Quattrocase e le sue zucche, tutto
esaurito, e c'è più di un perché
Oggi c'è il vesparaduno e poi l'ultima serata. Se non ci siete ancora andati è un buon motivo per farlo. Se ci siete già stati un'ottima scusa per tornarci. Comunque vada, e come noi, non ne resterete delusi. Bravi Emergenti, brava Quattrocase e bravi tutti: festa da 10, nella profonda bassa
Arriviamo un po’ in anticipo. Dalle finestre dell’oratorio si intrevvede un’infinita distesa di zucca tagliata sottile, pronta per essere fritta. Le chips americane le lasciamo all’America. La zucca è la regina, e noi in questo caso, i suoi devoti sudditi.
Sono tanti i meriti degli Emergenti e di tutti i volontari di Quattrocase, dai più giovani a quelli più navigati. Quattrocase e le sue Zucche (oggi ultima giornata) è davvero una festa con i controcoglioni (in questo periodo i francesismi fanno parte del nostro vocabolario, ci scuserà il lettore più raffinato). Una sagra che nulla ha da invidiare a quelle storiche di oltrepo. Merito di tanti fattori: il primo, e indubitabile, la gente che ci lavora. E la cucina: davvero ottima.
I PIATTI – Gnocchi di zucca gorgonzola e noci (lo mettiamo per primo perché ne sentiamo ancora il sapore e il profumo), i tortelli di zucca, gli gnocchi di zucca più semplici (ma per questo non meno buoni) al pomodoro, il fritto misto (polenta, fiori di zucca in pastella e zucca fritta a mo’ di patatine), l’ottima spalla cotta e tutto il resto. Per essere una sorta di sagra ce n’è (e ne avanza). Un’ottima cucina è alla base sempre della riuscita di una sagra. Qui la cucina è ottima, pur restando tradizionale e semplice.
ORGANIZZAZIONE – Un altra componente del successo è l’organizzazione. File continue alle casse ma comunque (visto l’eccezionale afflusso di ieri sera) discretamente scorrevoli, servizio impeccabile: un esercito di ragazzi e ragazze a fare avanti e indietro tra tavoli e cucine senza perdite di tempo. Un merito grande – lasciatemelo fare – va a chi contribuisce a tenere pulite le file dei tavoli. Tra gli altri un decano, Ennio Franchi, che tra i tavoli augura il benvenuto a Quattrocase e gira instancabile, avanti e indietro, a raccogliere piatti e bicchieri. Niente resta sui tavoli per un tempo più lungo del necessario e tutto viene pulito e sanificato in tempi rapidi. Anche il servizio bar funziona alla grande. E – per quanto riguarda il benvenuto – fa sempre piacere quando qualcuno non dà nulla per scontato. Una sorta di ideale abbraccio a chi arriva.
LA LOCATION – Il campo sportivo dell’Oratorio di Quattrocase, un bel tramonto di quelli tipici della bassa Lombardia e finalmente il gusto di ritrovarsi all’aria aperta, in un via vai di persone. All’ingresso i controlli dei green pass (senza non si entra) e poi libertà di muoversi tra gli spazi. Uno spazio bimbi attrezzato con i gonfiabili. Un grande merito l’aver pensato a loro. Un unico appunto (senza che questo vada ad inficiare l’eccezionalità della festa) per la musica, forse leggermente alta rispetto alle reali necessità. Il pelo nell’uovo se vogliamo, legato più alla nostra età ormai avanzata: per i ragazzi più giovani è bello così e per una volta ci adattiamo noi più attempati.
Oggi c’è il vesparaduno e poi l’ultima serata. Se non ci siete ancora andati è un buon motivo per farlo. Se ci siete già stati un’ottima scusa per tornarci. Comunque vada, e come noi, non ne resterete delusi. Bravi Emergenti, brava Quattrocase e bravi tutti: festa da 10, nella profonda bassa.
N.C.