Cronaca

Referendum eutanasia legale, il
comitato casalasco si presenta

Si partirà sabato dal mercato a Casalmaggiore, ma ci saranno altri momenti in cui le firme verranno raccolte. Per chi volesse comunque, e sempre da domani, sarà possibile andare a firmare anche in comune

500 mila firme. Anzi, meglio 600 mila o qualcuna in più. Questo l’obiettivo che pongono i comitati che si sono attivati per il referendum relativo all’Eutanasia Legale, con l’abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice Penale. Un referendum per ribadire, ove ve ne fosse bisogno, la libertà dell’individuo di decidere sino a quando farsi curare e quando smettere di farlo. E di farsi aiutare, nel caso decidesse di non proseguire oltre le proprie sofferenze, di farsi aiutare ad addormentarsi senza che per questo chi aiuta incorra in un reato.

Non è bastata una discussione che va avanti da anni, non è bastata una proposta di legge mai discussa dal Parlamento, non è bastata la richiesta della consulta che invitava il Parlamento a legiferare in materia. Serve allora una spinta dal basso. Per questo nasce il referendum.

IRENE GHEZZI – Anche a Casalmaggiore è nato un Comitato Referendario. A spingere per la nascita e ad attivarsi in prima persona Irene Ghezzi: “Quando è arrivata la mail dell’Associazione Luca Coscioni che chiedeva disponibilità a supportare la Campagna per l’Eutanasia Legale ho accettato immediatamente. Il tema mi è molto caro visto che mi sono sempre chiesta come mai una persona che soffre in maniera disperata non possa disporre della scelta di porre fine alla propria esistenza e sottolineo propria esistenza. Non starò a farvi un trattato giuridico filosofico sulla eterna disputa tra tutela della vita e autodeterminazione del soggetto, ma ho sempre pensato che solo camminando nelle scarpe dell’altro possiamo realmente comprendere il suo stato e i suoi bisogni e le sue scelte. Potrebbe essere anche la scelta di vivere la propria esistenza fino all’ultimo secondo che la malattia lasci, io non mi pongo in una posizione giudicante, anzi, ritengo proprio che tutte le scelte abbiano pari dignità e debbano essere ugualmente tutelate dallo Stato. È giunto il momento che in questo Paese si parli, nelle sedi deputate, del fine vita. Anche se non è un periodo storico facile e la gente ha necessità di spensieratezza, son convinta che comunque si avvicinerà ai nostri tavoli per firmare perché il Paese è sicuramente più avanti di chi ci dovrebbe rappresentare e invece si nasconde. Voglio ricordare che già la Consulta ha richiesto al Parlamento di legiferare e addirittura giace da 8 anni alla Camera una proposta di legge di iniziativa popolare. È un tema che riguarda pochi? Non credo, riguarda migliaia di persone malate e i loro famigliari, persone che sono costrette a ricorrere all’eutanasia clandestina dopo aver condotto infinite battaglie burocratiche, quando avrebbero bisogno solo di tranquillità. Ma la questione riguarda ognuno di noi che potremmo trovarci in questa condizione come famiglie, amici o come malati. Da parte mia è giunto il momento di metterci la faccia per quella che ritengo una questione di civiltà“.

