Cultura

Misteri sul Po: sulle tracce
dell'antico Lazzaretto di Brancere

Oggi di quegli affreschi e di quei segni di fede non resta nulla se non qualche minuscolo frammento e, purtroppo, la colonna votiva rischia di andare perduta quando, invece, meriterebbe di essere salvata, tutelata e sistemata

Una colonna votiva a due passi dal Grande fiume, nel silenzio, nel verde e nelle nebbie della golena, rimasta a testimoniare la presenza di un antico lazzaretto, da sempre luogo di confinamento e d’isolamento per portatori di malattie contagiose, in particolar modo di lebbra e di peste. Questa una delle misteriose e significative tracce che si possono osservare a due passi dall’argine maestro nel tratto compreso fra Brancere di Stagno Lombardo e Gerre dè Caprioli, in località Casello. Proprio mentre si percorre il rilevato arginale, nel bel mezzo dei campi, spicca isolata, in modo evidente, l’antica e curiosa colonna che, da sempre, favorisce interrogativi ed ipotesi riguardanti la sua originaria funzione. Lo storico locale Cesare Scotti, nel suo volume dal titolo Una storia di golena in Brancere, attingendo a sua volta ad un antico manoscritto evidenzia che “Alcuni elementi danno la prova del fatto che il Casello e la Colonna votiva sono l’antico lazzaretto. Il casello ancora esistente è di forma ottagonale con piccola cuspide sormontata dalla croce. Vicino ad essa sorge la colonna votiva in pietra viva alta 15 metri”. Attualmente resta soltanto la colonna votiva. Ancora lo storico scrive che “sul lato ovest del quadrilatero che si appoggia sul vertice dello stelo si trova un affresco scolorito raffigurante San Carlo tra gli appestati di Milano. Nella facciata opposta invece un affresco con l’immagine della Madonna Consolatrice. Il vertice della colonna è munito di croce di ferro…”.

Oggi di quegli affreschi e di quei segni di fede non resta nulla se non qualche minuscolo frammento e, purtroppo, la colonna votiva rischia di andare perduta quando, invece, meriterebbe di essere salvata, tutelata e sistemata. L’indimenticabile e storico parroco del paese, grande cultore e appassionato di storia locale, don Aldo Grechi, scomparso alle fine del 2017, ricordava l’esistenza di testimonianze circa l’importanza della colonna votiva per tutta la comunità di Brancere e di Stagno Lombardo. E faceva notare come, in particolare, in antiche documentazioni è riportato come “le donne numerose andassero a pregare la Madonna Consolatrice per ricevere il dono del latte per i loro neonati”. Non sono che queste le poche notizie rimaste sull’antica colonna votiva. Tanto è stato perso; qui il Po ha sempre “spadroneggiato” accompagnando, in tutto e per tutto, la vita delle popolazioni che si affacciano sulle sue rive. Da queste parti il fiume si è portato via, nel lontano 1756, anche una chiesetta ed un cimiterino. E’ rimasta invece, incrollabile, l’antica colonna votiva, dove fede, tradizione e mistero si fondono in un appassionante “pagina di storia”. Che affonda le sue radici alle pestilenze che si sono susseguite, nel corso dei secoli, anche nei nostri territori bagnati dal fiume, a partire dalla peste nera del XIV secolo. Una pandemia devastante che si diffuse in Europa al partire dal 1346 e, in Lombardia, dal 1348. Nel solo Vecchio Continente uccise tra i 20 ed i 25milioni di persone, con conseguenze demografiche quindi devastanti. Molti, all’epoca, attribuirono l’epidemia alla volontà di Dio e, di conseguenza, sorsero, anche diversi movimenti religiosi, tra cui uno dei più celebri fu quello dei flagellanti. Anche la cultura fu notevolmente influenzata, basti pensare a Giovanni Boccaccio che utilizzò come narratori nel suo Decameron dieci giovani fiorentini fuggiti dalla loro città appestata; in pittura, il soggetto della “danza macabra” fu un tema ricorrente delle rappresentazioni artistiche del secolo successivo. Terminata la grande epidemia, la peste continuò comunque a flagellare la popolazione europea, seppur con minor intensità, a cadenza quasi costante nei secoli successivi. Rimase infatti endemica accendendo, di tanto in tanto, nuovo focolai, anche nei nostri centri urbani così come in quelli di campagna. Fra le pestilenze maggiori non si possono certo dimenticare quelle del 1630 (di manzoniana memoria) e quella del 1452, che colpirono pesantemente Milano e la Lombardia.

In tempi di pandemia come quelli attuali, la colonna votiva di Brancere, rappresenta, nella sua semplicità, un vessillo di storia: il richiamo alle pandemie che si sono susseguite nei secoli, alla fede popolare delle genti del fiume che si sono sempre affidate, lungo i secoli, alla grazia divina per uscire da quei drammatici momenti.

Un libro di storia aperto per tutti, per non dimenticare il passato, anche quello lontano, e costruire un futuro che non permetta mai di perdere la memoria delle nostre origini, e delle difficoltà e dei dolori che hanno coinvolto i nostri padri: sull’una e sull’altra riva del fiume.

Paolo Panni – Eremita del Po

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