I funerali dell'ultimo partigiano: il
saluto commosso a Aurelio Magni
E’ andato avanti Aurelio Magni, così come dicono gli Alpini, e i suoi occhi adesso guardano altri orizzonti. Con la stessa dolcezza, con la stessa luce, con la stessa profonda anima con la quale, l’ultimo dei partigiani viventi, guardava in vita. Oggi i suoi alpini, le altre rappresentanze d’arma, le autorità civili (un commosso sindaco Filippo Bongiovanni tra loro) e quelle religiose lo hanno salutato nella Chiesa di San Leonardo.
Era pronto, come recita il precetto evangelico sottolineato da don Claudio Rubagotti, perché così era da sempre e forse neppure la morte lo ha colto di sorpresa e impreparato, alla soglia dei 100 anni. Era pronto dopo l’armistizio, quell’8 settembre del 1943, a scegliere da che parte stare. Lui, animo socialista con profonde radici cattoliche, non ebbe timore a saltare il fosso, a darsi alla macchia, a combattere sugli appennini parmensi sino alla liberazione. Sapeva che non sarebbe stata semplice, lo raccontava spesso. Si fece chiamare Libero, rinunciò anche alla propria identità per non far pagare il prezzo della sua lotta per la libertà alle persone care.
Era uno dei pochi momenti in cui la voce gli si arrestava un poco e gli si rompeva e gli occhi, carichi sempre di luce e di gioia di vivere, gli si appannavano un poco. Quando raccontava di quegli anni sui monti, tra Bardi e Borgotaro, degli amici che erano andati avanti ed avevano come lui poco più che vent’anni. C’erano i rappresentanti degli Alpini di Bardi e Borgotaro in Chiesa. C’erano a tributare tutti gli onori al partigiano Libero, al suo cuore e al suo coraggio.
Gli Alpini erano la sua casa e la sua seconda famiglia e quella lotta partigiana la raccontava. Non tutto, e non tutto probabilmente con la leggerezza di chi sa che il tempo raccontato è solo quello alle spalle. Raccontava, ma poi tornava al suo presente, alle sue poesie, alle donne, al canto. Alla sua bicicletta e ai suoi spazi.
“Lo vedevo ogni 25 aprile – ha raccontato don Rubagotti nella sua omelia – un uomo sempre sorridente. Spuntava fuori sempre questo uomo senza età, perché nessuno gli dava gli anni che aveva. Occhi accesi e il sorriso di chi ha attraversato la vita, sa ciò che conta ed è essenziale. Un uomo determinato e fedele alla propria posizione, un uomo che amava le montagne. Un uomo soprattutto che, quando si trattò di scegliere, proprio perché conservava per se il mondo dell’immaginazione, immaginò una vita diversa per se stesso e per i suoi cari, per la sua città. Aurelio era un uomo che ci ha insegnato ad essere desti, ad essere svegli”.
Il corpo di Aurelio Magni era giunto dall’ospedale di Tione, dove era – andato avanti – per problemi respiratori, nella tarda mattinata. In chiesa, i canti degli alpini che tanto amava. A vegliarlo i suoi alpini e l’amico Vincenzo Di Salvo. E’ uno dei più segnati Vincenzo, il capogruppo degli alpini di Casalmaggiore. Stava preparando, insieme all’Amministrazione Comunale e all’ANPI di Casalmaggiore la festa del 4 settembre. Tutta la città avrebbe dato gli onori al partigiano Libero, tutta la città avrebbe partecipato al suo compleanno. Aveva già pronti i discorsi, i testi commemorativi. Ce li ha mostrati incredulo questa mattina, affinché potessimo vedere anche noi che Aurelio c’era, ed era presente. Che per lui si era pensato ad una giornata intensa. Che tutti si erano ritrovati – amministrazione, ANPI e associazione d’Arma in testa, ugualmente determinati a festeggiarlo. Non ce ne è stato il tempo. Aurelio è andato avanti.
Lo ha ricordato in Chiesa, ne ha tracciato un bel ricordo Vincenzo. Così come un saluto impeccabile e partecipato gli ha tributato il presidente dell’ANPI di Casalmaggiore Giancarlo Roseghini. Aurelio non mancava mai, a nessun 25 aprile, partecipava alla festa, sorrideva, raccontava. Si commuoveva in brevi tratti e poi tornava a guardare avanti, a guardare alla vita, la stessa che tanto amava.
Al termine della funzione religiosa, l’ultimo bellissimo saluto: quel Bella Ciao intonato sul sagrato dal coro al quale tutti gli alpini e tanti dei presenti hanno preso parte. L’ultimo saluto per l’ultimo partigiano andato avanti, con Giovanni, con Auro, con Antonio, coi vecchi amici di sempre, con chi aveva combattuto con lui, con chi ce l’aveva fatta e con chi invece ha versato il suo sangue nella terra. Aurelio è andato avanti, lasciando tutti un po’ più soli. Ne resta la memoria e l’esempio. L’essere pronti sempre a decidere da che parte stare.
Nazzareno Condina (Foto Alessandro Osti – Video NC)