Cronaca

Castelponzone, poca gente a
semiscambi (solo quella giusta)

Ieri a Castelponzone si è tenuto Semiscambi, edizione 2021. Avremmo voluto scrivervi qualcosa di sensato, ma per una volta - sicuri che non ce ne vorrà - prendiamo a prestito le parole di un sindaco illuminato di questa terra che ieri mattina si è recato nella frazione di Scandolara Ravara per un giro

Castelponzone è uno dei borghi più affascinanti di queste nostre lande. E pure uno dei più poetici. Tra quelle pietre, nella sua sublime decadenza che di anno in anno allarga le sue maglie, c’è un’intensità che pochi altri borghi conservano. Ogni volta – non ve lo neghiamo – la sensazione che si respira è quella di un passo in più verso l’oblìo. Un ulteriore passo verso quella decadenza che ne segna le linee. Tante case vuote, scuri aggrappati in maniera sempre più lieve alle case e alle pietre, camini che si tengono forte al cielo. Un buon numero di case vuote, vecchie pietre dimenticate, usci chiusi.

Ieri a Castelponzone si è tenuto Semiscambi, edizione 2021. Avremmo voluto scrivervi qualcosa noi, ma per una volta – sicuri che non ce ne vorrà – prendiamo a prestito le parole di un sindaco illuminato di questa terra che ieri mattina si è recato nella frazione di Scandolara Ravara per un giro. Il sindaco – che peraltro è pure abile narratore – è Davide Persico da San Daniele Po. Ci ha preceduto, e ci ha rubato le parole giuste. Dopo aver letto le sue non siamo stati più in grado di averne – altrettanto calzanti – di nostre.

“E’ il festival – scrive – della lentezza, dello scambio, della propagazione di biodiversità naturale o frutto della selezione artificiale. Un concentrato di bellezza, di colori, di persone gentili, agricoltori appassionati, giovani vogliosi di tornare a lavorare la terra, di anziane signore in cerca di nuovi colori e profumi per i propri giardini, di nuove forme e sapori per rinvigorire i propri orti. E’ lento cercare la semente dell’essenza particolare, è lento vederla pazientemente imbustare, è lento chiedere come farla germinare, come conservare, dove far crescere. E’ il posto giusto dove dimenticare la frenesia, dove meravigliarsi del piccolo, dove fidarsi dei genotipi contenuti nei piccoli semi accompagnati da fotografie quali promesse di future e piacevoli soddisfazioni… Ma non subito. Si tratta di conservare questi piccoli tesori naturali e collocarli nel giusto terreno e alla giusta stagione. E’ forse l’attesa della bellezza della pianta fiorita, l’immaginare di pregustare il frutto, il progettare come riorganizzare l’orto, il desiderio di godere del giardino profumato. La domanda che vien spontanea appena arrivati è chiedere al primo espositore: scusi, ma qui come funziona? temendo sia il solito mercato… E invece la risposta sorprende. “Funziona che se hai dei semi tuoi li puoi scambiare con i miei, altrimenti ti dò quello che vuoi dei miei e il prossimo anno mi porti quello che vuoi dei tuoi”. Ci si vuole fidare vicendevolmente, piacevolmente, come in un mondo a parte, come nell’attesa di una fioritura. E si conosce un mondo nuovo, troppo scontato ma ricco di sorprese. E si sta bene”.

Non avremmo potuto, e saputo, raccontarvelo meglio. Siamo stati bene anche noi. E abbiamo scattato qualche foto, all’evento e alle case.

Non c’era molta gente invero. Forse c’era solo quella giusta. Semiscambi è davvero un momento bello e Castelponzone resta – seppur nel suo senso di crescente decadenza – un borgo che ci resta difficile non pensare e non amare.

N.C.

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