Cronaca

Arianna è caduta. E' stata spinta?
La famiglia chiede la simulazione

La perizia del medico legale di Brescia Andrea Verzeletti e del pool di esperti composto da Cristina Cattaneo, Vittorio Fineschi ed Emanuela Turillazzi, parla chiaro: Arianna Zardi, la 25enne di Casalbellotto trovata senza vita nell’ottobre del 2001 sotto un ponticello di Torricella del Pizzo, è sicuramente rimasta vittima di una caduta. Sul corpo di Arianna sono state evidenziate fratture alle ossa dalle quali si ricava che la ragazza sia caduta dall’alto. Fratture sono state rilevate sulla sinistra del corpo, in particolare al cranio, alle spalle e al bacino. E anche una al metacarpo destro.

L’avvocato Bertoletti

Sul caso Zardi, la procura, nella persona del pm Lisa Saccaro, ha chiesto l’archiviazione in quanto non ci sono elementi che possano ricondurre ad una caduta ad opera di terze persone. Ma la famiglia della ragazza, il cui corpo era stato riesumato nel gennaio del 2016 per essere esaminato dal pool di Verzeletti, si oppone all’archiviazione, in quanto, a detta dell’avvocato Giovanni Bertoletti, ci sono ancora troppi dubbi che potrebbero essere fugati approfondendo le indagini. Certo, dopo 20 anni non è semplice, ma con le avanzate tecniche investigative di cui si dispone oggi, forse qualche risposta si potrebbe ottenere.

Tanti gli elementi che non collimano e che non hanno ancora avuto una spiegazione. L’avvocato Bertoletti si chiede come avrebbe fatto Arianna, con il bacino fratturato, a riuscire a muoversi fino ad arrivare a dove è stato trovato il corpo?”. Il cadavere della 25enne, infatti, era stato trovato sotto il manufatto in cemento, ma a diversi metri da dove sarebbe caduto. Arianna era in posizione supina, un particolare che rende difficile pensare che possa essersi trascinata da sola, anche perchè non sono stati rilevati segni di trascinamento. Quindi per muoversi avrebbe dovuto alzarsi in piedi. E poi ancora: dalle tracce di sangue rilevate sui muri, parrebbe che Arianna si fosse appoggiata con le mani al muro di destra e poi di sinistra, fino ad arrivare in fondo.

“La nostra opposizione alla richiesta di archiviazione”, ha spiegato l’avvocato Bertoletti, “è basata su obiezioni logiche e razionali. Troppe cose non hanno senso. Chiediamo, proprio per avere una spiegazione logica sulla dinamica dei fatti, un’indagine supplettiva basata ad esempio sulla ricostruzione della caduta attraverso un manichino e con strumenti all’avanguardia che vent’anni fa non c’erano”.

L’avvocato Bertoletti si è basato anche sul lavoro effettuato dalla sua consulente Elena Pilli: biologa, genetista forense dell’università di Firenze, definita “la donna che parla agli scheletri”. L’esperta si è occupata anche del caso della morte di David Rossi, l’ex capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena precipitato dalla finestra del suo ufficio il 6 marzo 2013. Sul caso Zardi, per la Pilli, ci sono ancora tante cose da chiarire.

Sui pantaloni di Arianna, caduta dal lato sinistro, erano state trovate impronte di pneumatici o di scarpe, mentre dalle tracce biologiche presenti sulla superficie interna degli slip indossati dalla vittima e sui pantaloni vicino alla tasca era stato rilevato “un assetto genotipico complesso (relativo a più individui) misto tra la vittima e un soggetto di sesso maschile”. Potrebbe quindi essere plausibile l’ipotesi che la Zardi avesse avuto, poco tempo prima della morte, un rapporto o un contatto di carattere intimo con un’altra persona finora sconosciuta. Ma, come ha chiarito l’avvocato Bertoletti, da tempo Arianna non aveva un fidanzato. All’epoca, nemmeno gli esami del dna sul giro di amicizie della vittima avevano fatto luce sul mistero.

Di Arianna, oltre ai vestiti, era stata analizzata la borsa sulla quale i Ris di Parma avevano trovato delle macchie ematiche. “Ma la borsetta era rimasta sulla chiusa del corso d’acqua”, ha aggiunto il legale della famiglia. “Come mai allora era sporca di sangue?”. Tante, dunque, le domande rimaste ancora senza risposta.

Sara Pizzorni

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