Salute

Strada (Civici Europei) critica con
Moratti: "Sanità, tanto da rivedere"

“Una cosa è certa - conclude la Consigliera regionale - o si propone un progetto di revisione che assegni davvero il corretto ruolo e gli investimenti adeguati alla medicina territoriale e di prevenzione per renderla efficace, oppure si tratta di semplici chiacchiere al vento".

“L’Assessore al Welfare Moratti ha illustrato in Commissione Sanità il documento con le linee guida per la revisione della Legge 23/2015 sulla sanità lombarda” dichiara Elisabetta Strada (Consigliere regionale Lombardi Civici Europeisti).

“Riassumo subito alcune considerazioni critiche in sei punti principali.
1) Anzitutto – specifica la Consigliera civica- neanche un accenno alla salute mentale. E’ incredibile, tenuto conto che si stimano 150.000 nuovi casi di depressione dovuti alla sola disoccupazione da pandemia e con un calcolo complessivo di +30% di nuovi casi di disagio mentale, che toccano in particolar modo i minori e le donne;
2) inoltre il rapporto di una ‘Casa della Comunità’ ogni 50.000 abitanti deve essere ridotto. Se pensiamo che un MMG ha in media in cura 1.000/1.500 pazienti, per ogni ‘Casa’ avremmo 50 medici e in Lombardia ci sarebbero troppo poche Case della Comunità, con una forte dispersione e un notevole aggravio di lavoro sui MMG;
3) nel documento si parla del ruolo dei Sindaci in maniera molto superficiale e solo nella parte relativa all’istituzione dei ‘Distretti’; la pandemia ha invece evidenziato come un sistema efficace ed efficiente della medicina di territorio debba prevedere un ruolo attivo dei Comuni. I sindaci, infatti, oggi vivono questo paradosso: sono ‘responsabili della salute’ dei propri cittadini e sono in grado di intercettare e prevenire le criticità sanitarie del loro territorio, ma non hanno strumenti efficaci per ‘prendersi cura’ – in senso letterale- dei propri cittadini;
4) inoltre i ‘Dipartimenti di Prevenzione’ – già ridotti all’osso dalla riforma attuale- continuano a non svolgere un ruolo adeguato e vengono smembrati tra ATS e ASST; occorre ricreare veri ‘Dipartimenti di Prevenzione’ legati ai territori, non solo per fare vaccinazioni ma per fare programmazione e intervenire su tutti i campi della prevenzione;
5) altro grande tema quello della riduzione delle liste d’attesa per i pazienti: era un punto critico prima della pandemia, ora è diventata una vera emergenza e nel documento non c’è traccia di agende integrate pubblico/privato, un punto fondamentale per ridurre i tempi;
6) infine non è ancora chiaro il rapporto tra pubblico e privato: per esempio, trovo grave che, di nuovo, non si faccia nessun accenno all’obbligo di presentare i bilanci per le strutture private accreditate, mentre è crescente la richiesta di trasparenza in tutti i settori, incluso quello sanitario.

“In generale – commenta Strada – il baricentro del documento continua ad essere la struttura ospedaliera, a scapito – ancora una volta- di un’adeguata riorganizzazione della sanità territoriale, che era stata completamente affossata dalla Legge Maroni del 2015, e che ha mostrato  tutti i suoi limiti e le sue carenze proprio in occasione della pandemia da Covid-19, fallendo nel suo compito strutturale di prevenzione, allerta e gestione territoriale capillare del paziente – sia Covid che non Covid.”.

“Una cosa è certa – conclude la Consigliera regionale – o si propone un progetto di revisione che assegni davvero il corretto ruolo e gli investimenti adeguati alla medicina territoriale e di prevenzione per renderla efficace, oppure si tratta di semplici chiacchiere al vento”.


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