Cronaca

Nicolò Daolio: birra, cibo e
quel sogno diventato realtà

E’ un ragazzo colto e moderno Nicolò ma anche semplice, con radici profonde nel passato, nelle tradizioni, che ha fatto tesoro degli insegnamenti del nonno e dei genitori lavoratori intraprendenti ed instancabili

Fai il lavoro che ami e non lavorerai nemmeno un giorno della tua vita”. Lo disse Confucio e Nicolò Daolio lo ha preso alla lettera, dando vita a MAD ONE ha trasformato le sue passioni in professione. E’ molto giovane Nicolò, 29 anni sono pochi per creare una impresa così ben strutturata come il brewpub MAD ONE ma erano ancora meno quando l’idea cominciò a muoverglisi dentro: in testa e nel cuore.

Nicolò ha passione per la cucina, per il cibo, preparati artigianalmente, ama la genuinità e ama la birra. Giovane studente, siamo tra il 2013 e il 2014, produce la birra in casa con un amico, ma a lui non basta; gli chiede se è disponibile a spingersi oltre e ad iniziare con lui una nuova e azzardata avventura ma l’amico ha altri progetti. Il restare solo ad alimentare quel sogno non spegne la sua fiamma, e il sogno non viene affatto archiviato.

Ancora studente inizia a documentarsi, a studiare e a costruire un business plan consapevole da subito che non sarebbe stato facile. Nel progetto vede un birrificio dove produrre il nettare di luppolo ma l’investimento è tanto, troppo per essere ammortizzato con la sola vendita del prodotto. Serve altro, serve una clientela certa ed immediata: un pub antistante che diventi il primo importante cliente della sede produttiva.

La bozza del progetto c’è, ora ci si deve laureare, così nel 2016 diventa dottore in Economia Aziendale e aiuta la mamma nel salone automobilistico. Ma il sogno è ancora lì, è ricorrente e lo porta a Londra a fare qualche mese in un pub all’avanguardia. Il locale è grande, ha tre cucine e si servono colazione, pranzo, cena e dopo cena, in pratica si lavora come matti non stop; lui si rende disponibile a turni estenuanti e si fa, come si dice in gergo, “un mazzo tanto” perché deve sapere, deve capire, deve imparare.

Sta in cucina come aiuto cuoco e intanto prende appunti sul menu, sull’organizzazione, sulle materie prime, sugli approvvigionamenti, continua a rubare voracemente informazioni e insegnamenti. Finito il duro training rientra in Italia e il primo business plan viene sostituito da un altro più dettagliato, più maturo, più completo.

Intanto accade che provvidenzialmente il capannone a fianco all’attività di famiglia abbia bisogno di manutenzione e di interventi di ristrutturazione e, ancor più provvidenzialmente, scopre che dietro alla struttura c’è una pianta di luppolo… è un segno che diventerà logo. Nicolò è pronto e chiede udienza a sua madre che, dopo averlo ascoltato un’oretta circa chiede: “ma da quanto ci stai lavorando?”, ci lavorava da tre anni e mezzo, nessuno lo sapeva eccetto la sua compagna. L’idea piace anche al nonno che si attiva immediatamente per guidarlo, orientarlo e sostenerlo nelle burocrazie e un poco anche negli investimenti, così il tasto start è pigiato.

Comincia la ricerca dei fornitori, la raccolta dei preventivi, l’aiuto del birrificio Ducale di Soragna, azienda qualificata nel settore, che offre anche servizio di consulenza. Ora serve personale adeguato e lo trova in due ragazzi giovani e appassionati come lui: Riccardo Berni birraio con esperienza in birrifici all’avanguardia in Scozia, e Michael Galli, gestore di pub con esperienza in locali a Boston, Canada e Australia.

Il MAD ONE, nome che richiama la follia e che a Nicolò piace pensare che venga liberamente interpretato, apre i cancelli nel 2020 e in quel momento arrivano le emozioni più forti e controverse: da un lato la gioia e la soddisfazione di vedere il prodotto imbottigliato, etichettato, la tua creazione lì, pronta per il mercato, dall’altro la paura di affrontare un così grande impegno che di certo porterà via tempo alle persone che ama, gli amici, la famiglia, la compagna con la quale convive da poco e a cui tiene moltissimo. Ma si sa, il tempo non è solo tiranno, spesso sistema ciò che noi pensiamo di non riuscire a sistemare.

L’attività va meglio del previsto e pian piano tutto si equilibra: gli amici vengono al pub, alla mamma continua a dare una mano e la compagna, psicologa, è impegnata come lui nella sua formazione tra studi, master, corsi pertanto si capiscono e si stimolano a vicenda. Quanto sono cresciute le coppie, si dice che i giovani non sono più capaci di creare famiglie stabili come una volta, sciocchezze, non è vero, c’è una grande crescita nel saper stare insieme rispettando le reciproche ambizioni.

Accade anche che il detto popolare “chi osa è premiato” si avveri e la buonissima Märzen, nobile ambrata tedesca della famiglia delle pale lager, made in MAD ONE, riceve il premio da UNION BIRRAI, all’interno del salone CIBUS.

“Quando ormai non ci speravamo più – racconta Nicolò – alle sette di sera arriva la mail che ci comunica che siamo tra i premiati e che avremmo dovuto andare il giorno dell’assegnazione a ritirare il riconoscimento. Inutile dire dell’emozione, il birraio, Riccardo, ha addirittura pianto. Ci siamo iscritti senza alcuna speranza né pretesa, solo volevamo una valutazione proveniente da una giuria di esperti, mai avremmo immaginato di meritare un premio, proprio noi in mezzo a birrifici storici! Ora stiamo già pensando all’inverno, al nuovo menu che andrà ad aggiungersi alla semplice hamburgeria; voglio inserire qualcosa di più raffinato, una fusion tra piatti particolari, internazionali e la nostra cucina tradizionale. Sono molto pignolo nella ricerca degli ingredienti, dove è possibile compro da produttori locali, come l’azienda agricola Cavalli, diversamente mi sposto di qualche km, il pane ad esempio lo prendo in un panificio a Brescia, premiato dal Gambero Rosso. Non voglio un pub classico, voglio spezzare questa linea e unire il mondo della birra a qualcosa di nuovo e raffinato, che sia però accessibile a tutti”.

E’ un ragazzo colto e moderno Nicolò ma anche semplice, con radici profonde nel passato, nelle tradizioni, che ha fatto tesoro degli insegnamenti del nonno e dei genitori lavoratori intraprendenti ed instancabili. Non c’è solo fortuna o sostegno famigliare dietro a un’impresa come MAD ONE, c’è un ragazzo con sogno fatto crescere piano, coltivato, accudito, c’è impegno, studio, fantasia, coraggio, sacrificio, ore e ore di lavoro, creatività, capacità di confrontarsi, umiltà davanti ai maestri, voglia di imparare sempre, di non sentirsi arrivati, c’è intelligenza.

Giovanna Anversa

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