Cultura

Prodigi Mariani intorno al
Po, tra Emilia e Lombardia

Nel giro di pochi chilometri, tra l’Emilia e la Lombardia, spiccano vicende prodigiose, legate a Maria, che nel loro insieme danno a questa terra un valore ancora più speciale e singolare

In quel lembo di fertile e rigogliosa terra di confine che si estende tra il Grande fiume, l’Arda e l’Ongina, si cela un mistero che rischia, con il tempo, di essere dimenticato. Come il luogo che lo custodisce, ormai fatiscente e in rovina, nascosto dagli alberi e dalle erbacce, abbandonato da anni.

Il luogo in questione è la chiesa della Beata Vergine Annunziata, meglio conosciuta come Madonna delle Spine, a due passi da San Giuliano Piacentino. La sua origine è legata ad un avvenimento prodigioso, che affonda le sue radici nella cosiddetta notte dei tempi. Prima della sua costruzione, infatti, già si venerava, in quella località, una immagine della Vergine Maria dipinta sopra una lastra di marmo, rinvenuta tra rovi e spine (da qui il nome della Madonna delle Spine).

Secondo quanto viene tramandato tra la gente del posto pare che un boscaiolo, intendo ad abbattere piante con alcuni compagni, si produsse accidentalmente, con la scure, una profonda ferita alla caviglia, arrivando quasi ad amputarsi il piede. Un fatto che, purtroppo come tanti altri, avrebbe rischiato di essere “archiviato” come un incidente sul lavoro. Invece, stando appunto a quanto rimarca la tradizione popolare, pare che subito dopo essersi ferito, l’uomo invocò la Madonna e la conseguenza fu quella della guarigione quasi immediata dell’arto.

L’avvenimento ebbe una vastissima e significativa risonanza richiamando sul posto folle di fedeli in devoto pellegrinaggio. Non è mai stato possibile conoscere altro (nemmeno il nome) del protagonista della vicenda ma è più che lecito immaginare che sia stato tra i più convinti e attivi assertori dell’opportunità di costruire un luogo di fede nel luogo in cui si era verificata la prodigiosa guarigione. Del resto, una chiesa avrebbe permesso di mantenere vivo ed emblematico, il ricordo di quel fatto tenendo viva anche la devozione mariana.

Fu una marchesa della nobile famiglia dei Pallavicino a sobbarcarsi tutta la spesa per la costruzione del sacro edificio esaudendo così il desiderio di tanti fedeli e meritandosi, così, anche la loro riconoscenza. Ad oggi non è nota la data di costruzione della chiesa, ma sicuramente esisteva già nel 1471 quando fu accorpata all’erigenda collegiata di Monticelli d’Ongina insieme ad altre chiesette campestri, oratori come si legge nella relazione circa il sopralluogo eseguito, all’epoca,d all’autorità ecclesiastica. Quest’ultima definisce quei luoghi tutti malconci “senza cura d’anime e senza abitatori”.

E’ quindi lecito supporre che l’odierna chiesa della Madonna delle Spine, oggi purtroppo abbandonata e minata da crolli sempre più evidenti, sia stata costruita su un edificio preesistente, visto che quella che oggi si può vedere presenta caratteri tipici di fine Cinquecento. Un luogo, questo immerso nella campagna piacentina, dimenticato da tutti, o quasi, che proprio per la sua storia popolare meriterebbe di essere salvato e recuperato, valorizzando il suo passato e il fatto prodigioso che, tra le sue vetusta mura, custodisce. Tra l’altro non certo l’unico segno particolare della grazia mariana.

Non molti anni fa, sulla opposta riva del Grande fiume, nei pressi di San Daniele Po, un artigiano mentre era intendo a tagliare un tronco di legno con una circolare, rischiò la vita. Infatti la lama all’improvviso si ruppe dirigendosi verso il suo volto ma, in modo altrettanto improvviso e inspiegabile, venne deviata senza colpire l’uomo. Che, subito dopo, a terra, trovò una scheggia di legno con impressa, in modo abbastanza evidente, l’immagine della Vergine con la nuvola ai piedi.

Era l’11 febbraio, giorno in cui guarda un po’, si celebra la festività della Beata Vergine di Lourdes. Il fatto finì sulla stampa locale, ma si rispettò la volontà del protagonista della vicenda che chiese, per ragioni personali, di non essere in alcun modo citato e di non dare indicazioni sul luogo esatto in cui vive e lavora. Ma il fatto è comunque degno di nota ed ha, a sua volta, il sapore del prodigio. Infine il prodigioso avvenimento accaduto al boscaiolo di San Giuliano, rimanda ai fatti, altrettanto prodigiosi, sempre di carattere mariano, avvenuti ad una manciata di chilometri di distanza, a Madonna Prati, frazione di Busseto.

Qui, il santuario del paese, dedicato al Santo Nome di Maria, sorse nel luogo in cui, in precedenza, si trovava una cappellina la cui funzione, prima di assurgere a improvvisa notorietà come luogo di grazie, era quella di ricordare la madonna ai buoni contadini che si recavano o tornavano dal lavoro.

Nei giorni precedenti la Pasqua del 1869, quasi per caso, in un tratto di muro della piccola costruzione, si scoprì una intelaiatura in legno contenente un affresco quattrocentesco, di squisita fattura, raffigurante la Madonna col Bambino, ritenuto di scuola mantovana. Un’opera certamente antecedente l’epoca di costruzione della piccola cappella che lo racchiudeva e, ad oggi, non si è mai capito come mai si fosse cercato quasi di nascondere l’immagine della Vergine.

La tradizione vuole che quella immagine, in precedenza, fosse stata lasciata appesa, da una mano pia, ad un pioppo e che, nel luogo iniziarono a susseguirsi grazie e fatti ritenuti miracolosi. Che portarono, probabilmente, alla costruzione del primo, modesto edificio. Fatto sta che la notizia del ritrovamento dell’affresco ebbe una vasta eco richiamando un numero sempre più significativo di fedeli a venerare Maria, la cui soave immagine campeggiava su un muro sbrecciato della piccola costruzione. Era definita la Madonnina della Colombarola (dal nome della località in cui si trovava) e la sua popolarità aumentò dopo una serie di fatti ritenuti prodigiosi. Su tutti quello accaduto a un contadino, un fatto del tutto simile a quello accaduto a San Giuliano. In questo caso si conoscono anche le generalità del contadino; si chiamava Domenico Brunelli e un giorno fu travolto da un carro trainato dai buoi imbizzarriti, procurandosi una profonda ferita a una gamba. L’uomo, gravemente ferito, rivolse una invocazione alla Vergine e improvvisamente guarì.

Non fu il solo caso straordinario. Ci fu anche quello di una madre, disperata per le condizioni del figlio ridotto in fin di vita da una pesante febbre, di ignota origine. La donna si rivolse alla Vergine e, nel giro di poche ore, il ragazzo improvvisamente guarì. Ci furono poi ulteriori fatti straordinari che portarono a radicare nell’animo e nel cuore della gente la convinzione che quella cappella fosse un luogo di grazie. Sempre più numeroso fu l’afflusso di persone e sempre più larga fu la speciale fama del luogo e così si decise di costruire una chiesa più grande per fare avere, alla taumaturgica immagine di Maria, una sede più grande e significativa. Cosa che avvenne. Nel giro dunque di pochi chilometri, tra l’Emilia e la Lombardia, spiccano queste vicende prodigiose, legate a Maria, che nel loro insieme danno a questa terra un valore ancora più speciale e singolare.

Paolo Panni – Eremita del Po

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...