Covid19 nelle acque reflue nel 58%
dei campioni prelevati a Cremona
Pubblicato lo studio dì Istituto Mario e Negri e Università Statale di Milano condotto lo scorso anno tra aprile e giugno nelle acque di scarico di 8 centri lombardi pesantemente compiti dalla pandemia. 107 i campioni prevelati, nel 61% dei casi è stato trovato l'RNA virale. A Cremona percentuale leggermente inferiore.
Pubblicati dall’Università statale di Milano i risultati della ricerca sulla acque reflue di 8 lombarde tra le più colpite lo scorso anno dalla pandemia, tra cui Cremona, per verificare la presenza del virus Covid19. Una ricerca condotta dall’Istituto di ricerche farmacologiche ‘Mario Negri’ Irccs, Dipartimento ambiente e salute e dell’università Statale di Milano, Dipartimento di Scienze biomediche per la salute. La ricerca ha coinvolto direttamente Padania Acque, gestore unico del ciclo idrico in provincia.
Nei collettori di ingresso degli scarichi fognari di Bergamo, Brembate, Ranica, Brescia, Cremona, Crema, Lodi e Milano, tra la fine di marzo e la metà di giugno 2020, sono stati prelevati 107 campioni. L’Rna virale è stato rilevato in 65, pari al 61% del totale, “una delle percentuali più alte di positività tra gli studi condotti in altri Paesi europei ed extraeuropei nello stesso periodo”, scrivono gli studiosi. Punte dell’80% sono state trovate nella Bergamasca, epicentro della prima ondata di Covid, mentre nella zona di Cremona sono stati trovati livelli inferiori (58%). Le cariche virali più alte, che riflettono un maggior numero di casi, sono state osservate sempre nella Bergamasca (a Brembate e Ranica) e a Lodi nel periodo marzo-aprile 2020, per poi diminuire nei mesi successivi in concomitanza con le misure del primo lockdown. A metà giugno 2020 le acque reflue di tutte le città investigate sono risultate negative a Sars-CoV-2. Il profilo della carica virale misurata nei reflui urbani è risultato comparabile con il numero di casi attivi registrato nella stessa area.
“Padania Acque si è subito messa a disposizione del mondo della ricerca universitaria e istituzionale a livello mondiale per fornire la base, cioè i campionamenti, per le analisi sulla presenza di virus Sars-Cov-2, attivi o tracce, con finalità di studio e anche di allerta e gestione dell’emergenza”, aveva dichiarato l’amministratore delegato di Padania acque, Alessandro Lanfranchi quando venne presentato lo studio.
La collaborazione tra scienziati include oltre agli italiani, anche il KTH di Stoccolma e il CNR (National Research Council of Italy) di Verbania.
Nel periodo considerato, sono stati prelevati ogni settimana 2/3 campioni di acque reflue in ingresso nei depuratori di Cremona e Crema, due città epicentro della pandemia, per poi compiere la misurazione relativa alla presenza del virus. Lo stesso campionamento è stato eseguito sui fanghi in uscita dai depuratori. Secondo le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) le pratiche di depurazione delle acque utilizzate sono efficaci nell’inattivazione del virus e, ad oggi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che “non esistono prove di trasmissione del Covid-19 attraverso il sistema fognario in assenza e in presenza di trattamenti”.
I campioni sono poi stati conservati a – 20 gradi centigradi fino all’esecuzione dell’analisi virologica presso gli istituti di ricerca. I vari dati raccolti verranno costantemente messi a confronto nel tempo, acquisendo così una funzione “sentinella” relativa agli sviluppi epidemiologici del Coronavirus. “Si tratta di un progetto di tracciamento della rete fognaria della provincia di Cremona compiuto solo per ragioni epidemiologiche, di previsione del contagio – aveva precisato Lanfranchi -: non c’è nessun rischio di natura sanitaria legato al sistema idrico, oggi considerato sicuro”.
Secondo gli scienziati, i dati provano “l’affidabilità dell’epidemiologia delle acque reflue come strumento di sorveglianza dell’andamento epidemico del virus nella popolazione, in grado di anticipare di 7-14 giorni l’andamento della curva epidemica rispetto ai sistemi di sorveglianza esistenti”.
Gli studi proseguiranno ora nell’ambito di una Rete lombarda di sorveglianza epidemiologica dei reflui urbani, promossa dalla Regione, e della rete nazionale (Sari) promossa dall’Istituto superiore della sanità (Iss). Proprio per il monitoraggio delle acque reflue, infatti, il Dl Sostegni Bis recentemente approvato ha previsto un finanziamento di quasi 6 milioni di euro con l’obiettivo di controllare le ‘mosse’ di Sars-CoV-2 e delle sue varianti.
gb