Devicenzi, 11 anni fa la vetta del
Kardlung e ancora tocca il cielo
Sono passati 11 anni e Andrea è un po' più vecchio e (forse) saggio. Forse, avverbio oltremodo doveroso per uno che folle lo era 11 anni fa e lo è tutt'ora. Nell'accezione più alta e nobile della follia, quella che ti fa essere un visionario di millemila progetti, che ti fa sempre andare avanti e credere, progettare, costruire, prendere una nuova strada
Sono passati 11 anni da quella grande e – diciamocelo adesso – un po’ folle impresa. Era l’agosto del 2010 e l’Iron Man Andrea Devicenzi raggiungeva – primo al mondo con una sola gamba in MTB – la vetta del Kardlung (5.602 metri), concludendo la Manali Leh. Un’impresa titanica anche per normodotati. Non per lui, uno dei più grandi atleti che il Casalasco abbia mai annoverato nella sua storia.
Sono passati 11 anni e Andrea è un po’ più vecchio e (forse) saggio. Forse, avverbio oltremodo doveroso per uno che folle lo era 11 anni fa e lo è tutt’ora. Nell’accezione più alta e nobile della follia, quella che ti fa essere un visionario di millemila progetti, che ti fa sempre andare avanti e credere, progettare, costruire, prendere una nuova strada.
Oggi Andrea ha le sue stampelle katana che ha progettato e realizzato con l’aiuto di tanti amici, ha alle sue spalle una storia fatta di tanti traguardi tagliati, e imprese pensate e vinte. E viaggi, e ragazzi incontrati ai quali insegnare che nulla, per nessuno, è impossibile. Che la forza di volontà, la programmazione, l’allenamento possono portare in alto. E non importa quante gambe ci siano, non importa quali siano le condizioni di partenza. Serve il coraggio, serve il sorriso, serve crederci e fare. Quel che ha fatto lui.
11 anni fa il progetto di quella pazza impresa, tra strade che si inerpicavano verso il cielo, e sorrisi di bambini e di gente che guardavano quel matto e lo incitavano ad andare avanti. E infine quel pianto liberatorio che vi riproponiamo perchè ancora adesso, a 11 anni di distanza, mette i brividi.
Siamo tutti diventati un po’ più grandi, un po’ più vecchi e un po’ più disillusi. Siamo tutti, forse, un po’ più stanchi. Ma lui no. Ed ogni volta che lo incontri è lo stesso testone caparbio di 11 anni fa. Un bambino carico sempre di infinite emozioni. “Nazza, ho un progetto grandioso, adesso te lo spiego”. E via di idee che spesso ha portato a termine con i suoi muscoli d’acciaio e con la sua mente allenata a porsi degli obiettivi per poi per buona parte raggiungerli.
11 anni fa Andrea Devicenzi toccava il cielo nella lontana India. Oggi è qui, e non ha ancora smesso di volare e di credere. E di toccare il cielo.
Nazzareno Condina