittamenti – usa ‘quasi’ le stesse parole ripetute anche in salti generazionali, adombra con straordinaria efficacia al meccanismo fatale dell’eredità e al mistero della memoria. Come se questa, mutasse e s’infiltrasse, nelle nostre vite. Nei gesti e nelle cose stesse.

 

 

Venerdì 25 marzo 2022  ore 21.00

Collettivo lunAzione

Il colloquio

regia Eduardo Di Pietro
con Renato Bisogni, Alessandro Errico, Marco Montecatino
aiuto regia Cecilia Lupoli

costumi Federica Del Gaudio

organizzazione Martina Di Leva
produzione Collettivo lunAzione

Spettacolo vincitore Premio Scenario Periferie 2019

Premio Fersen alla Regia 2021

Selezione In – Box 2021

Il colloquio prende ispirazione dal sistema di ammissione ai colloqui periodici con i detenuti presso il carcere di Poggioreale, Napoli. Tre donne, tra tanti altri in coda, attendono stancamente l’inizio degli incontri con i detenuti. Portano oggetti da recapitare all’interno, una di loro è incinta: in maniera differente, desiderano l’accesso al luogo che per ognuna custodisce un legame. In qualche modo la reclusione viene condivisa all’esterno dai condannati e per le tre donne, che se ne fanno carico, coincide con la stessa esistenza: i ruoli maschili si sovrappongono alle vite di ciascuna, ripercuotendosi fisicamente sul corpo, sui comportamenti, sulle attività, sulla psiche. «Nel corso delle ricerche ci siamo innamorati di queste vite dimezzate, ancorate all’abisso, disposte lungo una linea di confine spaziale e sociale, costantemente protese verso l’altrove: un aldilà doloroso e ingombrante da un lato e, per contro, una vita altra, sognata, necessaria, negata. La mancanza, in entrambe le direzioni, ci è sembrata intollerabile».

La messinscena lega la tradizione del teatro napoletano innestandovi influenze cinematografiche (Ciprì e Maresco), e ricerche teatrali contemporanee (Emma Dante). Lo spettacolo, dall’evidente drammaturgia corale, è una commedia in cui si ride molto, ma amaramente proiettata in un mondo dove i maschi non esistono e dove le sofferenze quotidiane, accompagnate dal concerto per violino di Mendelssohn, si proiettano sullo spettatore

 

 

Sabato 09 aprile 2022 ore 21.00

Compagnia Zappalà Danza

Romeo e Giulietta 1.1 (La sfocatura dei corpi)

rivisitazione del progetto la Sfocatura dei Corpi del 2006

coreografia e regia, luci e costumi Roberto Zappalà

musica Pink Floyd, Elvis Presley, Luigi Tenco, José Altafini, Mirageman, John Cage, Sergei Prokofiev

interpreti Maud de la Purification, Antoine Roux-Briffaud /  Gaetano Montecasino, Valeria Zampardi

testi a cura di Nello Calabrò

direzione tecnica Sammy Torrisi

management Maria Inguscio

si ringraziano Simone Viola e Antonio Cascone per i movimenti di danze da sala

una produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza – Centro di Produzione della Danza

in coproduzione con Orizzonti Festival. Fondazione

in collaborazione con Le Mouvement Mons Festival (Belgio)

con il sostegno di MiCRegione Siciliana Ass.to del Turismo, Sport e Spettacolo

Dopo la festa/compleanno del quarto di secolo e gli ultimi anni ricchi d’intensa produttività Roberto Zappalà con Antologia recupera i lavori più interessanti che hanno lasciato un segno nel tempo e nella costruzione della sua linea coreografica. Il progetto non ha soltanto il compito di “recuperare” e di “rivisitare”, ma anche quello di originare attraverso un nuovo “contatto” nuove visioni; dove anche il “semplice” cambiamento degli interpreti può fare da primo mobile per un diverso approccio alla creazione da parte del coreografo. Tutto ciò non solo determinerà una riflessione sul passato ma inevitabilmente porterà a riflettere sul futuro. Sfocatura dei corpi era il sottotitolo del Romeo e Giulietta del 2006 che Roberto Zappalà ha deciso di riprendere e riportare in scena come primo spettacolo di Antologia. Una revisione che è anche e soprattutto un rinnovamento. Cosa ci fa sentire sfocati, quando ci sentiamo sfocati? Tecnicamente (in ottica, fotografia, cinema) la sfocatura è una questione di distanza tra il centro focale dell’obiettivo e “l’oggetto” inquadrato; se questa distanza è inferiore o superiore ad una certa misura l’oggetto risulta, appunto, sfocato. Riportando tutto ai due amanti di Verona ci sentiamo sfocati quando “percepiamo” che la distanza tra noi e il mondo, tra noi e l’amato non è quella giusta; quando la distanza che ci separa dall’essere amato è condizionata dal proprio essere nel mondo; quando siamo, ci sentiamo, crediamo di essere, troppo vicini, o troppo lontani. Siamo tutti Romeo e Giulietta.

