Andrea Lazzari: le parole
dell'amica/sorella Patrizia Ortesi
"ci hai insegnato la dignità con cui hai intrapreso queste lotte nella tua vita. Mai una lamentela, mai una critica, sempre il bicchiere mezzo pieno... anche quando quel bicchiere - che tanto alla nostra cerchia di amici piace... astemi tutti qui... quel bicchiere che a volte non eri nemmeno in grado di prendere in mano"
E’ stato uno dei momenti più toccanti dell’ultimo saluto ad Andrea Lazzari. Quello di un’amica carissima, una sorella, Patrizia Ortesi. Lei e Andrea sono cresciuti insieme grazie anche all’amicizia fortissima che lega entrambe le famiglie. Hanno vissuto tanti piccoli – grandi – momenti importanti. E questo la sorella amica Patrizia ha voluto rimarcare ricordando Andrea.
“Come tutti sapete io considero Andrea un fratello. L’amicizia che legava i nostri papà ha fatto in modo che noi crescessimo insieme. Tanti dei miei primi ricordi coinvolgono Andrea… a Tavon, San Romedio, l’orso Charlie, all’isola d’Elba, in vacanza in Puglia, o a Vico… alla fiera di San Carlo alla domenica mattina alle 8 (chi conosce Giuseppe e Paolo sa!), mia nonna Maria che lo amava per mille motivi e anche perché ‘l’è sempar lucid’… il cortile Lazzari… un’istituzione, la Laika, il pallone di Platini, la motoretta della polizia, i due laghi, o quella volta che mio papà ci era venuto a prendere prima alla Provvidenza per andare a pescare (a quanto narra la leggenda un fiasco pazzesco) o quella volta che l’ultimo dell’anno a Tavon, eravamo scesi in pigiama mano nella mano così piccoli che si e no sapevamo camminare.
Crescendo siamo sempre stati parte della vita l’uno dell’altra. Poi Naturalmente si è anche aggiunto lo spacca palle… anche noto come Danio Lazzari. E per fortuna… così di fratelli alla fine io ne ho due. Come tutte le storie di Fratelli, ci sono stati momenti dove ci siamo cercati più di altri ma alla fine la certezza della presenza non era mai in discussione. È così che si fa con la famiglia.
Si dice che quando il gioco si fa duro, i duri comincino a giocare… e tu, bomber, come ti chiamano tutti, lo hai dimostrato in prima persona. Ero presente, nel 2003, quando ti avevano diagnosticato il primo problema… ricordo che avevi versato qualche lacrima per pochi minuti e poi ti eri armato di coraggio e determinazione ed avevi affrontato questo inquilino del tuo corpo prendendolo per le corna a testa alta, e infatti avevi avuto la meglio. A testa alta… certo, perché insieme alla forza determinazione e coraggio… oh quanto coraggio… ci hai insegnato la dignità con cui hai intrapreso queste lotte nella tua vita. Mai una lamentela, mai una critica, sempre il bicchiere mezzo pieno… anche quando quel bicchiere – che tanto alla nostra cerchia di amici piace… astemi tutti qui… quel bicchiere che a volte non eri nemmeno in grado di prendere in mano, ma andava sempre tutto bene, a detta tua. Tu non sei mai stato vittima, e infatti nessuno ti ha mai guardato così e nemmeno oggi lo facciamo. Nemmeno oggi hai perso, sappilo, Andri.
Hai sempre avuto la volontà di non farci preoccupare, di farti carico del tuo e del nostro… anche quando in realtà eravamo tutti pronti ad alleggerirti il fardello. Ma questa cosa non appartiene alle persone come te… quelle che si sporcano le mani a piene mani. Ieri, parlando con il Lanzo, abbiamo dedotto che chi ti ha conosciuto solo negli ultimi anni, non immagina chi eri prima che la vita ti lanciasse la sfida più grande della tua vita. Ebbene a voi dico, per usare un’espressione tanto cara a Ortesi Senior, l’era na forsa ad la natüra.
Trovo assurdo scriverti queste parole in questo luogo in questo momento, ma una cosa mi tranquillizza un pochino: sei in buona compagnia. Dove sei ora ci sono diversi guerrieri che ti hanno amato come un figlio: penso ad Albino, alla Luisa, alla Wilma (che certamente ti avrà già dato qualcosa da fare), a Fulvio, alla Rita, a Giuseppe, alla Lele, alla Francy e naturalmente al mio papà che con te aveva un rapporto più unico che raro, come io penso di avere col tuo.
Laura, Giuseppe, Danio, Chicca e Sofia ci stringiamo tutti intorno a voi. Vi porto parole di affetto e conforto da tutte le parti del mondo. Tutti mi hanno chiesto di essere messaggera della loro solidarietà e affetto per voi, perché in fondo conoscervi, seppure tramite me, significa amarvi. Ma in realtà la grande famiglia Lazzari, tutta dal primo all’ultimo non ha bisogno di presentazioni. La famiglia Lazzari È e io sono privilegiata di sentirmene membra. Mi dà grande soddisfazione quando la mia bambina chiama Giuseppe e la Laura nonno e nonna. Non voglio dilungarmi troppo anche se potrei Stare ore a parlare di te. Ti devo salutare ora fratello mio… amico… esempio… ti voglio un sacco di bene e mi mancherai moltissimo. Andri, che la terra ti sia lieve… rest in power, grande guerriero!”
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