Antenne. Ghezzi: "Casalbellotto e
Vicomoscano si doveva fare di più"
"Alle mie obiezioni, fino ad ora, il Comune ha ribattuto dicendo di non poterci fare niente, che la competenza in questa materia non è sua, soprattutto se l’installazione avviene su superficie di privati"
Antenne per la telefonia, dopo l’installazione di quella di Casalbellotto in prossimità di un’abitazione privata è ora il turno di Vicomoscano, dove l’antenna verrà installata nei pressi della scuola dell’infanzia e primaria. Un grosso problema per Davide Ghezzi, che scrive spiegando tutta la situazione.
“A Casalbellotto l’antenna di 35 m posizionata a 20 m da un’abitazione è stata inesorabilmente installata e a breve entrerà in funzione. All’interno dell’ampia area individuata per la sua posa, l’operatore telefonico Iliad ha trovato l’accordo con il privato che offriva la soluzione più impensabile, più antiestetica, più impossibile a detta di molti. Tutto questo nel totale disinteresse dell’amministrazione comunale.
A Vicomoscano un’altra antenna sta per essere montata nei pressi della scuola dell’infanzia e di quella primaria. I lavori procedono alacremente. Ma siamo sicuri che la posizione individuata per la sua installazione sia davvero l’unica possibile o la migliore, e non solo quella più conveniente per la società di telecomunicazioni e del proprietario del terreno, come avvenuto a Casalbellotto?
Alle mie obiezioni, fino ad ora, il Comune ha ribattuto dicendo di non poterci fare niente, che la competenza in questa materia non è sua, soprattutto se l’installazione avviene su superficie di privati.
Certo, a posteriori, da un punto di vista normativo l’amministrazione comunale non può fare molto. Nel 2003, infatti, lo Stato ha sancito l’esigenza strategica nazionale di realizzare una rete di telecomunicazioni ad alta velocità, distribuita e capillare e per questo, con l’articolo 86 del decreto legislativo n. 259, ha equiparato queste antenne a opere di urbanizzazione primaria, riducendo in questo modo la possibilità per le amministrazioni locali di interferire con la realizzazione di questa rete. In base alla legge sopracitata, le competenze risultano suddivise tra lo Stato che stabilisce i livelli di emissione elettromagnetiche ritenute non dannose per la salute e le Regioni a cui viene demandato il compito di controllare il rispetto di questi limiti tramite l’ARPA.
I Comuni, quindi, apparentemente non possono interferire con questo piano nazionale. Le opere di urbanizzazione primaria non risultano soggette nemmeno ai regolamenti urbanistici e risultano dunque compatibili in generale con qualsiasi destinazione prevista dal Comune e, dunque, con ogni zona del territorio. Non devono rispettare nemmeno distanze minime dai confini privati e dalle strade. Sono soggette solo a vincoli paesaggistici e idrogeologici.
In un tale contesto CHIUNQUE rischia pertanto di trovarsi dalla sera alla mattina un palo di 35 m di fianco a casa, carico di antenne.
Per questo motivo, sempre la normativa citata, riconosce al Comune due FONDAMENTALI poteri.
Il primo consiste nella possibilità di predisporre in via preventiva un proprio regolamento sugli impianti di telecomunicazione, come espressamente previsto da una Legge Regionale del 2001. Attraverso questo regolamento il Comune non può stabilire limiti (per esempio distanze minime) ma ha la possibilità di definire dei criteri al fine di individuare zone preferenziali, in modo da minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici. Le restanti aree possono essere utilizzate solo nel caso in cui le prime risultassero impossibili, inidonee o insufficienti a garantire la copertura dei servizi. Nel caso di Casalbellotto, se per esempio, con apposito regolamento il Comune avesse a suo tempo previsto, così come fatto dal Comune di Parma, che erano da preferire aree industriali ad aree residenziali, Iliad avrebbe dovuto necessariamente installare la propria antenna poco più in là, sempre nell’area circolare da lei individuata, ma all’interno della zona industriale di via Einaudi, in mezzo a capannoni, ad almeno 200 m da qualunque abitazione, invece che a 20 m dalla casa più vicina.
Il secondo potere nelle mani dell’amministrazione comunale, sempre previsto espressamente dalla legge, è quello di mediazione con le società di telecomunicazioni, in modo da garantire la corretta interpretazione, nei casi concreti, dei criteri stabiliti dalla legge. Solo se il Comune si propone come intermediario all’interno di questo confronto tra le parti, si può assicurare la pianificazione degli interventi e il corretto svolgimento dei procedimenti, nel bilanciamento dei diversi interessi. Il comune di Casalmaggiore, come dichiarato dallo stesso sindaco via social network, è stato il primo a cui Iliad ha offerta la possibilità di installare le antenne su suolo pubblico. Il Comune si è limitato a declinare l’offerta, disinteressandosi del fatto che poi la compagnia telefonica si sarebbe dovuta necessariamente rivolgere ai singoli privati per collocare il proprio impianto. Non si è preoccupato di informare la cittadinanza dell’imminente piano di installazioni da parte di Iliad e di cercare di ricoprire un ruolo di mediatore tra gli interessi della società di telecomunicazioni e quelli dei singoli cittadini. Interessi entrambi legittimi. Ha preferito defilarsi, lasciando che le cose avessero il loro corso e gli interessi economici di due singoli privati avessero la meglio sull’interesse di altri. Proponendosi come interlocutore tra le varie parti, all’interno dell’ampio raggio in cui era richiesta l’installazione da parte di Iliad, si sarebbe potuta trovare sicuramente una soluzione più equa. Già altrove in Italia, in Veneto ad esempio, alcuni sindaci hanno interceduto con le compagnie telefoniche che, nonostante disponessero già di tutte le autorizzazioni, hanno accettato un compromesso individuando soluzioni che accogliessero le richieste dei cittadini.
Gli operatori telefonici ovviamente cercano la soluzione più rapida ed economica per loro, in modo che la posa dell’antenna gli costi meno. Dall’altra parte, alcuni privati, egoisticamente, pensano solo al loro tornaconto monetario personale. Non si può accettare che questi siano gli unici criteri alla base della scelta di dove collocare questi impianti, che sono sì utili da una parte ma che presentano anche rilevanti criticità dall’altra. Nessuno vuole frenare la diffusione di queste fondamentali installazioni, ma essa non deve avvenire basandosi esclusivamente su vantaggi economici di una o l’altra parte. L’amministrazione comunale non può sottrarsi dalla sua importante funzione di prevenzione e mediazione, come sta avvenendo a Casalmaggiore.
Su questo argomento purtroppo c’è molta ignoranza e confusione. La maggior parte delle persone esprime commenti che lasciano intendere che non abbiano colto il fulcro della questione. La discussione viene banalizzata con la formazione di due schieramenti, pro e contro le antenne. Qui non si discute invece della necessità di una rete di telecomunicazioni, ma dei principi alla base della scelta dei punti di installazione. Io stesso, prima di approfondire la materia, ignoravo la portata dei problemi che implicava. Essa si trova infatti a contrapporre interessi strategici nazionali, economici, di salute e urbanistici, tutti meritevoli di tutela. Ho scritto questa lettera proprio perché, visto l’imponente piano di installazioni che proseguirà nei prossimi mesi, ritengo che la gente debba essere correttamente informata, affinché pretenda che chi è chiamato a rappresentarla a livello locale, metta in atto tutte le misure idonee per farlo al meglio“.
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