Cronaca

Antenne, CNC chiede al Comune
una regolamentazione nel PGT

"Il comune deve puntare avere un ruolo il più possibile attivo, e fungere da garante nella gestione del territorio verso i cittadini. Presenteremo questa proposta in consiglio comunale con una mozione, sperando venga accolta all'unanimità, senza barricate ideologiche"

Torna sulla questione antenne il gruppo d’opposizione CNC, dopo la protesta registrata a Casalbellotto e Vicomoscano. Serve una regolamentazione e per questo motivo il gruppo di minoranza (Fabrizio Vappina, Pierluigi Pasotto, Mario Daina e Valentina Mozzi) presenterà una mozione da discutere nel prossimo consiglio comunale.

Abbiamo assistito – spiegano i consiglieri – negli ultimi tempi al proliferare dell’installazione di antenne da parte di gestori telefonici nel nostro territorio. In particolare tra Vicomoscano e Casalbellotto ne sono state edificate due a pochi giorni di distanza. Ci sono state proteste da parte di cittadini, sui social Network e a mezzo stampa a lamentarne un’infelice localizzazione. Una delle due adiacente al centro abitato non molto lontana in linea d’aria dal plesso scolastico e l’altra a pochi metri da una casa privata. Aldilà dell’impatto visivo, davvero poco gradevole data l’altezza delle antenne, premettiamo che non c’è stata nessuna violazione in termini di legge. Da un punto di vista normativo in tema di installazione di ripetitori telefonici vicino alle abitazioni, le normative di riferimento sono il decreto Gasparri del 2003 e la legge regionale 11/2001. Il primo ha concesso maggiori libertà nel posizionamento di ripetitori per la telefonia mobile affermando che i ripetitori dovevano considerarsi vere e proprie opere di urbanizzazione primaria ed essere trattati, dunque, allo stesso modo di strade, fogne, illuminazione pubblica, di qui il fatto che possa bastare l’accordo col privato, la presentazione di una regolare SCIA e una formale richiesta da parte della compagnia telefonica per ottenere la licenza di installazione.

Ciò non significa che un a società di telefonia possa installare in qualsiasi area del territorio comunale l’impianto che preferisce. Esistono dei limiti relativi ai valori di emissione e alla potenza dell’antenna. Nel caso in cui però l’antenna rispetti tutti i limiti imposti dalla normatica vigente, il Comune non può opporsi alla sua realizzazione. La legge regionale va a specificare, all’ Art. 4, comma 11: “I gestori di reti di telecomunicazione sono tenuti a presentare ai comuni ed all’ARPA, entro il 30 novembre di ogni anno, un piano di localizzazione, articolato per zone di decentramento comunale ove istituite, che, nel rispetto delle indicazioni di cui al presente articolo, descriva lo sviluppo o la modificazione dei sistemi da loro gestiti, in riferimento, in particolare, alle aree di ricerca per la collocazione di nuove stazioni ed alla ottimizzazione dei sistemi al fine del contenimento delle esposizioni. I comuni, sulla base delle informazioni contenute nei piani di localizzazione, possono promuovere iniziative di coordinamento e di razionalizzazione della distribuzione delle stazioni al fine di conseguire l’obiettivo di minimizzare l’esposizione della popolazione, compatibilmente con la qualità del servizio offerto dai sistemi stessi”.

Un Comune non può stabilire limiti ma può fissare criteri per individuare aree preferenziali e criteri per la localizzazione delle stesse “da privilegiare, se tecnicamente possibile, e compatibilmente con gli obiettivi di minimizzazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici”. Il Comune può quindi dotarsi di un regolamento per disciplinare la realizzazione degli impianti di telefonia mobile ed individuare nello stesso i siti d’installazione, anche sulla base del proprio P.G.T (piano gestione del territorio). L’art.8 della legge 36/2001, nota ANCI recita a conferma che “i comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici”. Molti comuni lo hanno gia fatto, come il comune di Parma con delibera 220/38 del 2006 e 87 CC del 2009. Secondo noi un comune non deve agire in modo passivo su questa questione, lasciando che se la sbrighino gestori e privati cittadini, a rischio di liti e contenziosi. Dove e come può è doveroso che intervenga con gli strumenti che ha a disposizione e la legge gli consente. E in fase di approntamento il nuovo P.G.T del comune di Casalmaggiore, che riscriverà le regole, abbiamo tecnici comunali a disposizione e commissioni consiliari e tecniche per poter studiare la materia e tentare di elaborare un regolamento che provi a pianificare, razionalizzare e circoscrivere il fenomeno in ambiti più ragionevoli, nonostante gli ostacoli posti dalle normative nazionale e regionale. Non perdiamo questa occasione. Il comune deve puntare avere un ruolo il più possibile attivo, e fungere da garante nella gestione del territorio verso i cittadini. Presenteremo questa proposta in consiglio comunale con una mozione, sperando venga accolta all’unanimità, senza barricate ideologiche“.

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