Latte, riunito in regione il tavolo
di filiera. Ecco il piano operativo
"In Lombardia viene munto oltre il 40% del latte vaccino italiano, un comparto da più di 5 milioni di tonnellate all’anno da cui nascono prodotti di eccellenza a partire dai grandi formaggi come Grana e Parmigiano, che si affiancano ad altri tesori come Taleggio, Gorgonzola, Quartirolo, Provolone Valpadana, Valtellina Casera, Bitto e Formai de Mut”.
Si è riunito martedì a Palazzo Lombardia il tavolo istituzionale dedicato alla filiera lattiero-casearia lombarda. Un momento importante, richiesto dalle associazioni agricole di categoria in considerazione dei recenti problemi legati ai prezzi della materia prima.
“La Lombardia – ha dichiarato l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi al termine dell’incontro, durante il quale è stato presentato un documento sulla situazione attuale e sugli scenari futuri del comparto – produce il 44% del latte italiano. È protagonista di una crescita produttiva annuale che viaggia il doppio rispetto al resto d’Italia. È chiaro che il tema della valorizzazione della filiera qui è più sentito che in altri territori soprattutto in termini di ricaduta sui produttori. Volevamo un confronto tra tutti gli attori interessati anche in vista del Tavolo nazionale convocato dal ministro per giovedì”.
“La Regione Lombardia – ha detto l’assessore – propone un piano d’azione che non si limiti ad annunci, ma che abbia ricadute concrete. In primis un tavolo tra gli operatori della filiera, con il supporto degli osservatori di Regione Lombardia, che porti ad individuare un meccanismo condiviso di orientamento per il prezzo del latte. Nel rispetto del libero mercato, intendiamo fornire elementi tecnici con caratteristiche di terzietà che possano essere di supporto alla filiera. L’obiettivo è una indicizzazione dei prezzi dei fattori di produzione per approfondire il tema di contratti anche sulle materie prime delle stalle da latte e sostenere così la redditività della filiera e delle aziende agricole”. Il piano operativo è stato consegnato alle parti per le valutazioni e proposte.
“Sul medio lungo periodo – ha continuato – bisogna puntare sulla valorizzazione dei prodotti finiti per avere ricadute positive sulla filiera. Oggi il 50% del latte lombardo viene utilizzato per la produzione di formaggi a Dop. Dobbiamo lavorare per dare visibilità anche agli altri prodotti e trovare nuovi mercati diversificando le produzioni. La crescita della quantità di latte va governata”.
“Vogliamo poi – ha spiegato – costituire un polo aggregativo dedicato al lattiero caseario dove far confluire i dati su innovazione, ricerca e formazione dai vari centri sparsi sul territorio nazionale per costruire percorsi condivisi sull’informazione e divulgazione. Intendiamo superare frammentazioni e partire da ricerche aggiornate su sostenibilità ambientale, salubrità del latte e benessere animale per calibrare al meglio la valorizzazione dei prodotti”.
“Istituiremo poi in vista della prossima Pac – ha concluso l’assessore – un gruppo di lavoro per l’analisi dell’impatto della riforma sulla filiera. Vogliamo studiare le ricadute, partendo dalla riduzione dei titoli, e i possibili strumenti compensativi come ecoschemi, piani di settore, misure specifiche del PSR, strumenti assicurativi e adozione di sistemi di certificazione qualità e di impronta ambientale”.
Sul tema è intervenuto anche Paolo Voltini, presidente di Coldiretti Lombardia. “Serve un impegno comune a tutti gli operatori per arrivare urgentemente a una soluzione condivisa che garantisca una corretta remunerazione e un’equa distribuzione di valore lungo la filiera”, ha sostenuto. “Bisogna mettersi in gioco e fare ognuno con coraggio la propria parte, anche le industrie di trasformazione e la grande distribuzione.
In Lombardia viene munto oltre il 40% del latte vaccino italiano, un comparto da più di 5 milioni di tonnellate all’anno da cui nascono prodotti di eccellenza a partire dai grandi formaggi come Grana e Parmigiano, che si affiancano ad altri tesori come Taleggio, Gorgonzola, Quartirolo, Provolone Valpadana, Valtellina Casera, Bitto e Formai de Mut”.
“La situazione è diventata insostenibile – continua il presidente Voltini – Ad oggi il prezzo riconosciuto dall’industria agli allevatori non è in linea con il prezzo di mercato e non copre neanche i costi di produzione a fronte del rincaro dell’energia e delle materie prime alla base dell’alimentazione degli animali. Serve un accordo quadro a livello regionale, che assicuri la massima trasparenza e rappresenti una base di partenza per la definizione del prezzo nel rispetto dell’equa distribuzione di valore lungo la filiera. Bisogna agire con decisione e tempestività per salvaguardare la sostenibilità economica degli allevamenti, sottraendoli al rischio di chiusura”.
Quando una stalla chiude – conclude la Coldiretti Lombardia – si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate.
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