Cronaca

"I nostri sforzi per salvare vite". Un
pensiero su Giuseppe De Donno

Rispettiamo il dolore di chi resta. E facciamo nostre le parole di chi una depressione l'ha vissuta. E ricordiamo il dottor Giuseppe De Donno per quello che è stato e sarà per sempre. Un medico che sino in fondo, e con tutto se stesso, ha cercato di salvare vite e riaccendere sorrisi. Riposi in pace

“Tutti i nostri sforzi sono rivolti a salvare più vite possibili”. Eravamo all’inizio della pandemia, e il dottor Giuseppe De Donno si prodigava, insieme ai suoi colleghi in quello che era il suo compito, la sua missione. E forse, come tanti, avrà avuto paura di non farcela, paura di non riuscire più a ridare spazio e strada ai sorrisi di chi entrava a corto di fiato e speranza. Il video l’ha ripostato oggi ASST Mantova.

Forse, come tanti, si sarà sentito solo. O forse no, non lo sapremo mai. Ci sono medici e medici. E dalla voce e dalle fotografie, dai tanti ricordi di chi ha avuto a che fare con lui, si percepisce un anima. Ci sono quelli che fanno una professione e quelli che la professione la vivono, entrando in empatia con i pazienti che curano. Lo dice lui stesso, lo dice la sua emozione. Eravamo agli inizi di un tunnel, agli inizi di un percorso costato sino ad ora 135 mila morti. 135 mila persone che non ce l’hanno fatta.

Chiunque di noi ha vissuto da vicino un lutto, ha vissuto da vicino un dolore. Chiunque lo vede tutt’ora nelle persone che son rimaste e qualcuno, sulla strada, hanno perso. Di lutti, anche il dottor De Donno, ne ha vissuti tanti. E chi vive la professione che fa non ne rimane indifferente. Gli innumerevoli attestati di stima di queste ore testimoniano – inequivocabilmente – proprio questo: un rapporto vissuto che si veniva a creare con le persone che ha incontrato. Tante ha contribuito a tenerle al mondo, a tante ha ridato speranza. A noi basta questo.

Non siamo dietrologi, ne tuttologi. Già ce ne sono tanti nei social e sul web che hanno ipotizzato cause, che sanno che è colpa di qualcosa o qualcuno. Un nostro amico L.F., malato psichiatrico per tanti anni, morto qualche anno fa, quando non ci chiamava col nome di qualche apostolo (nei suoi pensieri lui era il Cristo e tanti avrebbe voluto salvare con lui, noi compresi che magari non ce lo meritavamo neppure) ci guardava in faccia e ci diceva: “Sono stato da tanti dottori, e tutti hanno cercato di capire quello che avevo in testa. Ma quello che ho in testa lo so solo io”. Prendiamo per buona la sua massima, in rispettoso silenzio.

E prendiamo per buone le parole di un sindaco illuminato di questa nostra terra. “Ho imparato anni fa con un trauma, seguito da un lungo periodo di depressione da cui sono uscito solo con letture a riguardo e con la ricerca di tragedie ancor peggiori di quella vissuta quali paradossale motivo di conforto, che tanti, anzi tutti (chi platealmente, chi confessandolo solo a se stesso) attribuiscono un motivo ad un suicidio. Il fine è quello di sentirsi il cuore in pace, di spegnere un rimorso, di crearlo a qualcun altro, di sottolineare errori altrui, di cercare cause, di trovare un capro espiatorio conclusivo o anche polemico del fatto. Ognuno si fa padrone di un giudizio (stupidamente), ma il motivo di un gesto così estremo rimane sempre e comunque nel cuore o nella mente di chi se ne è andato per propria volontà. E questo lo si deve rispettare. E si deve tacere. Ed è indegno strumentalizzare“.

Rispettiamo il dolore di chi resta. E facciamo nostre le parole di chi una depressione l’ha vissuta. E ricordiamo il dottor Giuseppe De Donno per quello che è stato e sarà per sempre. Un medico che sino in fondo, e con tutto se stesso, ha cercato di salvare vite e riaccendere sorrisi. Riposi in pace.

N.C.

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