Gli affitta l'immobile, ma è
all'asta. A processo per truffa
Avrebbe offerto in locazione un appartamento senza avvisare l’affittuario che l’immobile era sottoposto ad una procedura di sfratto. Daniele, 48 anni, di Guastalla, è finito a processo con l’accusa di truffa. Contro di lui, la presunta vittima, un cubano di 41 anni, si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Guido Priori.
I fatti risalgono all’agosto del 2014 a Casalmaggiore. In denuncia, il cubano, che in quel periodo era in cerca di un appartamento, ha raccontato di aver conosciuto l’imputato che gli aveva proposto di prendere in locazione un appartamento di sua proprietà: si trattava di un monolocale con garage e una porzione di cortile. Il cubano ha riferito di aver stipulato il contratto di locazione ad uso abitativo con un canone annuo di 3.000 euro che avrebbe corrisposto in dodici rate mensili da 250 euro ciascuna.
L’imputato, a detta dell’affittuario, avrebbe avuto la necessità del pagamento di numerose mensilità anticipate, in quanto aveva bisogno di denaro per recarsi in Russia a trovare il figlio. I due avevano quindi stabilito che il 41enne avrebbe versato 27 canoni in anticipo per un totale di 6.750 euro. L’imputato avrebbe poi rilasciato al cubano un blocchetto di ricevute, regolarmente firmate, relative a tutte le pigioni che erano già state pagate. “Mi è stato detto che l’abitazione era libera e non c’era alcun problema di sorta”, ha fatto mettere a verbale il 41enne all’atto della denuncia. “Mi sono fidato, anche perchè ci siamo avvalsi dell’ausilio di un’agenzia immobiliare per la redazione del contratto d’affitto”.
Nel febbraio del 2015, l’amara sorpresa. L’uomo ha sostenuto di aver ricevuto una chiamata dalla sua compagna che lo informava del fatto che il 20 marzo successivo sarebbe arrivato un ufficiale giudiziario a compiere lo sfratto esecutivo della casa. “Il proprietario dell’immobile, che avevo subito chiamato”, ha riferito il cubano, “mi ha detto che non conosceva le motivazioni dello sfratto, promettendomi che mi avrebbe trovato un’altra casa dove abitare. Non è stato così. Sono stato costretto a stare in un albergo dieci giorni, dopodichè sono stato ospitato dalla mia fidanzata. Per me è stato un grande danno economico e un inconveniente che mi ha anche obbligato ad assentarmi dal lavoro per alcuni giorni”.
Totalmente diversa la versione fornita a processo dall’imputato, difeso dall’avvocato Paolo Zilioli. “Aveva bisogno di un alloggio e io volevo aiutarlo”, ha raccontato al giudice. “Così gli ho dato una stanza in affitto in cambio di 100 euro. Ma lo avevo avvertito che la casa era soggetta ad asta. Successivamente mi aveva detto che aveva bisogno di un contratto di affitto pulito per poter far venire suo figlio da Cuba, e così gli ho fatto un contratto per l’intero appartamento. Da quel momento ha iniziato a comportarsi come se fosse lui il padrone di casa”. L’imputato ha parlato di molti episodi di tensioni e contrasti tra lui e il suo affittuario, e della costante presenza anche della sua compagna. “Sembrava fossi d’ingombro a casa mia”, ha riferito il 48enne. “Ma lui lo sapeva benissimo che era in corso un’espropriazione immobiliare”.
La prossima udienza verrà sentita la compagna della parte civile, dopodichè il giudice emetterà la sentenza.
Sara Pizzorni