Cronaca

Sergio Runci, il giorno
del dolore e del ricordo

Il corpo di Sergio è precipitato tra roccia e sterpaglia per 150 metri. Quasi sicuramente è morto sul colpo, già sabato a cavallo tra la tarda mattinata e il primo pomeriggio

Il versante impervio dove è stato recuperato il cadavere

Stava mettendo a posto la casa, quell’appartamento di via Galliano dove avrebbe iniziato la convivenza con Barbara. Quel che poteva se lo faceva da solo. Faceva parte, quell’appartamento, della vita che amava. Da meno di un anno Sergio Runci era diventato un cittadino di Vicomoscano. “Sempre gentile, salutava quando passava, e sorrideva, mai dato nessun problema” racconta la vicina di casa.

Amava la montagna Sergio. Si rilassava, adorava i corsi d’acqua, il rumore dei ruscelli. Amava affrontare i suoi percorsi, poi fermarsi, e riprendeva tutto. Si poneva obiettivi sempre diversi, sempre nuovi e cercava poi di superarli. Forse per questo motivo aveva deciso di affrontare quel crinale tra il monte Paitino e il monte Sillara, la vetta più alta dell’Appennino parmense con i suoi 1861 metri. Un percorso non semplice, soprattutto se le condizioni meteo non sono perfette e si alza il vento. Il crinale tra le due vette guarda da una parte alla provincia parmense e dall’altra alla lunigiana. E’ proprio dalla parte Toscana che Sergio è scivolato, probabilmente sbilanciato da una raffica.

“Ieri ho parlato col maresciallo della Forestale – ci racconta Gianluca Fedeli, marito della sorella di Barbara – più o meno per capire la dinamica di quello che è successo. I fatti confermano le ipotesi che erano state fatte al campo ai lagoni. Nella notte tra sabato e domenica c’era un vento molto molto forte e la prima spedizione di soccorso domenica mattina all’alba ha dovuto fare rientro proprio per il vento. Si presume quindi che andando su in cima sia stato sorpreso da questo vento di libeccio che con una folata l’ha portato giù”.

Il corpo di Sergio è precipitato tra roccia e sterpaglia per 150 metri. Quasi sicuramente è morto sul colpo, già sabato a cavallo tra la tarda mattinata e il primo pomeriggio. Anche se fosse stato trovato subito i soccorsi sarebbero stati probabilmente inutili.

Nel pomeriggio di ieri, una squadra del Soccorso Alpino e Speleologico ha rinvenuto il corpo senza vita. La squadra del SAER, durante una perlustrazione sulle pendici settentrionali del Monte Sillara a circa 1700 metri di quota, ha rinvenuto il corpo, purtroppo senza vita, dell’escursionista. È stato così attivato EliPavullo, che una volta giunto sul punto ha sbarcato equipe sanitaria e il tecnico di elisoccorso. Ottenuto il nulla osta dalle autorità, il corpo è stato recuperato e trasportato a valle, dove è a disposizione delle autorità per gli accertamenti del caso. Al quarto giorno di ricerca in alta Valparma, hanno partecipato,oltre ai tecnici del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, anche Carabinieri e Carabinieri Forestali, Vigili del Fuoco, Protezione civile, Polizia di Stato e Sagf (Soccorso Alpino della Guardia di Finanza).

Racconta Gianluca, al di fuori dei microfoni, come una guida esperta proprio su ai Lagoni gli abbia detto che chi conosce quel crinale e quei percorsi sa che al primo segno di vento bisogna tornare indietro. Che è troppo rischioso sfidare il destino. Quel cammino verso il monte Sillara a partire dai lagoni non era un percorso semplice. 2 ore e 15 con buona gamba, 500 metri di dislivello. Racconta e ringrazia – nonostante l’esito infausto – l’impegno e la volontà di tutti, dai carabinieri forestali ai vigili del fuoco, dal soccorso alpino alla protezione civile di Corniglio di riportare Sergio a casa. “Ringrazio tutti – ha aggiunto Gianluca – per aver esso in campo tantissime persone che si sono fatte in quattro notte e giorno, persone stupende di animo incredibile”.

La salma, dapprima portata al rifugio Lagdei, è stata poi trasportata all’obitorio dell’ospedale maggiore in attesa di un pronunciamento della Procura. Probabile che si proceda all’autopsia.

Sergio lascia i colleghi dell’ospedale di Viadana. Quel reparto sub intensivi Covid in cui da un anno e mezzo prestava servizio insieme ai suoi colleghi affrontando tutti i rischi del virus. Gli occhi sono rossi. “A volte, per scherzo, ci veniva vicino con lo sguardo serio, poi ci mostrava un sorriso. Era in gamba come infermiere, sapeva rasserenare tutti. Anche i pazienti lo apprezzavano. Il suo carattere era così”. Era solare Sergio e mancherà a tutti in reparto.

Ancora nessuna notizia sulle esequie, ne se si faranno qui oppure la salma verrà portata a Messina, sua città natìa, per il funerale. Dovrà essere la Procura di Parma, prima, a dare il nulla osta per la sepoltura.

N.C.

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