Sport

PalaFarina, fiore all'occhiello ma
non per tutti: la lettera dei Warriors

"È però sconcertante appurare di non essere considerati dall’amministrazione comunale come una società che lavora in un certo modo ed essere visti con quel pietismo che odiamo profondamente"

Ci sono realtà di serie A ed altre di serie B a Viadana. E poi ci sono loro, i Warriors Viadana. Sono viadanesi, si sentono tali anche se costretti a migrare. E se il nuovo Palafarina, quando sarà terminato e riaperto, sarà il fiore all’occhiello delo sport viadanese la cosa non li riguarderà. Si definiscono reietti, nessuno li ha chiamati per chiedere loro se c’erano delle esigenze e la nuova palestra non li contemplerà.

Se l’obiettivo espresso dal sindaco – recita il comunicato stampa diffuso ieri – a proposito del PalaFarina è quello di restituire ai viadanesi una struttura che sia fiore all’occhiello di Viadana, resta da capire di quali viadanesi stia parlando, perché di certo non ci sentiamo e non ci siamo mai sentiti presi in causa in questo discorso. Eppure siamo una delle società sportive viadanesi, che dal 2014 ha come scopo quello di raggiungere l’apice a livello nazionale in ambito professionistico e che dal 2016 milita in serie A1. Ciononostante pare non potremo usufruire degli spazi di cui avremmo bisogno all’interno del nuovo palazzetto sebbene avessimo manifestato le nostre esigenze logistiche fin dai primi incontri della fase di progettazione. Esigenze che apprendiamo non essere state prese in considerazione. Quando infatti pochi mesi fa l’ufficio tecnico ha contattato le varie società di calcio, basket e volley per avere le misure dei campi per tracciare le linee di gioco, nessuno si è preoccupato di contattarci. Evidentemente non rappresentiamo il tipo di eccellenza di cui ci si vuole poter vantare. Insomma non ci viene riconosciuta la stessa dignità di tutte le altre realtà sportive del territorio. Viene quasi da pensare che questo trattamento sia dovuto alla nostra natura di atleti con gravi disabilità motorie, persone già fra le più bistrattate, marginalizzate, escluse dalla vita comunitaria, e trattate quando va bene con un paternalistico fare unicamente assistenzialista. E noi che pensavamo di essere una realtà virtuosa. Questo trattamento per noi rimarca il totale menefreghismo per una società sportiva che è obbligata da anni a un esilio che a quanto pare è destinato a protrarsi, che implicherebbe – purtroppo per noi – un amaro allontanamento dalla comunità che vorremmo essere nostra sostenitrice e che invece ci fa sentire orfani di dimora. “Essere di Viadana per i Macron Warriors è sempre stato un orgoglio fin da quando la società è nata, così come lo è portare in Italia e in Europa l’identità di tutte le realtà commerciali del luogo che ci sostengono e ci sono vicine. È però sconcertante appurare di non essere considerati dall’amministrazione comunale come una società che lavora in un certo modo ed essere visti con quel pietismo che odiamo profondamente in quanto ci consideriamo atleti di livello nazionale ed internazionale e non pretendiamo nulla di più di quanto ci é dovuto. Appurare con i nostri occhi che non siamo minimamente presi in considerazione è un offesa enorme per la società che rappresento e che fiera porta Viadana nel proprio nome nonostante posto per noi non c’è e probabilmente vista la mancata realizzazione di quanto ci fu chiesto non ci Sarà mai”. È quello che dice il presidente dei Macron Warriors Fabio Merlino, che aggiunge: “A giugno abbiamo dovuto chiedere in prima persona di poter partecipare al sopralluogo organizzato dall’amministrazione comunale, che aveva coinvolto tutte le società sportive che avrebbero dovuto utilizzare il palazzetto. Tutte tranne noi. Perché è questo che evidentemente siamo per l’attuale amministrazione comunale: non previsti. In altre parole, dimenticabili.”Ci chiediamo quindi quale sarà la posizione dell’amministrazione comunale di Viadana: se continuare a trattarci da reietti oppure abbandonare il loro filtro pietistico e iniziare finalmente a darci la stessa dignità delle altre società sportive del territorio. Nel frattempo continuiamo a fare quello a cui siamo obbligati: arrangiarci e trovare un’alternativa da chi riconosce in noi un valore e ci ospita con orgoglio“.

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