CER: l'irrigazione intelligente
riduce gli sprechi di prodotti
Le immagini degli innumerevoli scarti di fine giornata, soprattutto di merce deperibile invenduta da parte della grande distribuzione, sono ormai di dominio comune nonostante, nell’ultimo periodo, si cerchi di intervenire con metodologie di riciclo, ma non è ancora abbastanza.
L’analisi dei risultati delle più recenti ricerche dei laboratori agronomici del Canale Emiliano Romagnolo ad Acqua Campus evidenziano che l’irrigazione intelligente può ridurre la quantità di acqua impiegata e la conseguente perdita di alimenti già in campo.
Il massimo spreco è raggiunto a livello del consumatore finale, mentre il minimo è nella fase di produzione agricola e si può decisamente migliorare. Sotto accusa anche la siccità che non porta a maturazione le colture di pregio. La quantità di sprechi alimentari è rilevantissima e insensata: mentre a livello globale circa 700 milioni di persone oggi soffrono la fame e altri tre miliardi non possono permettersi una salubre nutrizione si continua ancora a sprecare ben il 17% del cibo prodotto.
Le immagini degli innumerevoli scarti di fine giornata, soprattutto di merce deperibile invenduta da parte della grande distribuzione, sono ormai di dominio comune nonostante, nell’ultimo periodo, si cerchi di intervenire con metodologie di riciclo, ma non è ancora abbastanza.
I gas serra che alterano gli equilibri climatici immessi in atmosfera per produrre il cibo che viene sprecato sono superiori alle emissioni complessive di tutta l’India e poco inferiori a quelle di Cina e USA. In Europa, dal campo alla tavola perdiamo ogni anno 88 milioni di tonnellate di alimenti, con un costo complessivo che raggiunge i 143 miliardi di euro.
Questi enormi sprechi di cibo sono quindi un ingente danno per l’ambiente e per l’economia soprattutto e sono eticamente non più sostenibili nell’ottica di salvaguardia e risparmio delle risorse naturali esauribili come l’acqua. Fortunatamente, da quando nel 2011 la FAO ha evidenziato l’entità del problema, numerosi studi e iniziative sono state realizzate per arginare il problema.
L’impegno contro la lotta allo spreco è stato ufficializzato nel settembre del 2015, quando le Nazioni Unite hanno adottato i 17 nuovi Obiettivi di sviluppo sostenibile compresi in Agenda 2030.
In particolare, l’impegno numero 12 “Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo” evidenzia gli aspetti etici, economici e ambientali dello spreco di cibo e definisce come obiettivo per il 2030 quello di dimezzare lo spreco di cibo pro-capite e di ridurre le perdite di prodotti alimentari. Più recentemente, il piano d’azione della Strategia dal Produttore al Consumatore (Farm to Fork) proposto dalla Commissione Europea ha raccolto le sfide di riduzione degli sprechi, evidenziando il ruolo fondamentale di ogni attore della filiera.
Qui, il massimo spreco è raggiunto a livello del consumatore finale, mentre il minimo è nella fase di produzione agricola. E, sebbene i volumi di risorsa idrica lasciati sul campo possano essere ulteriormente ridotti, è solo grazie all’attenzione e cura degli agricoltori se la produzione agricola europea è così efficiente : questo è risultato concreto soprattutto se confrontato rispetto ad altre aree rurali del mondo, dove purtroppo le perdite di prodotto sul campo occupano la quota maggiore delle rilevazioni. Molteplici sono gli strumenti introdotti dagli agricoltori italiani per ridurre le perdite di cibo, ed il più importante è proprio l’irrigazione sostenibile.
È molto nota, infatti, la capacità dell’irrigazione avanzata di incrementare le rese e migliorarne la qualità organolettica, estetica e commerciale, ma si è trascurato l’effetto di riuscire recuperare una grande quantità di alimenti che altrimenti andrebbero persi a fini alimentari.
Ogni anno la siccità non contrastata dall’irrigazione provoca, infatti, enormi perdite produttive e notevoli frazioni di ortaggi e frutti che non raggiungono la maturazione, sono depigmentati, deformi e sottomisura: questi non possono essere economicamente raccolti per il loro nullo valore di mercato. Su altre produzioni come il mais l’assenza di irrigazione favorisce l’insorgenza di marciumi e micotossine estremamente nocive per l’alimentazione umana e del bestiame.
Analizzando i dati delle ricerche condotte dal Canale Emiliano Romagnolo (CER) nei suoi oltre 60 anni di attività di ricerca ed in particolar modo nelle sperimentazioni eseguite negli ultimi anni ad Acqua Campus (il campo sperimentale agronomico di ricerca di Budrio con ANBI i cui studi sono a disposizione dei consorzi di bonifica italiani) sono stati sintetizzati i benefici dell’irrigazione nella riduzione di perdite e sprechi alimentari nelle principali produzioni ortofrutticole dell’Emilia-Romagna.
Esaminando i risultati delle ricerche irrigue condotte sulle filiere d’eccellenza agroalimentare italiana (Pesca di Romagna IGP, Patata di Bologna Dop, Pera dell’Emilia-Romagna IGP, pomodoro da industria, ecc.) è risultato che l’irrigazione riesce mediamente a ridurre gli scarti in campo del 50% e che per effetto della qualità e salubrità delle produzioni raccolte vengono anche ridotti gli sprechi nelle fasi di trasformazione e consumo.
Per le sei colture considerate, il CER ha stimato che nel 2020 in Emilia-Romagna siano state evitate perdite di frutta e verdura nella fase di campo di circa 160 mila quintali grazie all’irrigazione. “L’irrigazione spesso erroneamente considerata una tecnica agronomica a dispersione d’acqua è invece risultata la tecnica di riferimento per ridurre le perdite e gli sprechi di alimenti nella fase di campo” ha sottolineato il ricercatore del CER Francesco Cavazza che ha raccolto il dato. Per meglio contribuire al raggiungimento degli obiettivi di Agenda 2030 e della Strategia “Farm to Fork” l’acqua andrà comunque sempre più distribuita con sistemi e tecniche di “irrigazione di precisione” come IRRIFRAME, migliorandone ulteriormente l’efficienza per ridurre perdite e sprechi di cibo con il minimo d’acqua.
“Il CER – ha ribadito il presidente dell’ente Nicola Dalmonte – investe con continuità risorse ed energie su personale tecnico qualificato per proseguire ed ottimizzare il suo contributo molto concreto al miglioramento degli strumenti ed informazioni da offrire al comparto agroalimentare e all’universo dei Consorzi di Bonifica del nostro paese”.
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