Il masso che segna il Decumano,
riemerso dal canale in secca...
Soltanto un sasso? No, un pezzo - e una testimonianza - di storia. Lo ha spiegato molto bene Stefo Mansi, iscritto al gruppo “Sei di Casalmaggiore se…” su Facebook, mostrando le fotografie di un sasso di fiume “riemerso” quasi per caso.
![](https://www.oglioponews.it/app/uploads/2021/06/decumanus_ev.jpg)
Soltanto un sasso? No, un pezzo – e una testimonianza – di storia. Lo ha spiegato molto bene Stefo Mansi, iscritto al gruppo “Sei di Casalmaggiore se…” su Facebook, mostrando le fotografie di un sasso di fiume “riemerso” quasi per caso.
“Cosa ci fanno – spiega nel curioso post Mansi – dei sassi di fiume in mezzo a una distesa pianeggiante e argillosa ad almeno 30 chilometri dal primo fiume (l’Oglio) con dei materiali litici simili? Quando la giornata sembra finita, dopo 9 ore di cammino sui tracciati dei decumani tra Gussola, Martignana, Casalmaggiore e Rivarolo, non c’è più voglia di seguire le vecchie mappe, ma solo di tornare a casa e togliersi le scarpe. Eppure, per caso, tra Solarolo Rainero e Casteldidone, in mezzo al nulla… eccolo”.
Il riferimento è ovviamente a questo grande masso, che è la testimonianza dell’antico metodo di “segnare” il territorio, dividendo secondo il Cardo e il Decumano. “Era caduto nel canale sottostante, miracolosamente in secca e quindi visibile sotto il livello solito dell’acqua, dimenticato da 2000 anni. Scivolato, almeno 40 chili semilavorato, ma ancora in asse con due delle vecchie partizioni agrimensorie del cardo e decumano cremonese, tracciate tra il 218 a.c. e il 180 a.c., qui tra i celti cenomani della centuriazione orientale arrivate solo più tardi insieme ai veterani di Ottaviano nel 40 a.c. Serviva a segnare i confini tra due proprietà ed era prossimo al DDIX decumanus, che corre ancora oggi, proveniente da Cremona, tra Gussola e Solarolo Rainero”.
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