Opinioni

Achille Scaravonati: da oggi
siamo tutti un po' più soli

L'ultimo gesto - segno di quanto amasse questa città - è nel desiderio che eventuali offerte vadano ai restauri del Duomo. Credo basti questo.

S’incazzava Achille Scaravonati. Bonariamente certo, ma in maniera decisa quando – soprattutto la stampa – dava nota di iniziative non andate bene. “Avete un grosso potere voi, dovete cercare sempre di spingere, di promuovere le iniziative. Dovreste sempre dare merito al vostro territorio”. Erano scontri anche duri, perché poi lui era un testone come lo eravamo noi. Era la passione che lo animava. La passione per il suo territorio, per le iniziative, per le idee per una terra, la sua, che avrebbe sempre voluto vedere in primo piano.

S’incazzava Achille Scaravonati se leggeva che a Colorno le cose andavano meglio, che a Guastalla le iniziative vedevano il coinvolgimento di tanti soggetti, ben più di quelli che il nostro territorio riuscisse ad aggregare in una volta sola, che l’Emilia era l’Emilia e noi solo meticci, talvolta incapaci di prendere il meglio delle cose. C’era sempre una ragione, sempre una spiegazione logica, sempre una ciambella gonfiabile alla quale aggrapparsi per giustificare i fatti. “Lì la provincia aiuta, hanno sponsor importanti, hanno tradizioni consolidate” e quant’altro. Non la pensavamo alla stessa maniera, e può succedere. Ma poi ci si ritrovava – almeno sino a quando la salute glielo ha concesso – al bar e ti spiegava nuove idee, nuove iniziative, nuove maniere per rilanciare l’attrattiva di un territorio triste. Era una testa dura Achille, almeno quanto dura era la nostra.

Avrebbe voluto fare di più, e forse fare pure qualcosa di diverso perché come tutti i rompitori di scatole non si accontentava mai. Aveva creato tra le altre cose, insieme agli Amici di Casalmaggiore, la festa della zucca ed ogni anno cercava qualcosa di nuovo da proporre nonostante i successi delle edizioni che aveva appena portato a termine. Era un casinista, nel senso nobile del termine, di quelli che solo nel casino sentono la vita, uno di quelli che tra mille cose poi si orientava e tirava fuori qualcosa di importante, di nuovo.

Si era buttato in politica ma proprio perché pensava che la politica avrebbe potuto servire a qualcosa, avrebbe aperto nuove strade nell’organizzazione di nuovi eventi. Non gli andò bene ma non si buttò giù. Continuò a fare quello che aveva sempre fatto. Organizzare.

Con Achille Scaravonati se ne va un idealista e un uomo capace sempre di guardare al positivo, di ripartire da quello. Un uomo del sorriso, sempre pronto alla battuta e al sarcasmo, sempre pronto a prenderti e a prendersi un po’ in giro. Aveva tanti altri progetti in testa, nel lavoro e nell’organizzazione. Un male bastardo non gli ha dato il tempo di fare quello che – da idealista – aveva già visto nella sua testa. A 57 anni si è troppo giovani per andarsene: invero lo si è sempre, sino a che lo spirito è animato dal sacro fuoco. Il suo lo era. Non tutto, e non sempre è andato bene, non tutte le ciambelle sono riuscite col buco nel corso degli anni. Era fallibile, così come lo siamo tutti. Ma le cose andate male non lo fermavano. Aveva questo di buono: la volontà di non fermarsi di fronte alle difficoltà.

S’incazzava Achille Scaravonati. Perché avrebbe voluto sempre veder vincere la sua squadra, il suo team, la sua gente e la sua città: non sempre il tempo, le contingenze e forse le scelte lo hanno reso possibile. Ma su una cosa non è mai venuto meno: l’affrontare i progetti con convinzione. Il cercare di fare al meglio. Lo spendersi per la sua città, per la sua terra, per queste lande qualche volta tristi e spesso monocorde. Non ha smesso mai – almeno sino a che la salute glielo ha concesso e forse un poco anche dopo – di metterci mani, testa e cuore per un futuro diverso, migliore.

La salute non lo ha sorretto. Anche se poi, come nella vita, anche in quest’ultimo tentativo di fare qualcosa la speranza non l’ha mai abbandonato. Lascia mamma Rita, la moglie Raffaella, le giovani figlie Alice, Alessandra e Sara. L’ultimo saluto sarà domani, alle 15.30, nel suo Duomo di Santo Stefano. La salma arriverà – sempre nella chiesa – domattina alle 9.45 da Guastalla. Del funerale si occuperanno le Onoranze Funebri Millennium di Viadana.

Non gli diremo che aveva sempre ragione e, in fondo, di persone che gli dessero sempre ragione non ne aveva bisogno. Non ci sarebbero state lunghissime discussioni in ufficio, o dopo qualche incontro della Pro Loco, o magari davanti ad un aperitivo al bar. Abbiamo forse un grosso potere, che è quello di raccontare ciò che accade e ciò che i nostri occhi vedono e la nostra testa percepisce. La nostra testa malata e passionaria, tanto quanto lo era la sua. Ci mancheranno le sue parole, Ci mancherà il suo essere un Don Chisciotte dalla lancia sempre puntata al cielo. Ci mancheranno i suoi mulini a vento, le battaglie finite male, i naufragi. Il vederlo e sempre lì, in prima linea, magari stravolto a tarda notte dopo una giornata a sovrintendere ad una qualunque iniziativa.

L’ultimo gesto – segno di quanto amasse questa città – è nel desiderio che eventuali offerte vadano ai restauri del Duomo. Credo basti questo.

Con Achille Scaravonati se ne va un uomo attivo, e coraggioso. Da oggi siamo tutti un po’ più fermi, e un po’ più soli.

Nazzareno Condina

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