Politica

Anche la Provincia verso le elezioni
Ma il voto nei Comuni conterà poco

Se anche le elezioni nei comuni in scadenza dovessero provocare ribaltoni, ben difficilmente questo potrebbe avere ripercussioni sull’assetto del Consiglio provinciale dal momento che il voto è ponderato e il peso di ciascun elettore dipende dalla classe dimensionale in cui è inserito il proprio Comune.

Il 2021 sarà un anno di elezioni, non solo per il rinnovo delle amministrazioni in 13 comuni della Provincia, ma anche per il consiglio provinciale. Mentre per i comuni la data è già stata fissata (3 e 4 otttobre), nulla si sa circa il destino del Consiglio provinciale, anche se è immaginabile che le consultazioni seguiranno a ruota. Elezioni di secondo livello, come dispone la legge Delrio, a cui quindi possono partecipare solo sindaci e consiglieri eletti nei singoli comuni.  Un organo che come noto è stato fortemente ridimensionato – privo di alcun potere decisionale – e che attualmente vede un equilibrio tra esponenti del centrodestra e del centrosinistra.

Ma se anche le elezioni nei comuni in scadenza dovessero provocare ribaltoni, ben difficilmente questo potrebbe avere ripercussioni sull’assetto del Consiglio provinciale dal momento che il voto è ponderato e il peso di ciascun elettore dipende dalla classe dimensionale in cui è inserito il proprio Comune. Per fare un esempio, il voto di un qualunque consigliere di Cremona o Crema vale più dei voti espressi da più consiglieri di Rivolta d’Adda o Pizzighettone, due tra i comuni maggiori che andranno al voto. Il primo, per numero di abitanti, è Rivolta d’Adda, con oltre 8.000 residenti; seguono con oltre 6.000, oltre Pizzighettone, anche Spino d’Adda.

Attualmente i due comuni cremaschi hanno una maggioranza di centrosinistra, con i sindaci Fabio Calvi e Luigi Poli: il primo ha già svolto due mandati e non si ripresenta, come candidata ci sarà invece la sua vice Elisabetta Nava; a sfidarla il medico Giovanni Sgroi. Non si ripresenta neanche il sindaco di Spino, Luigi Poli: a rappresentare il centrosinistra sarà quindi il suo vice Enzo Galbiati  e lo sfidante sarà Paolo Riccaboni espressione del centrodestra, che ha già ricoperto la carica di sindaco tra 2011 e 2016.

A Pizzighettone situazione incerta: nè il sindaco della Lega Luca Moggi, né il centrosinistra hanno ancora sciolto le riserve, anche se di recente si è presentata una nuova formazione che aggrega Pd, esponenti dell’attuale gruppo di minoranza ‘Cittadini protagonisti’ rappresentata da Giancarlo Bissolotti ed esponenti di ‘Pizzighettone al centro’, lista che nell’ultimo quinquennio si è distaccata dalla maggioranza.

E proprio una situazione così variegata potrebbe essere lo specchio del prossimo consiglio provinciale, dove a determinare i giochi saranno gli accordi più o meno trasparenti tra singoli forze politiche. Lo stesso presidente Mirko Signoroni, che resterà in carica fino al 2023 (durata del mandato 4 anni) è stato eletto in base ad un anomalo accordo tra Pd e fuoriusciti da Forza Italia, con Lega e azzurri che avevano sostenuto Rosolino Bertoni, sindaco leghista di Palazzo Pignano. In altre parole: qualunque saranno gli indirizzi espressi dai singoli cittadini cremonesi, questi non conteranno nella composizione dell’organo provinciale, ad ulteriore conferma del carattere monco della riforma dell’ex ministro renziano.

Questi gli altri comuni dove il 3 e 4 ottobre si andrà a votare: Palazzo Pignano, Cremosano, Campagnola Cremasca, Pianengo, Izano; Sesto Cremonese, Pieve San Giacomo, Azzanello; San Martino del Lago, San Giovanni in Croce. Nell’Oglio Po mantovano tocca invece a Marcaria.

Giuliana Biagi

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