IL REFERENDUM – Perché un referendum: il significato della pronuncia, in maniera chiara, ce lo dà il sito dello stesso (LINK) “Il referendum – si legge – vuole abrogare parzialmente la norma penale che impedisce l’introduzione dell’Eutanasia legale in Italia. L’omicidio del consenziente, infatti, non è altro che un reato speciale (rispetto a quello di portata generale di cui all’art. 575 cp sull’omicidio) inserito nell’ordinamento per punire l’eutanasia. Con questo intervento referendario l’eutanasia attiva sarà consentita nelle forme previste dalla legge sul consenso informato e il testamento biologico, e in presenza dei requisiti introdotti dalla Sentenza della Consulta sul “Caso Cappato”, ma rimarrà punita se il fatto è commesso contro una persona incapace o contro una persona il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o contro un minore di diciotto anni. Per quanto riguarda, invece, condotte realizzate al di fuori delle forme previste dall’ordinamento sarà applicabile il reato di omicidio doloso (art. 575 cp). L’eutanasia attiva è vietata dal nostro ordinamento sia nella versione diretta, in cui è il medico a somministrare il farmaco eutanasico alla persona che ne faccia richiesta (art. 579 cp omicidio del consenziente), sia nella versione indiretta, in cui il soggetto agente prepara il farmaco eutanasico che viene assunto in modo autonomo dalla persona (art. 580 c.p. istigazione e aiuto al suicidio), fatte salve le scriminanti procedurali introdotte dalla Consulta con la Sentenza Cappato. Forme di eutanasia c.d. passiva, ovvero praticata in forma omissiva, cioè astenendosi dall’intervenire per tenere in vita il paziente in preda alle sofferenze, sono già considerate penalmente lecite soprattutto quando l’interruzione delle cure ha come scopo di evitare il c.d. “accanimento teraputico”. È però vero che molti casi ambigui creano condotte “complesse” o “miste” che non consentono spesso di distinguere con facilità se si tratti di eutanasia mediante azione od omissione e soprattutto pongono il problema di una possibile disparità di trattamento ai danni di pazienti gravi e sofferenti affetti però da patologie che non conducono di per sé alla morte per effetto della semplice interruzione delle cure. Proprio al fine di non creare discriminazioni tra tipi di malati, emerge l’esigenza di ammettere l’eutanasia a prescindere dalle modalità della sua esecuzione concreta (attiva od omissiva). Per questi motivi si prospetta efficace intervenire con questo referendum parzialmente abrogativo dell’art. 579 cp. Questo per una duplice ragione: innanzitutto intervenendo su questo si può esplicitamente richiamare il concetto di eutanasia; secondo poi la Corte, essendo intervenuta nella sentenza Cappato sull’art. 580 cp, può fare ricadere la disposizione come abrogata in una cornice normativa già delineata dalle sue pronunce in materia. La norma che residua, infatti, ha al suo interno l’espressione “col consenso di lui” il cui significato risulta coordinato alle leggi dell’ordinamento e agli interventi della Corte“.

IL COMITATO CASALASCO – Oltre a Irene Ghezzi ne fanno, attualmente, parte Stefano Superchi, il dottor Mario Riccio, Gloria Barili per Rive Gauche e Tommaso Anastasio per Comunità Socialiste Cremona. Insieme a loro, ieri alle 17 nella presentazione fatta nei pressi della finestra sul Po, l’avvocato Luigi Camurri. Ma in questi giorni si stanno raccogliendo altre adesioni. Sabato mattina, al mercato di piazza Garibaldi, la prima uscita ufficiale con raccolta firme.

MARIO RICCIO – Il dottor Mario Riccio fa parte del comitato. Tanti anni di battaglie alle spalle. Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1985 all’Università Statale di Milano, specializzato in Anestesia e Rianimazione con tesi sulla Morte Cerebrale e la Donazione degli Organi all’Università di Parma nel 1989, risultato poi vincitore con questa tesi di una borsa di studio dell’AIDO Nazionale, dal 1987 ha lavorato presso l’Ospedale di Cremona come Assistente presso il Reparto di Anestesia e Rianimazione poi, dal 1996 a tutt’oggi come Dirigente Medico presso lo stesso Reparto al quale dal 1993 si è aggiunta l’attività di Centrale Operativa 118 e dal 2000 quella di Neuroanestesia e Neurorianimazione. Componente del Consiglio Direttivo della Consulta di Bioetica di Milano, per la quale ha organizzato convegni su: cellule staminali, clonazione, donazione di organi, consenso informato in medicina, componente del Consiglio Generale dell’Associazione Luca Coscioni di Roma. Il dottor Riccio fu il medico che rispose all’appello di Piergiorgio Welby, malato di distrofia muscolare che chiedeva aiuto: qualcuno che si prendesse la responsabilità di sedarlo e staccasse il respiratore per morire. Era il desiderio di Piergiorgio dopo tanta sofferenza di essere liberato da quelle catene. Il dottor Riccio rispose consapevolmente all’appello, ben sapendo a cosa sarebbe andato incontro. Dal processo che seguì quell’atto di umanità, fu poi prosciolto. “E’ iniziata la raccolta firme – ci racconta – per introdurre l’eutanasia nel nostro paese su un problema sentito dalle persone, un problema che penso che debba essere risolto dalla medicina perché la medicina è essa stessa che spesso crea situazioni ingestibili, infernali per il paziente. Le crea perché offre un tentativo di risoluzione del problema ma spesso non riesce a raggiungere l’obiettivo. Quindi deve essere la madicina stessa ad offrire la soluzione che può essere anche quella della morte medicalmente assistita. Morte medicalmente assistita che non è un problema riservato solo a poche persone purtroppo ma è una necessità ormai. I paesi che si sono dati una normativa sull’argomento raggiungono il 4% delle morti totali. Il 4% della gente che muore in questi paesi, Belgio, Olanda, Svizzera, richiede la morte medicalmente assistita. Il 4% dei morti totali in Italia rappresenta circa 20 mila persone. Penso che sia un motivo sufficente, ma basterebbe anche una sola richiesta, perché la legge non è un fatto numerico, perché il nostro paese si doti di una legislazione in questo senso“.

