Commessaggio, con Teresa di
Noto riparte l'attività de Il Torrazzo
Al vernissage della mostra Astrazioni di Teresa Noto l'aria che si è respirata è stata proprio quella di una volontà di ricominciare un viaggio, di proseguire. Federico Agosta Del Forte esprime proprio tutta la felicità che c'è dietro e dentro all'inaugurazione di una mostra
C’era voglia di riprendere un cammino bruscamente interrotto dall’avanzare del Covid. Voglia d’arte, di poesia e di bellezza. L’associazione Il Torrazzo APS di Commessaggio è orgogliosa di essere ripartita con le proprie attività. Al vernissage della mostra Astrazioni di Teresa Noto l’aria che si è respirata è stata proprio quella di una volontà di ricominciare un viaggio, di proseguire. Federico Agosta Del Forte esprime proprio tutta la felicità che c’è dietro e dentro all’inaugurazione di una mostra. Tutta la felicità ancora più forte che c’è adesso, dopo un periodo di buio.
Scrive Marcella Luzzara di Teresa Noto (l’artista in mostra nel Torrazzo Gonzaghesco sino al 26 settembre prossimo): “In questo anno di celebrazioni dantesche trovarsi di fronte ad alcune opere di Teresa Noto fa pensare a quanto, più o meno consapevolmente, l’artista sappia disvelare con intensa visionarietà quell’universo di ruote celesti, visioni mistiche, apparizioni angeliche descritte nella terza cantica, come pure la tensione dolente delle anime dannate e l’anelito di conoscenza che fa vibrare nella stessa fiamma Ulisse e Diomede nel Canto XXVI dell’Inferno. Attraverso la dissoluzione dell’informale, attraverso la materia disincarnata, nell’urgenza del segno carico di tensione psichica, nella colatura dilavata, Teresa Noto non dimentica nel contempo la preziosità e l’evanescenza della pittura romantica e simbolista di Sette e Ottocento. Nel frattempo la psicanalisi e la scienza hanno arricchito e problematizzato l’inconscio collettivo, i cui archetipi solo la sensibilità di un’artista come lei sa cogliere e rappresentare, facendoli dialogare con la mitologia e la letteratura. E così aggallano quelle che Mauro Corradini definisce “geometrie dello spirito”, pervase da un senso di ineffabilità che la rende contemporanea a Dante Alighieri settecento anni dopo“.
N.C.