Soffio di Madre, Laura, Francesca
e un libro di pensieri, dolore e luce
I proventi del libro (non ha un prezzo, chiunque lo voglia può andarlo a prendere alla libreria Il Seme sotto la galleria Gorni o alla tabaccheria Buzzi facendo un'offerta) finanzieranno la struttura ANPANA di Casalbellotto che presto vedrà la luce
Un cammino senza tregua, e senza quiete, con un dolore che ti cammina a fianco, che si posa sulle spalle e ti brucia dentro. Quello di Laura Passerini, mamma di Francesca Cerati morta l’8 marzo del 2017 mentre faceva ritorno da Parma verso casa, è un male infinito. Un viaggio senza quiete anche se spesso cerca di sorridere a chi le sta intorno. Venerdì, a Casa Buzzi, Laura ha presentato il suo libro di fronte ad una quarantina di amici e persone care.
La più informale delle presentazioni, seduta a poca distanza da una gigantografia di Francesca, quella di Laura. Ha parlato delle genesi del suo libro, dei pensieri che non hanno data, dei segni, di tanti piccoli segni che le nuvole, il cielo, i fiori di campo, la terra, i sassi, gli uccelli le danno ogni giorno. Sono la voce di chi non c’è più o forse aiuta immaginare che ci sia un canale di comunicazione tra noi e l’altro mondo, l’altro tempo.
Laura ha parlato del suo dolore e l’ha fatto con la semplicità e la dolcezza di sempre, l’ha fatto con semplicità di come alla rabbia sia subentrata la consapevolezza, di come quell’8 marzo qualcosa le si sia lacerato dentro e di come vi sia la consapevolezza che quel che si lacera non torna a ricomporsi mai. E non potrebbe neppure. Molti i visi emozionati, qualche occhio lucido, tantissima energia. Paradossalmente (ma forse neppure più di tanto) vitale.
… oggi il cielo è la mia speranza. Sono io, le nuvole bianche amiche mi parlano. Le guardo ad una ad una e le inseguo. Si alza il sipario, odo la musica, inizia la tua danza magnifica come sempre, amore mio…
Il libro è dedicato a Francesca, e a tutte le mamme che attraversano il dolore. Il dolore di quello che si è perso ma pure il dolore di quello che non si è mai trovato. Lo scrivere per Laura è terapeutico. No, non spegne il male, ma aiuta a fermarlo su carta e a fermare su carta quegli istanti intensi in cui l’energia dell’universo, alla quale Francesca si è unita, torna a farsi sentire. Il dolore lo puoi portare dentro, può chiudersi dentro, scavare sino a ridurre tutto a vuoto per implodere. O lo puoi portare dentro, può chiudersi dentro, scavare e qualche volta uscire, farsi forma lieve per poco, o trasformarsi in sprazzi, incontrovertibili, di luce.
Questa seconda strada è il percorso di mamma Laura, quel suo Soffio di Madre e il suo soffio di mamma ed è pure il nostro. E’ un dolore che – anche questa volta e come sempre – si fa anche vita, e solidarietà. I proventi del libro (non ha un prezzo, chiunque lo voglia può andarlo a prendere alla libreria Il Seme sotto la galleria Gorni o alla tabaccheria Buzzi facendo un’offerta) finanzieranno la struttura ANPANA di Casalbellotto che presto vedrà la luce.
A Laura, e ad altri vanno i meriti di questo progetto, quello di un libro che probabilmente Laura avrebbe tenuto per se. A Daniela Bellini, instancabile anima sempre alla ricerca di qualcosa da fare per far star meglio gli altri, che ha editato il libro a sue spese così come aveva fatto con il libro di favole di nonna Gio e così come farà con il libro di una maestra che racconta il rapporto con i suoi alunni, senza chiedere niente in cambio ma convinta che possa sempre esserci una luce a rischiarare i cammini, a Giovanna Anversa, la cui forza è quella di essere sempre se stessa e di non dire mai no a qualunque cosa vada in direzione del bello e del bene, a Giulia Boselli, grafica paziente perché mettere daccordo tre donne non è per niente facile ed il lavoro che ne è uscito è comunque delicato e leggero, gradevole e fresco un po’ come lei. A Raffaella Storti che ha appoggiato il progetto ed ha fatto in modo che trovasse luce nella forma più economica – e qualitativamente valida – possibile facendo i salti mortali con una piccola società editoriale – InfoMedia – che gestisce da 15 anni a questa parte. A Patrizia di ANPANA, a Fabio, Marco, Ale che continuano insieme a tutti gli altri volontari a fare quello che han sempre fatto, seguire e dare una casa a cani anche quando non li vuole nessuno, anche quando sembrano perduti per sempre e stanno portando avanti un progetto di inclusione tra i più belli emersi in questi ultimi anni. A tutti quelli che c’erano e – come ha detto Laura – anche a tutti quelli che hanno amato Francesca e per qualche ragione non c’erano. Perché ognuno vive il dolore alla sua maniera.
A tutti quelli che prenderanno il libro, offrendo 1 o 50 euro non importa, ognuno a secondo della propria disponibilità e della propria anima. E a Francesca. In un viaggio di qualche anno fa mamma Laura l’aveva vista in un fiore viola a forma di cuore in un cespuglio in mezzo a mille altri fiori, in una terra martoriata dal terremoto. Era anche lì. E ieri c’era. Nell’ultimo raggio di sole che faceva capolino tra le nuvole all’orizzonte della campagna. Lei c’era e ci sarà sempre, nell’anima dell’universo che tutte le anime comprende e nelle nostre, che nell’anima dell’universo siamo compresi.
Nazzareno Condina