GLORIA BARILI – Anche Rive Gauche, con i suoi esponenti, ha aderito alla campagna di raccolta delle firme. Una battaglia condivisa da tutti, una battaglia di libertà, sull’onda dello slogan, sino alla fine. “Come circolo di Rive Gauche siamo da sempre sensibili a queste tematiche – ha sottolineato Gloria Barili e per questo appoggeremo tutte le iniziative per informare e raccogliere firme. Tra gli autenticatori delle firme ci saranno i consiglieri comunali Pierluigi Pasotto e Valentina Mozzi, oltre alla consigliera Annamaria Piccinelli. Ma contiamo che altra gente si unisca e facciamo appello agli avvocati, che si prestino alla raccolta con autenticazione delle firme visto che possono farlo. Questa è una battaglia di libertà“.

TOMMASO ANASTASIO – “Come comunità socialista di Cremona aderiamo a questa raccolta firme – ha spiegato il rappresentante dei socialisti – e pensando a questa sfida mi vengono in mente i motivi per cui apporre una firma. Questa è una battaglia di Libertà. Prima ancora di essere socialista sono un libertario e la decisione sul fine vita è l’ultimo atto dilibertà che possiamo dare a persone che soffrono, lo richiedono ed hanno il pieno diritto di farlo. Ma questa è anche una battaglia di civiltà. Un paese non può voltarsi dall’altra parte: per questo invito tutti a firmare. Viva la libertà, sino alla fine!“.

STEFANO SUPERCHI – Anche Superchi sposa questa battaglia. “Devo ringraziare Irene per essere partita e per avermi coinvolto ed aver costituito un gruppo che raccoglie le firme affinché sia parzialmente cancellato l’articolo 579 del Codice Penale. L’adesione di alcune forze politiche non deve farci perdere di vista che questa è una lotta trasversale, che non ha una bandiera. Sono convinto che la maggioranza degli italiani sia diversa da chi li rappresenta, e sia daccordo sul fatto che nel nostro paese si debba avere la possibilità di scegliere. Perché il referendum? Quello legato ai casi celebri, Welby, Englaro, Dj Fabo sono solo alcuni dei casi, l’ultimo pezzo di una lunga lotta. Ma c’è tanta altra gente, magari meno famosa, che ha lottato, che sta lottando e deve avere il diritto di decidere. E visto che non lo fa il nostro parlamento, anche se ci sono disegni di legge e proposte mai discusse anche in quella sede e che due anni fa la Corte Costituzionale non è neppure stata ascoltata, non resta che il referendum per abrogare per pezzo di legge del 1930. Dobbiamo portare quanta più gente possibile a firmare“.

LUIGI CAMURRI – 201 firme raccolte in un paio d’ore a Cremona. Il comitato cittadino è già partito. L’avvocato Luigi Camurri fa parte dell’Associazione Luca Coscioni. E’ uno di quelli che ha dato la propria disponibilità nelle firme e che invita i suoi colleghi a fare altrettanto. “Fortunatamente la gente avverte l’importanza di questo tema, ed avverte questa come una battaglia. Una battaglia in cui si avranno enormi difficoltà logistiche, in un periodo in cui si è appena usciti da una pandemia, ma in cui nonostante le difficoltà siamo convinti di farcela. Serviranno più di 600 mila firme per essere sicuri“.

BANCHETTI – Si partirà sabato dal mercato a Casalmaggiore, ma ci saranno altri momenti in cui le firme verranno raccolte. Per chi volesse comunque, e sempre da domani, sarà possibile andare a firmare anche in comune. Servono davvero tantissime firme, entro la fine di settembre. Una battaglia ardua e complessa ma che, come tutte le battaglie che hanno qualcosa di forte dietro, si può vincere. Di questo sono fermamente convinti i promotori. Che si possa essere liberi di farsi curare ed essere curati sino a quando è possibile e che ognuno abbia il diritto di essere curato, ma che ci possa essere un momento in cui ogni individuo può essere libero di dire basta, di andarsene via. Liberi sino alla fine insomma. Proprio come recita lo slogan per questo referendum.

Nazzareno Condina

 

 

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