Ambiente

Acquario di Motta chiude. Rinasce
a Mezzani: "Ma non è un trasloco"

Del progetto di un nuovo Acquario del Po in terra parmense si era parlato durante una delle prime riunioni legate al Mab Unesco Po Grande lo scorso anno. Ora ci siamo e con l’inizio del 2022 - come ha confermato il sindaco Nicola Cesari - tutto dovrebbe andare a regime. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

L’Acquario del Po di Motta Baluffi chiude. Ma una nuova struttura apre a Sorbolo Mezzani. Semplicemente un trasloco? Non esattamente, anzi niente affatto. Perché si tratta di un progetto distinto. Quel che è certo è che la provincia di Cremona è in procinto di perdere un’altra delle due eccellenze, oltre che un unicum lungo l’intera asta del Grande Fiume. Per il Casalasco, a livello di distanze, non cambia moltissimo (Sorbolo Mezzani dista 15 minuti da Casalmaggiore), ma c’è poi un discorso più profondo di “competenze” e di campanile.

Vitaliano Daolio ha gestito per 14 anni l’Acquario di Motta e ora potrebbe traslocare, lui sì, a Sorbolo Mezzani, quantomeno per aiutare il comune e l’Ente Parco, primo proprietario della struttura, nel gestire i primi passi, avendo una certa esperienza in materia. Del progetto di un nuovo Acquario del Po in terra parmense si era parlato durante una delle prime riunioni legate al Mab Unesco Po Grande lo scorso anno. Ora ci siamo e con l’inizio del 2022 – come ha confermato il sindaco di Sorbolo Mezzani Nicola Cesari – tutto dovrebbe andare a regime.

Quanto ai saluti a Motta Baluffi, i motivi sono da ricercare negli scarsi investimenti trovati (e anche cercati) negli ultimi anni, tenendo conto che la struttura, ad oggi, non può più riaprire nemmeno in deroga perché non a norma. Ad esempio andrebbero rifatte le vasche degli acquari e questa sarebbe soltanto una delle iniziative da portare avanti, per un costo complessivo di diverse centinaia di migliaia di euro. Troppi soldi per un comune piccolo come Motta Baluffi (ma anche per un comune di medie dimensioni, se è per questo), tanto che l’unica strada era quella della ricerca di bandi che però, evidentemente, sono stati lasciati “correre”…

Ora l’Acquario del Po passa dunque di mano, di comune in comune, di provincia in provincia, di regione in regione, dalla Lombardia all’Emilia. E per Cremona e provincia, nell’anno in cui si parla del ko per la Fiera del Bovino, ecco un altro smacco: peccato perché l’Acquario del Po, meta ambita anche dalle scolaresche e già oggetto di visite televisive con troupe anche internazionali, resta un pezzo unico in Italia e al mondo, se escludiamo le poche vasche, chiuse peraltro da un pezzo, presenti a Caorso.

Giovanni Gardani

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