 

Venerdì 29 aprile 2022 ore 21.00

Teatro Metropopolare

Gioia

Via Crucis per simulacri

drammaturgia e regia Livia Gionfrida

scene e animazioni Alice Mangano

dipinti Nicola Console

luci Roberto Innocenti

musiche e suoni Andrea Franchi

assistente alla regia Giulia Aiazzi

con Giulia Gionfrida

direttore dell’allestimento Roberto Innocenti

direttore di scena Marco Serafino Cecchi

capo elettricista Michele Percopo

direzione fotografia animazioni Marianne Boutrit

montaggio video Roberto Losurdo

organizzazione Rebecca Polidori

produzione Teatro Metastasio in collaborazione con Teatro Metropopolare

Gioia è il modo con cui Maria chiama suo figlio, un figlio diventato per le sue scelte di vita motivo di grande sofferenza. Gioia vive da questo rapporto innaturale fra la madre, che sempre vorrebbe il meglio per il proprio figlio, e le personalità borderline, condannate ad una vita “altra”, dei detenuti, che tuttavia a detta della regista-interprete danno al rapporto con la madre un’intensità simbolica, quasi sacrale.
Nello spettacolo troviamo il tema della Pietà cristiana, la suggestione del Pinocchio (Carmelo Bene !?) con la fata, e il destino di queste madri, a volte senza mezzi culturali ed economici, che devono anche sopportare non di rado il maltrattamento dei figli dentro le mura del carcere. Una via Crucis dove è la madre a portare la croce che accompagna il figlio nel supplizio senza poterlo alleviare sviluppando il tema del genitore e del figlio violato. Un rapporto che si alimenta con rimandi ai lai testoriani, ad antiche suggestioni letterarie ribadito anche dai passi di Donna de Paradiso di Jacopone da Todi di cui riverberano le parole che il dolore non permette. Ma anche da folgoranti animazioni video e simboli provenienti dall’immaginario religioso. Un’originale drammaturgia che parla d’amore universale, del mistero della vita, della morte e della sua rappresentazione.

 

 

Sabato 07 maggio 2022 ore 21.00

Teatro Stabile di Bolzano – Teatro Stabile del Veneto

Romeo e Giulietta

Una canzone d’amore

di Babilonia Teatri
da William Shakespeare
con Paola Gassmann, Ugo Pagliai, Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Francesco Scimemi, Luca Scotton
produzione Teatro Stabile Di Bolzano – Teatro Stabile Del Veneto
fotografie Eleonora Cavallo

« Quando abbiamo deciso di mettere in scena Romeo e Giulietta avevamo chiare due scelte: gli unici personaggi di Shakespeare presenti nello spettacolo sarebbero stati Romeo e Giulietta e ad interpretarli sarebbero stati due attori anziani. Le scene in cui Romeo e Giulietta si incontrano e dialogano, isolate dal resto del testo, assurgono a vere e proprie icone di un amore totale e impossibile. Il fatto che a pronunciarle siano Paola Gassman e Ugo Pagliai, coppia da più di cinquant’anni, le rende commoventi e profonde. Le rende concrete e per quanto poetiche non suonano mai auliche. I continui riferimenti alla morte, alla fine, alla notte e alla tomba di cui Shakespeare punteggia l’intero testo qui assumono una veridicità che sconvolge e commuove, provoca un’emozione che ci spinge ad empatizzare con gli attori sulla scena. (…) Lo spettacolo si concentra completamente sui protagonisti della vicenda, mette da parte tutto il contorno: la guerra tra le rispettive famiglie, gli amici di Romeo, i genitori di Giulietta e il frate. Ci interroga su quanto questa storia sia anche nostra, su quanto sia quella degli attori che la interpretano, su quanto tempo possa ancora sopravvivere a se stessa dopo averci accompagnati per così tanti anni.»

