Nel 2020 occupazione scesa del 4,5%
E' il dato più pesante del Nord Italia
La provincia di Cremona è tra quelle che hanno maggiormente risentito del calo dell’occupazione nel 2020 rispetto all’anno precedente, anche a causa della pandemia. Lo rileva l’Istat, indicando per la provincia cremonese, un calo di occupazione del 4,5%.
La provincia di Cremona è tra quelle che hanno maggiormente risentito del calo dell’occupazione nel 2020 rispetto all’anno precedente, anche a causa della pandemia. Lo rileva l’Istat, indicando per la provincia cremonese, un calo di occupazione del 4,5%.
L’emergenza Covid-19 “ha avuto ripercussioni rilevanti sul mercato del lavoro, in particolare sulle componenti più vulnerabili (giovani, donne e stranieri) che già partivano da condizioni occupazionali più difficili” con il risultato di far scendere nel 2020 il tasso di occupazione della popolazione tra 20 e 64 anni al 62,6% (era 63,5% nel 2019). Lo segnala l’Istat nell’aggiornamento annuale del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile dei territori, evidenziando che “nonostante il calo abbia riguardato maggiormente il Nord, più colpito nella prima ondata pandemica del 2020, lo svantaggio del Mezzogiorno rimane elevatissimo”.
Infatti al Sud il tasso di occupazione del 48%, – 23 punti percentuali rispetto al 71,5% del Nord: molto distante anche il Centro, che si attesta al 67,4%. E non a caso “i cali di occupazione più ingenti si osservano sia per alcune province del Mezzogiorno, come Sassari, dove il tasso passa da 59,7% del 2019 a 53,6% (-6,1 punti percentuali), Vibo Valentia (-4,5 p.p.) e Siracusa (-4,1 p.p.)”: pesanti cali anche in alcune province del Nord, tra cui Cremona (-4,5 p.p.) e Vicenza (-4 p.p.). Tra le donne cali consistenti si rilevano anche nelle province di Benevento, Rovigo e Belluno.
Nel 2020 le prime quattro province con i valori più elevati del tasso di occupazione sono nel Nord-est: la migliore in assoluto risulta Bolzano (77,2%), seguita da Bologna (76,6%), Forlì-Cesena (75,3%) e Trieste (75,1%). Quinta è Firenze (74,3%). All’opposto, tutte le province del Mezzogiorno si collocano nella coda della graduatoria nazionale. Le più penalizzate sono Crotone ( dove lavora poco più di un terzo della popolazione fra 20 e 64 anni, ovvero il 35,6%) Vibo Valentia (40,0%), Caltanissetta (41,2%), Napoli (41,4%) e Foggia (42,6%).
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