Cronaca

Vecchio Ospedale, solo sporco e
abbandono: il monumento al nulla

In verità a quello stabile a pochi passi dal Centro, si è pensato poco - o nulla - da quando è stato chiuso con l'inaugurazione del nuovo ospedale. Aveva un ingresso faraonico, ricco di marmi da villa gentilizia. Era stato l'ultimo (grosso) investimento fatto con pubbliche palanche

Sporco, e abbandono. E pietre sempre più stanche di starsene in piedi ad attendere il loro destino. Non si vede più neppure il lavandino esterno, coperto dall’edera che si sta elevando sempre più verso il tetto. Forse c’è ancora, o forse ha deciso di venirsene giù, dopo tanti anni. Il vecchio ospedale, finestre murate, altre chiuse da improbabili tapparelle, e qualcuna forzata è un pugno allo stomaco. Una ferita aperta. Ne scriviamo dopo l’ennesima segnalazione. Lo abbiamo già fatto in passato. E lo rifaremo in futuro. Intanto gli scheletri mica se ne vanno. Soprattutto se non vi è alcun progetto, alcuna intenzione di farli sparire – o recuperarli – per ridare a quello spazio di terra e di cielo nuova vita.

In verità a quello stabile a pochi passi dal Centro, si è pensato poco – o nulla – da quando è stato chiuso con l’inaugurazione del nuovo ospedale. Aveva un ingresso faraonico, ricco di marmi da villa gentilizia. Era stato l’ultimo (grosso) investimento fatto con pubbliche palanche. Di quel fasto, di quei soldi spesi e di quella storia non resta praticamente più nulla.

Il regno di pantegane e piccioni, la meta di sbandati e giovani in cerca di emozioni forti è lì, sotto gli occhi (percossi e attoniti direbbe il Manzoni) di tutti. Sassi instabili, lucernari con le due facce ormai rivolte al cielo. Porte in legno, vecchie improbabili finestre sulla parte che dà al parcheggio. Un lavandino in sospeso che l’edera ricopre. Il ricordo di antichi fasti sulla parte davanti, quella vincolata dalle Belle Arti che vincolano le pietre in attesa che cadano giù. Istituzioni assenti.

Sporco e abbandono. Anche se, a onor del vero, l’amministrazione guidata da Filippo Bongiovanni, e più d’ogni altra, ci ha provato a rendere quell’area appetibile. Avrebbe potuto sbattersene le sfere. In fondo appartiene ad altri. In fondo l’Amministrazione, direttamente, nulla può fare se non segnalare, di tanto in tanto, che la situazione sanitaria è quella che è, che le finestre e gli accessi, di tanto in tanto vengono forzati, che lo sporco che si accumula a terra – il degrado chiama sempre altro degrado, è una regola assoluta e incontrovertibile – aumenta e che di tanto in tanto quell’area va quantomeno pulita per rendere la vita un po’ più complessa alle pantegane. Avrebbe potuto sbattersene le sfere, e non lo ha fatto. Perché quell’area, più che patrimonio di qualche ente pararegionale o di diretta emanazione, è patrimonio di tutti, patrimonio della città. Tutti i quarantenni lì ci sono nati, in tantissimi hanno vissuto lì gioie e dolori. In tanti hanno percorso quei corridoi, hanno visto alberi di Natale negli androni d’accesso ai reparti, sono stati negli angusti spazi del Pronto Soccorso che guardava al cortile, sono stati curati da medici capaci, accolti da personale unico, hanno visto nascere, e a volte morire, persone care. In tanti hanno respirato l’aria delle pietanze delle cucine, atteso su sedie durissime il tempo di una visita o di un prelievo, visitato infermi in stanze più grandi ed altre minuscole. Quell’area è patrimonio di tutti, anche nostro e vostro ed è anche per questo che quel che resta è un pugno allo stomaco: un monumento a quante palanche siamo in grado di sperperare nel corso dei decenni, quante cose non siamo assolutamente in grado di tutelare dall’incedere del tempo e dell’indifferenza. Di quanti soldi pubblici se ne vadano via. Proprio perché pubblici.

Restano le immagini, e i ricordi su tutte quelle pietre ferite e dimenticate. Come quella foto dell’ingresso con una vecchissima ambulanza della Croce Rossa che campeggia, in una gigantografia, proprio nella nuova sede di Croce Rossa sulla ex Statale. Una storia che resta di uno spazio che non c’è più. Resta la sensazione che, nel corso degli anni non si è pensato a fare niente se non a cederne una parte all’ALER che vi ha fatto quello che vi ha fatto.

Sporco ed abbandono. E un fallimento che è lì, sotto gli occhi di tutti.

N.C.

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