Babilonia Teatri

 

 

 

Martedì 17 maggio 2022  ore 21.00

Glory Wall

di Leonardo Manzan e Rocco Placidi

con Paola Giannini, Giulia Mancini, Leonardo Manzan, Rocco Placidi

scenografie Giuseppe Stellato

light designer Paride Donatelli

sound designer Filippo Lilli

regia Leonardo Manzan

produzione La Fabbrica dell’Attore -Teatro Vascello, Elledieffe

Miglior spettacolo alla Biennale Teatro 2020

Mettendo il pubblico di fronte a un muro bianco, che blocca la vista della scena, Manzan gioca in modo molto intelligente, ironico e divertente con l’idea del censurare sé stessi e gli altri – e con l’importanza diminuita del teatro. Il gioco che imposta con questo muro è radicale, coerente e molto immaginativo dal punto di vista formale, creando immagini e scene che riecheggeranno per molto tempo, interagendo con il pubblico attraverso minuscoli fori. Lo fa con un gioco nel quale è il regista di frammentarie parti del corpo, cioè mani, dita e polsi, che compiono micro-azioni attraverso questi fori. Lo spettacolo porta l’esperimento di Beckett con Not I a un livello superiore. (Motivazioni della giuria internazionale: Maggie Rose, Susanne Burkhardt, Evelyn Coussens, Justo Barranco).

Tema  della Biennale Teatro 2020 fu la censura. Glory Wall vinse sviluppando un concetto banale ma quanto mai vero: l’arte vive di costrizioni e muore di libertà. La censura è quindi funzionale all’arte, l’arte è scandalo e lo scandalo a sua volta implica la censura. Ma perché ci si indigna di più a teatro? Il palco sembra amplificare significati e effetti di cose che nel mondo ci lasciano indifferenti, perché è nell’immaginazione che siamo più vulnerabili e continuamente soggetti alla più sottile e perfetta forma di censura, che è quella che sembra venire da noi stessi. La censura colpisce la realtà ma il suo obiettivo è l’immaginazione, l’occhio è rivolto alla cronaca, ma la sua vera ambizione sono le anime. Manzan gioca in modo molto intelligente, ironico e divertente con l’idea del censurare se stessi e gli altri con l’importanza diminuita del teatro. Lo spettacolo si fa interattivo con un ritmo vibrante e una cadenza avvincente per il pubblico. In Italia, dove la nuova scrittura e i nuovi drammaturghi sono stati per troppo tempo ignorati o poco sostenuti lo spettacolo offre al pubblico uno spettacolo molto divertente che recupera il potere del teatro. E della sua comunità.

 

 

A teatro con la famiglia                                          

Domenica 21 novembre 2021 ore 17.00

Compagnia Can Bagnato

Opera Minima

di e con Valentina Musolino, eugenio Di Vito

scenografie e disegno luci Fabio Pecchioli

Un’elegante signora si annoia nella sua camera e, mentre il suo colf pulisce e ripulisce il mobilio, lei sogna di diventare una grande diva d’opera. Ma vivere nel mondo dei sogni ha i suoi rischi: l’immaginazione potrebbe diventare talmente reale da sfuggirci di mano.  Ecco quindi che tutto si trasforma: la signora, il suo colf, l’intero mobilio e persino il pubblico! Uno spettacolo di clown musicale, teatro fisico e visuale, che gioca con i clichè dell’opera lirica toccando la delicatezza e la comicità dei desideri umani.

Selezione In – Box 2020

 

Domenica 12 dicembre 2021 ore 17.00

Di Filippo Marionette

Appeso ad un Filo
regia Remo Di Filippo e Rhoda Lopez
drammaturgia Di Filippo Marionette
attori Remo Di Filippo, Rhoda Lopez
costruzione Marionette Di Filippo Marionette

costumi Daniela Sergiacomi

Uno spettacolo pieno di semplicità e poesia che coinvolge, commuove e diverte. Le marionette sono vive, capaci di trasmettere emozioni. Ogni personaggio racconta la propria storia attraverso il movimento e la musica. Le marionette interagiscono sempre con i ManipolAttori che amplificano la loro magia. Spettacolo perfetto per tutte le età; incanta i bambini e fà sognare gli adulti: “il tempo è vita e la vita dimora nel cuore”.

Selezione In – Box 2021 (logo)

Spettacolo vincitore di 8 premi internazionali come miglior spettacolo in festival di teatro di figura in Russia, Portogallo, Germania e Italia.

 

 

Domenica 09 gennaio 2022 ore 17.00

Michele Cafaggi

Ouverture des Saponettes

Un concerto per bolle di sapone

di e con Michele Cafaggi

regia Davide Fossati

Direttore senza orchestra, musicista senza strumenti, cantante senza fiato, un concerto anomalo, per pensieri fragili, per pensieri leggeri, per pensieri silenziosi. Come bolle di sapone.

Un eccentrico direttore d’orchestra vi porterà nel mondo fragile e rotondo delle bolle di sapone, per un “concerto” dove l’imprevisto è sempre in agguato! Da strani strumenti nascono bolle giganti, bolle rimbalzine, bolle da passeggio, grappoli di bolle.

redazione@oglioponews.it

 

 

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